09/11/2024 – Il 25 luglio scorso – in tema di due diligence ai fini della sostenibilità – è entrata in vigore la direttiva 2024/1760/UE (Corporate Sustainability Due Diligence Directive – CSDDD), che impone alle imprese europee (con determinati requisiti dimensionali, compresi partner commerciali e filiali nei Paesi extraeuropei) di rispettare rigorosi standard ambientali e sui diritti umani. Al di là delle ambizioni extraterritoriali della direttiva, mi ha sorpreso l’entusiasmo manifestato dagli addetti ai lavori, in Italia e in altri Paesi europei, sulle potenzialità applicative del provvedimento. Uno degli aspetti di maggiore criticità della CSDDD, infatti, è proprio la sua concreta implementazione nei Paesi extra UE, soprattutto quelli in via di sviluppo, connotati da alti livelli di corruzione.
Ad esempio, in Ghana, l’estensione degli obblighi introdotti dalla CSDDD alle multinazionali di diritto europeo – operanti nel settore dell’estrazione, commercio ed esportazione di oro, diamanti, bauxite e manganese – e alle loro filiali o partner commerciali di diritto ghanese, appare estremamente improbabile. La corruzione dilagante, che coinvolge, tra gli altri, importanti funzionari governativi, permea l’intera catena di approvvigionamento di tali materie prime.
Nonostante gli sforzi del governo ghanese di contrastare l’estrazione illegale di oro, la partecipazione attiva di funzionari governativi a dinamiche corruttive ha favorito una generale impunità che erode il rapporto fiduciario tra cittadini e Stato. Nei principali distretti auriferi del Paese, il quadro generale si complica ulteriormente, per la connivenza delle autorità tradizionali (i capi delle varie tribù locali), che accettano tangenti o doni dalle organizzazioni criminali, in cambio del placet ad avviare attività estrattive illegali sui terreni. – [CONTINUA SU FONTE]
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