12/04/2017 – Appalti truccati e progetti inesistenti. Opere ordinarie fatte passare per straordinarie in modo tale da far lievitare sulla carta il costo dei lavori e, di conseguenza, la percentuale che doveva finire al responsabile unico del procedimento sotto forma di produttività. Quello del Consorzio per le Autostrade Siciliane era un sistema “a pioggia”, collaudato e creato ad arte per rubare i soldi che dovevano servire a migliorare le principali arterie della Sicilia. Un fiume di denaro per svariati milioni di euro che, invece, finivano nelle tasche di chi gestisce il Cas.
All’alba di questa mattina è scattata l’operazione “Tekno”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina e condotta dalla Dia di Catania. Su richiesta del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, il gip ha emesso dodici provvedimenti nei confronti di dirigenti e dipendenti del Cas, accusati di turbativa d’asta, truffa e falso. Per sei di loro è scattata l’interdizione. Per gli altri il gip ha disposto il sequestro dei conti correnti dove la Direzione investigativa antimafia ha già bloccato circa un milione di euro. Il provvedimento di sequestro ha colpito Carmelo Cigno, Letterio Frisone, Carmelo Indaimo, Antonino Francesco Spitaleri e Antonio Liddino. Conti correnti bloccati anche a Antonio Lanteri, Stefano Magnisi, Angelo Puccia, Gaspare Sceusa, Alfonso Schepisi e Anna Sidoti per i quali il gip Tiziana Leanza ha pure l’interdizione dai pubblici uffici. L’indagata Anna Sidoti è sindaco del Comune di Montagnareale ma il provvedimento di sospensione riguarda solo la sua attività lavorativa presso il Cas.
Complessivamente sono oltre 50 gli indagati nell’inchiesta condotta dal capocentro della Dia di Catania Renato Panvino. L’operazione (nell’ambito della quale il procuratore Ardita si è avvalso della collaborazione del sostituto Stefania La Rosa) è una delle più importanti inchieste sugli appalti pubblici in Sicilia. Gli arresti e i sequestri di oggi, infatti, sono il risultato di una laboriosa e complessa attività investigativa iniziata nel 2014 quando sempre la Procura di Messina e la Dia di Catania hanno arrestato i vertici della Consorzio e alcuni imprenditori accusati di turbativa d’asta per l’assegnazione dei lavori del servizio di sorveglianza dell’A18 e dell’20.
Con l’operazione “Tekno”, che rappresenta la seconda parte di quell’inchiesta, gli uomini di Panvino stanno provocando un terremoto all’interno del Consorzio per le Autostrade Siciliane già bacchettato a parole dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio che poche settimane fa, in occasione di una sua visita istituzionale ha scoperto “le frane, le buche e le deviazioni” della Messina-Catania che i siciliani conoscono invece da anni. “Quello che ho visto non va assolutamente bene – ha affermato Delrio – Il Cas riceve i soldi dei cittadini”.
Già nel 2014 la politica locale aveva accolto con favore gli arresti della Direzione investigativa antimafia. Il governatore Rosario Crocetta, infatti, aveva ringraziato ufficialmente “la Dia e la magistratura per la brillante operazione” e aveva fatto un appello: “Non sia la conclusione di una indagine – aveva dettato all’Ansa – ma l’avvio di una ricerca dettagliata su malaffare, corruzione, sui rapporti con la mafia e sul sistema di potere messinese e regionale. Si osservino ad esempio alcune consulenze milionarie le parcelle pagate a professionisti e ci si chieda anche quali intrecci abbiano tali affari con la politica. Noi siamo qui: il governo della Regione e il nuovo Consiglio di amministrazione del Cas sono a disposizione dei magistrati per contribuire all’accertamento della verità”.
A tre anni da quelle parole, è il resoconto della seconda commissione dell’Assemblea regionale siciliana a smentire su questo fronte l’impegno della politica locale. È sufficiente, infatti, leggere i numeri forniti dall’assessore Giovanni Pistorio nella riunione del 4 aprile scorso dedicata alla possibile fusione tra l’Anas e il Cas che, ogni anno, incassa circa 90 milioni di euro. Denaro che, al netto del canone da pagare all’Anas, dei contenziosi con le ditte, e dei costi per il personale e l’energia elettrica, dovrebbe servire per la manutenzione delle strade. Per questa, invece, restano solo 19 milioni di euro parte dei quali utilizzati per la costruzione della Siracusa-Gela e della Catania-Caltanissetta. Soldi che, stando all’inchiesta finivano nelle buste paga dei rup sotto forma di incentivi produttività. La truffa, infatti, ha consentito agli indagati di incassare premi fino a 140mila euro per progetti che neanche esistevano.
C’è anche chi ha partecipato a progetti senza essere informato dai suoi superiori che poi si dividevano gli incentivi. Nel fascicolo dell’inchiesta, infatti, spunta un verbale di un dipendente che, interrogato dalla Dia, ha affermato: “L’attività da me svolta per la sistemazione degli impianti Sos è derivata da segnalazioni e reclami effettuati al Cas dalla polizia stradale o dall’Anas. Pertanto disconoscevo assolutamente che questi lavori facessero parte di un progetto per il quale non ho ricevuto alcun incarico formale”.
I dettagli dell’indagine sono stati illustrati durante la conferenza stampa dal procuratore facente funzioni Vincenzo Barbaro e dall’aggiunto Sebastiano Ardita che si è avvalso di numerose intercettazioni telefoniche “dalle quali è emerso l’andazzo. Gli stessi indagati parlavano delle irregolarità commesse e della vicenda degli incentivi. Da qui parte l’indagine per individuare ruoli e progetti. Quando la Dia si è presentata negli uffici del Consorzio ha scoperto che gli incentivi percepiti corrispondevano a progetti carenti o che, a volte, proprio non esistevano. È chiaro che quando le risorse pubbliche vengono deviate dal loro fine istituzionale, i servizi ne risentono”.
“Era un sistema ben organizzato e oliato – è il commento del capo della Dia Renato Panvino – Gli indagati utilizzavano il sistema degli incentivi per sottrarre soldi e poi dividerli tra loro o tra una cerchia ristrettissima. Abbiamo costruito tessera dopo tessera ogni attività illecita avvenuta tra il 2012 e il 2013. Credo che i cittadini debbano avere fiducia nelle istituzioni. Le strade sono il volano per il turismo della Sicilia che è la più grande azienda di questa regione”. fonte