Spreco elettronico. Favorisce l’aumento dell’illegalità e dell’inquinamento.

29/09/2024 – È stata rinominata “Frigovalley”, un’area nel comune di Tivoli diventata una distesa sterminata di carcasse di frigoriferi. Che giacciono, smembrati, da anni. Frigoriferi e poi telefonini, televisori, computer, lavatrici e piccoli elettrodomestici la cui produzione negli ultimi dieci anni è raddoppiata. Inchiesta tra negozianti, centri di selezione e recupero dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, ambientalisti ed esperti. I buchi di una filiera di raccolta e riciclo che butta via metalli e materiali preziosi: rame, alluminio, argento, oro e terre rare. E favorisce l’aumento dell’illegalità e dell’inquinamento.

Parti di un telefonino incollate in modo tale da non poter essere separate. O usando viti per le quali non esiste in commercio il cacciavite. Strategie di obsolescenza programmata, che costringono a buttare i prodotti elettronici. In Austria, invece, il governo e il comune di Vienna hanno istituito un sistema di voucher che copre la metà del costo della riparazione. L’attività dei Repair cafè, dove grazie ai volontari gli oggetti acquistano una nuova vita.

Cos’è l’obsolescenza programmata? Si tratta di una pratica industriale che prevede la rottura o la cessazione del funzionamento di un prodotto dopo un determinato periodo dall’acquisto. In pratica, quando ti si rompe la lavatice dopo solo cinque anni. O anche meno. Se ne parla da anni ma la conoscono ancora in pochi. L’obsolescenza programmata è la responsabile dei nostri elettrodomestici che si rompono di continuo e senza ricambi disponibili.

Una precisa scelta industriale decisa dalle potenze industriali a livello globale che hanno spazzato un’ industria di maggiore qualità di nicchia, avrebbe ovviamente prodotto conseguenze materiali. I prodotti sono stati resi più fruibili a livello globale ma con un trucchetto, anzi tanti, per primo a livello di percorso di produzione e manodopera.

In pratica costituisce un grosso vantaggio per il produttore che venderà più pezzi, un grande svantaggio per il pianeta che viene inutilmente inquinato da oggetti e componenti elettroniche difficilmente recuperabili e, ovviamente, uno svantaggio per le tasche dei consumatori.

Un esempio classico sono i grandi elettrodomestici. Le famiglie del 1960 avevano lavatrici che duravano anche trent’anni, ce ne sono anzi alcune tutt’ora in funzione. Ma di più, ci sono degli Amish che si sono modernizzati introducendo le lavatrici… del 1940! Quelle lavatrici rontonde, vintage e senza centrifuga, con lo strizzapanni esterno. Funzionano ancora.

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Qualche finto-ecobio emo piuttosto sa il potere inquinante dei fornelli ad induzione? Essendo che starebbero salvando il mondo sarebbe il momento che ce lo svelassero. Sarebbero RAEE … E se ne producono quintali. Darei anche un bel po’ di responsabilità all’ UE riguardo il numero delle campagne di acquisto con bonus e aiuti per cambiare le tv digitali : quante volte i televisori sono stati dovuti cambiare per cambio di tecnologia o hanno avuto necessità di modem vari nell’ ultimo decennio?

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