25/02/2017 – La Commissione Ue ieri è stata pesante con l’ Italia, bocciata su tutta la linea: 1) il debito è al livello più alto di sempre rispetto al Pil e non si scorgono misure per poterlo ridurre 2) «gli sviluppi interni», cioè le beghe nel Pd con riflessi sul governo, hanno rallentato l’ adozione di nuove riforme in Italia 3) C’ è un rischio per le finanze pubbliche legato ai possibili costi sostenuti dal governo per la ricapitalizzazione delle banche italiane, vedi decreto salva-banche.
Venti miliardi della collettività per tenere in vita Mps, Popolare Vicenza, Veneto Banca e gli altri 4 piccoli istituti massacrati dal decreto Renzi-Padoan di novembre 2015. Alla luce di questa pagella non lusinghiera, Bruxelles vuole a tutti i costi che l’ esecutivo trovi 3,2 miliardi, attraverso una manovrina o la vendita di un altro pezzo di Poste, altrimenti si vedrà costretta a darci una multa.
Banca Etruria salvata con i risparmi dei correntisti
Chiaro che il conto ricadrà sulle nostre teste, già oberate da una pressione fiscale e contributiva da record. Tutto per colpa di una malagestione di alcune banche, che metteranno una pietra sopra le speranze di ridurre il debito. E dire che noi contribuenti non abbiamo avuto nemmeno il piacere di conoscere i nomi di chi ha preso i soldi dagli istituti senza prendersi la briga di restituirli: la lista dei bidonisti la sa solo Padoan, che sostiene di essere in grado di rispettare gli impegni Ue, quando in realtà scopre dalla Bce che i suoi conti per il salvataggio sono sbagliati. Era convinto che 20 miliardi fossero più che sufficienti. In realtà Mario Draghi dà altri numeri: 8,8 per Mps e probabilmente 6 per le due popolari venete. Siamo già a 15 circa. Se aggiungiamo – come ha riferito ieri Alessandro Profumo – i 7 miliardi bruciati da Etruria, BancaMarche, Carife e CariChieti, il tetto dei 20 è abbondantemente sforato.
Si dirà: ma quelli per le 4 banchette fallite sono in gran parte soldi privati. Peggio ci sentiamo. Gli istituti sani hanno iniettato quattrini freschi – miliardi – nella speranza che il pozzo dei crediti marci si potesse chiudere. Purtroppo era senza fine. Tappato un buco se nè aperto un altro. In Veneto. Il governo, dopo gli errori madornali su Etruria & C, ha richiamato le banche sane per dar vita al fondo Atlante. Sbandierato come la soluzione di tutti i mali. Atlante ha raccolto parecchi miliardi, ne ha spesi 2,5 tra Vicenza e Veneto Banca.
Inutilmente. Intorno a Natale ha dovuto tirar fuori un altro miliardo per tamponare le perdite. Invano. Adesso entrerà lo Stato. Come su Mps. E per entrare Atlante dovrà diluirsi fortemente nel capitale. Di fatto il fondo nato per mettere in sicurezza il mondo del credito è agli sgoccioli. E tutti quei miliardi che ha raccolto rischiano di azzerarsi.
Un buco per le banche sane, un salasso per i clienti. Già per intervenire su Etruria parecchi istituti si sono vendicati sui correntisti, aumentando tutte le spese possibili per la gestione del conto. Figuriamoci nei prossimi mesi cosa accadrà.
Risultato finale: italiani beffati due volte. Come contribuenti, perchè il debito pubblico che crescerà per salvare gli istituti spingerà il governo ad aumentare le accise o a tagliare gli sgravi fiscali. Come clienti di banca perchè le spese di gestione conto saliranno ulteriormente. Per Padoan però la manovra è «nell’ interesse nazionale». Se lo dice lui… Da un anno e mezzo l’ esecutivo non ne azzecca una sulle banche.
Scelte che hanno generato sfiducia, proprio a danno degli istituti che si è tentato di salvare. Da Mps alle venete sono spariti 30 miliardi dai conti correnti. Va a finire che pagheremo dei funerali, più che dei salvataggi. Ma l’ importante è tenere segreti i nomi di chi ha fregato tutti: i bidonisti. Grazie sinistra. FONTE
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