02/12/2024 – Una voragine nei conti della Regione Veneto per l’autostrada privata più assurda della Storia, voluta da Zaia e che doveva costare 1,2 miliardi.
I numeri sono davvero impressionanti. Parliamo di quasi un miliardo di euro di perdite a cui vanno aggiunti 4,6 miliardi di euro che nei prossimi anni potrebbero diventare molti di più. Questo è il quadro che emerge dalla nuova inchiesta del Corriere della Sera a cura di Massimiliano Del Barba e Milena Gabanelli sul sistema viabilistico lombardo-veneto. In particolare, si parla dell’autostrada Brescia-Bergamo-Milano, della Tangenziale Esterna Milanese e delle due Pedemontane, quella lombarda e quella veneta.
Un’inchiesta che definisce sia un “fallimento contabile” questo sistema di viabilità dato che continua a collezionare pessimi risultati di bilancio e sia un “fallimento politico” visto che queste strade “semideserte dal pedaggio extralusso” derivano tutte da un disegno comune di giunte di centro-destra, costruite sul “project financing”. Possiamo leggere:
Il pubblico chiede a un privato di progettare, costruire e gestire un’opera e in cambio gli concede il diritto di sfruttarla attraverso l’incasso dei pedaggi e una garanzia per accedere al credito. Un fiume di denaro da restituire alle banche ma che, dato lo scarso traffico, rimane congelato perché l’attività può continuare grazie a costanti iniezioni di risorse pubbliche.
BRESCIA-BERGAMO MILANO
L’inchiesta parte a parlare della A35 Brebemi, arteria viaria di 62 km. L’opera fu messa in cantiere nel 2009 dalla giunta Formigoni, con un investimento iniziale di 1,7 miliardi di euro. L’autostrada fu poi inaugurata nel 2014 ma ha sempre sofferto la concorrenza della più economica e quasi parallela A4. Di conseguenza nei primi 10 anni di attività, sono state registrate perdite per 560 milioni di euro, e un debito da 2,2 miliardi di euro. Proprio per questo nel 2020 esce Intesa Sanpaolo (tra i finanziatori dell’opera) ed entrano gli spagnoli di Aleatica, controllata dal fondo pensione australiano Ifm Global Infrastructure.
PEDEMONTANA LOMBARDA E VENETA
L’inchiesta affronta poi il nodo della A36, cioè la Pedemontana lombarda, un progetto che ancora non è arrivato a conclusione. Si tratta di un’arteria viaria pensata con l’obiettivo di velocizzare gli spostamenti nell’area nord di Milano, andando a collegare le province di Varese, Bergamo e i due aeroporti, Malpensa e Orio.
L’esborso è arrivato a quota 3,5 miliardi di euro. I conti sono nettamente in rosso visto che nel 2023 è stata registrata una perdita di 11,9 milioni di euro che hanno fatto salire a oltre 106 milioni di euro le perdite complessive.
A pesare sui bilanci diverse voci come riporta l’inchiesta del Corriere della Sera. Possiamo leggere:
Nei conti pesano i 37 milioni di oneri pagati sul finanziamento di 900 milioni erogato da Regione Lombardia a cui si aggiungono gli 1,7 miliardi erogati da Bei e CdP e altri 606 milioni di euro da qui al 2031 (175 di prestito e 431 di aumento di capitale grazie a una norma ad hoc per consentire il ripiano delle perdite attese inserita nel decreto Pnnr 4 nonostante Pedemontana non abbia a che vedere con il Piano di resilienza ) deliberati dalla giunta della Regione Lombardia il 5 agosto per realizzare i 26 km di collegamento della Pedemontana alla Tangenziale Est A51.
La prima tratta è stata aperta nel 2015 ma i lavori non sono ancora conclusi visto che manca il tratto di connessione con A4.
Passiamo alla Pedemontana veneta pensata con l’obiettivo di alleggerire il traffico su A4, nell’aera del Veneto. I lavori sono partiti nel 2012 e si sono conclusi da poco. Come dichiarato dallo stesso presidente della Regione, Luca Zaia, durante l’inaugurazione, gli studi affermano che l’opera rimarrà in passivo per i prossimi 9 anni. La Corte dei Conti ipotizza una spesa complessiva di circa 12 miliardi di euro. L’inchiesta spiega bene come si sia arrivati a cifre così alte. Possiamo leggere quanto segue:
La Regione ha quindi proposto una soluzione inedita: accollarsi il rischio d’impresa impegnandosi a versare ogni anno un contributo ai privati, in media circa 300 milioni di euro a tranche per i 39 anni di concessione, in cambio dei ricavi generati dai pedaggi. Ma anche qui per raggiungere il pareggio di bilancio serve molto traffico: finora le previsioni non sono brillanti dato che si stima, per il 2025, di totalizzare ricavi per soli 80 milioni di euro.