Il Ponte sullo Stretto è una manna per gli interessi mafiosi e la corruzione

20/05/2025 – Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, che dovrebbe collegare la Sicilia al resto del Paese, suscita fondate preoccupazioni riguardanti l’infiltrazione mafiosa e la corruzione. Gran parte degli studiosi e dei magistrati antimafia ritiene che l’opera in questione possa attrarre interessi mafiosi e comportare ritardi e corruzione, come già accaduto in passato con altre grandi opere pubbliche in Italia.

A titolo esemplificativo, si consideri il seguente caso: il MOSE (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) e cioè quel sistema di barriere idrauliche, progettato per proteggere la laguna di Venezia da possibili fenomeni di esondazione. La rete d’infiltrazioni corruttive ha generato tangenti nell’ordine del miliardo di euro, portando il prezzo finale dell’opera a oltre sei miliardi dei circa due miliardi inizialmente previsti. È opportuno considerare la quasi matematica certezza della presenza di Cosa Nostra e ‘Ndrangheta nel ponte sullo Stretto di Messina. Gli interessi mafiosi si correlano alle debolezze delle grandi opere pubbliche, generando pratiche corruttive, in particolare in ambienti dove la trasparenza e la gestione dei fondi pubblici presentano già problemi. La penetrazione criminale nel settore finanziario è un fenomeno che si sta manifestando con crescente intensità. Questo sviluppo è attribuibile principalmente alla disponibilità d’ingenti capitali da parte delle nuove organizzazioni mafiose, che così sono in grado di esercitare un’influenza rilevante tra i principali gruppi imprenditoriali.

Le grandi opere rappresentano da sempre un ambito privilegiato per l’operatività delle organizzazioni mafiose contemporanee. Questo fenomeno avviene in un ambiente sociale e culturale in cui l’illegalità e l’impunità dei colletti bianchi predominano. S’ingenera così l’errore di ritenere che non accadano fenomeni di corruzione, ritardi, incrementi dei costi e violazioni delle normative sulla sicurezza, nonché dubbi considerevoli riguardo all’impatto ambientale e alla fattibilità tecnica.

Si evidenzia, al contrario, il rischio che le imprese legate alla criminalità organizzata possano ottenere contratti per la costruzione del ponte, con possibili implicazioni in termini di pratiche corruttive e di utilizzo improprio dei fondi pubblici. Si evidenzia ancora come la criminalità organizzata possa esercitare un controllo sul progetto, influenzando le decisioni e le operazioni a esso connesse. Tale scelta potrebbe avere ripercussioni sulla sicurezza dei lavoratori e sulla legittimità delle operazioni, con il rischio di compromettere l’ambiente di lavoro.

L’argomento in esame riveste una notevole complessità e ampiezza, richiedendo l’implementazione di strategie adeguate per garantire che il ponte possa effettivamente costituire un’opportunità di sviluppo per la Sicilia. Tuttavia, è importante notare che tali garanzie non sono adesso fruibili. Si evidenzia, infatti, la mancanza di misure di controllo adeguate e rigorose, la trasparenza inadeguata nei processi di assegnazione dei contratti e l’assenza di veri organismi di vigilanza indipendenti. La Sicilia e l’Italia nel loro complesso non beneficeranno di alcuna opportunità di sviluppo a causa della presenza di fenomeni corruttivi e mafiosi. Il ponte, pertanto, rimarrà incompiuto o sarà oggetto di proroghe infinite al fine di terminare i lavori. In tale contesto, le organizzazioni mafiose e i corrotti saranno in grado di generare profitti persino senza dover ricorrere a metodi illeciti. – [FONTE]