Importavano acciaio dalla Cina evadendo i tributi doganali. Sequestro per un valore di circa 2,4 milioni di euro

01/10/2024 – Le investigazioni, sviluppate attraverso l’analisi di documentazione sottoposta a sequestro nel corso di perquisizioni (eseguite in diverse città italiane tra le quali, oltre a Ferrara e Varese, Milano e La Spezia) ed attività di intercettazione, hanno fatto emergere, nell’ambito di oltre 110 operazioni di importazione di acciaio, la falsità delle dichiarazioni presentate all’Agenzia delle Dogane estense con riferimento all’origine del prodotto.

In particolare i tre responsabili delle imprese, operanti nella commercializzazione di bobine di acciaio inossidabile, che risultano indagati per i reati di contrabbando doganale e falsità ideologica, avrebbero falsamente attestato la provenienza coreana dell’acciaio quando in realtà il prodotto risulta di origine cinese. Attraverso tale falsa rappresentazione le imprese italiane avrebbero irregolarmente fruito dell’esenzione dal pagamento dei tributi doganali, prevista per la merce originaria dalla Corea del Sud, in luogo del tributo che grava su quelle provenienti dalla Cina (c.d. dazio anti dumping), ottenendo così un illecito risparmio di circa 2,4 milioni di euro.

Le società coinvolte rispondono della responsabilità amministrativa da reato trattandosi di illeciti commessi dagli amministratori nell’interesse delle stesse imprese che sono risultate prive di validi presidi richiesti dalla Legge proprio per prevenire la commissione di specifici reati, tra i quali il contrabbando che è oggetto di addebito da parte dell’Autorità giudiziaria.

In sede di esecuzione del provvedimento è stata rinvenuta l’intera somma di quasi 2,4 milioni di euro depositata sui conti societari, che è stata sequestrata insieme ad alcune bobine di acciaio già cautelate dai finanzieri ferraresi – nel corso delle perquisizioni effettuate nei mesi scorsi- in quanto ritenute importate con la falsa documentazione.

L’intervento portato a termine dalla Procura Europea e dalla Guardia di Finanza ha consentito di porre un freno ad una condotta che, oltre agli importanti aspetti di natura evasiva, riverbera gravi effetti sul mercato del prezioso materiale in ragione della concorrenza sleale che si genera.

Attraverso la pratica commerciale del “dumping”, infatti, le grandi imprese introducono nel mercato europeo dei prodotti ad un prezzo inferiore rispetto a quello mediamente praticato (in ragione di diversi fattori – prima fra tutti per i sussidi statali di cui godono le imprese extra europee proprio per la produzione di determinate merci). – [Continua su FONTE]

Per tali ragioni l’Unione Europea si avvale di strumenti di difesa del mercato interno, quali il “dazio anti dumping”, che servono anche per tutelare le imprese rispettose delle regole.

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