04/10/2024 – Fino a qualche anno fa poteva accadere che un’impresa chiedesse al neoassunto di firmare un foglio in bianco dove in seguito, alla bisogna, il datore avrebbe aggiunto la data delle sue dimissioni, volontarie. Si trattava delle cosiddette “dimissioni in bianco”, un licenziamento mascherato contro il quale la legge Fornero del 2012 aveva dettato norme stringenti, poi confermate nel 2015 dal Jobs Act del governo Renzi, che rendevano obbligatoria la comunicazione formale della volontà di dimettersi. Norme che il ddl lavoro, già in parte approvato dalla maggioranza di governo alla Camera, decide ora di indebolire, facilitando di fatto i licenziamenti. A giustificare la modifica, secondo il governo, era la necessità di contrastare i “furbetti” che, invece di dimettersi, tentano di farsi licenziare per accedere alla Naspi, l’indennità di disoccupazione preclusa a chi lascia il posto per sua decisione. “La solita storia: si dice di voler contrastare sacche di illegalità e si finisce per colpire i più deboli”, commenta l’avvocato giuslavorista Bartolo Mancuso. Più che legittimo, dunque, domandarsi quali siano le reali intenzioni del governo. Perché, spiega il legale, “come accadeva in passato, un lavoratore che viene mandato via oralmente potrà essere accusato di essersi dimesso, tutto con una semplice comunicazione all’Ispettorato”.
La nuova norma – Aggiungendo un comma all’articolo 26 del Jobs Act (d.lgs 151/2015), l’articolo 19 del nuovo ddl 1532-bis stabilisce che “in caso di assenza ingiustificata del lavoratore protratta oltre il termine previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro applicato al rapporto di lavoro o, in mancanza di previsione contrattuale, superiore a quindici giorni, il datore di lavoro ne dà comunicazione alla sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, che può verificare la veridicità della comunicazione medesima. Il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore e non si applica la disciplina prevista dal presente articolo” (art. 19 c. 7-bis). In altre parole, la norma esclude a priori che dietro l’assenza ingiustificata possa esserci un intervento del datore per allontanare il dipendente. Peggio: dà per scontata la volontà del lavoratore di interrompere il rapporto di lavoro, anche se non è mai stata manifestata. “Obbligando a comunicare formalmente le proprie dimissioni, la legge Fornero e il Jobs Act avevano deciso di garantire la reale volontà del lavoratore, che va assolutamente garantita, evitando così che dipendenti cacciati venissero dimissionati”, spiega Mancuso. – [CONTINUA SU FONTE]
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