Autorizzazioni facili per centrali a biogas in cambio di favori e regalie. Un cartello affaristico-istituzionale ingegnato da alcuni funzionari regionali. 31 milioni di euro di finanziamenti pubblici in 15 anni per ogni impianto.
Questi, in sostanza, gli elementi alla base dell’inchiesta della Procura della Repubbilca di Ancona su quello che è già stato ribattezzato lo scandalo biogas e mazzette.
Questa è l’ultima pagina di una storia, quella del biogas nelle Marche, che rischia di compromettere l’immagine di una Regione.
Perché, come scrive il Sole 24 Ore, “è proprio Gian Mario Spacca, il presidente della Regione Marche che, in questi anni, ha dato il via libera a decine e decine di impianti a biogas, con strascichi e polemiche che ora sono diventati un terremoto giudiziario”.
Per ora il terremoto ha travolto 20 persone e 15 società. Secondo l’accusa “Un dirigente e due funzionari regionali, hanno concorso a realizzare un disegno criminoso consistito nel predisporre leggi create per «velocizzare» il rilascio delle autorizzazioni, evitando di sottoporre i progetti ai necessari controlli per la valutazione di impatto ambientale. In tal modo, i funzionari pubblici, a fronte di dazioni e regalie, tradotto, TANGENTI, hanno consentito a un ristretto gruppo di imprenditori di beneficiare illecitamente degli incentivi pubblici.
Per il momento la Regione si difende e annuncia di essersi costituita parte lesa già da maggio 2013.
I “vincitori” morali fin qui sono i comitati cittadini, che si sentono avvalorati nelle loro battaglie per i diritti alla salute e alla legalità.
Un emendamento votato anche dai senatori PD in parlamento rischia oltretutto di complicare ancora di più la posizione della Regione Marche, che dovrebbe revocare le autorizzazioni concesse anche agli impianti avviati senza la valutazione d’impatto ambientale. Ciò esporrebbe la Regione a ricorsi e richieste di risarcimento teoricamente, udite udite, anche da parte di quelle imprese finite sotto inchiesta. Fonte Youtube
Un’altra piccola vittoria per i comitati che, però, non intendono fermarsi nella loro azione.
Ecco tutti i nomi, partendo dai funzionari regionali: Luciano Calvarese, dirigente regionale del Servizio territorio, ambiente, energia, che era stato sospeso dall’incarico dopo l’esplosione dell’inchiesta; poi i funzionari Sandro Cossignani e Mauro Moretti. Per quanto riguarda gli altri, ci sono il conte Guido Leopardi Dittajuti, Antonio Lazzarini e il figlio Alessandro, poi Paolo Pesaresi (figlio di Mario, presidente di Marche Capital e Fondazione Marche), Renzo Rovinelli, Alessandra Severini, MArco Maracci, Lorenza Ramovecchi, Cristian Cesaroni, Francesca Colonnelli, Franco Passamonti, Andrea Costanzini, Lorenzo Binci, Diego Margione.
Tra i professionisti risultano indagati Moreno Panfili, Augusto Albini e Luca Paperelli. I reati contestati a vario titolo vanno dalla concussione alla corruzione, dalla truffa allo Stato al falso. Gli indagati hanno ora 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o presentare una memoria scritta. Stamattina i finanzieri del Gico erano già pronti a mettere i sigilli a sette centrali a biogas nelle marche, ma il decreto legge 91 del Governo sulla valutazione d’impatto ambientale postuma ha per ora salvato gli impianti stessi. Fonte