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Udine, Irregolarità nella gestione degli appalti nei Comuni di Premariacco e Torreano

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29/07/2020 – Le Fiamme Gialle di Udine, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione a 6 misure cautelari personali, 22 perquisizioni e sequestri presso uffici pubblici, imprese, professionisti e abitazioni private, per plurime irregolarità nella gestione degli appalti dei Comuni di Premariacco e Torreano.

L’operazione rappresenta l’epilogo di una prima fase investigativa in esito alla quale il GIP del Tribunale di Udine ha disposto gli arresti domiciliari per il sindaco del Comune di Premariacco e per i responsabili dell’ufficio tecnico dei Comuni di Premariacco e Torreano, mentre due imprenditori e un architetto sono stati destinatari del divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione. L’attività dei finanzieri coinvolge altri 11 indagati, tra i quali vi sono il vicesindaco, un consigliere e il segretario comunale del Comune di Premariacco, il comandante della Polizia Locale dell’Unione Territoriale Intercomunale Natisone, ulteriori 3 imprenditori e 4 privati (di cui 2 per una donazione fittizia e 2 per la falsificazione di un testamento).

Numerose sono le fattispecie illecite a vario titolo ascritte dalla Procura di Udine agli indagati. Tra esse, i reati di turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, traffico di influenze illecite, peculato d’uso, truffa aggravata ai danni di un ente pubblico, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità in testamento olografo e omessa denuncia di reato da parte di un pubblico ufficiale.

L’attività ha preso origine lo scorso anno dalla segnalazione di un dipendente comunale non disposto a soddisfare le indebite pressioni e sollecitazioni che gli giungevano dal sindaco, dal vicesindaco e da un consigliere comunale di Premariacco e, proprio per questo, sostituito con un funzionario maggiormente compiacente. Ne è seguita un’indagine condotta non soltanto attraverso la ricerca di puntuali riscontri documentali, ma anche facendo ricorso allo strumento delle intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che all’utilizzo di un captatore informatico da remoto (trojan) all’interno dello smartphone di uno degli indagati.

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È stato, soprattutto, grazie all’utilizzo del software “spia” che i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Udine hanno potuto acquisire fondamentali riscontri probatori, quali conversazioni, immagini, messaggi, spostamenti e incontri, altrimenti non intercettabili per la particolare cautela prestata dai principali indagati, che ai colloqui telefonici preferivano sempre incontri diretti e riservati, in luoghi esterni agli uffici comunali. In questo modo, le indagini tecniche hanno consentito di delineare, nel comune di Premariacco, un preoccupante asservimento dell’ufficio tecnico comunale alle richieste del sindaco, mentre si è registrata l’inerzia del segretario comunale di fronte a una gestione palesemente irregolare e viziata.

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Tra gli appalti oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica vi è la demolizione di una scuola elementare, l’acquisto di uno scuolabus, la realizzazione di una bretella stradale, il riordino di un cimitero, il rifacimento del guado di un torrente, l’adeguamento di un impianto sportivo, l’asfaltatura delle strade e l’affidamento di alcuni incarichi professionali. In tutto, si tratta di affidamenti irregolari per un valore stimato di circa 900 mila euro, anche se il reale importo non è, al momento, interamente determinabile, in quanto le indagini hanno documentato accordi illeciti che già prefiguravano possibili varianti in corso d’opera, con cui far lievitare i prezzi e neutralizzare i ribassi effettuati in sede di gara.

A margine delle condotte più gravi, è stato anche ipotizzato il peculato per l’uso di un generatore di elettricità di proprietà comunale, impiegato da uno degli indagati per una festa privata. Il sindaco di Premariacco, nell’esercizio della propria attività di geometra, risulterebbe anche essersi reso responsabile della falsificazione di un testamento olografo per finalità di evasione fiscale, oltre che di aver pattuito un illecito compenso conseguente al suo interessamento presso il Comune di Torreano, onde consentire l’affidamento di un incarico professionale a un progettista compiacente. Si procede, altresì, per la riscontrata violazione del segreto d’ufficio da parte del comandante della Polizia Locale per aver rivelato al sindaco di Premariacco l’esistenza dell’esposto che ha dato origine alle indagini.

Al fine di acclarare i reati oggetto di indagine e altri di analoga natura (compresa l’assunzione di personale dipendente presso il Comune di Premariacco), oltre 80 Finanzieri, dalle prime ore odierne, stanno dando esecuzione ad alcuni provvedimenti di perquisizione emessi dalla Procura della Repubblica di Udine, presso i Comuni di Premariacco e Torreano, il Centro di Protezione Civile di Premariacco, la Polizia Locale dell’Unione Territoriale Intercomunale Natisone a Cividale, un notaio, 4 professionisti, 9 imprese (7 in provincia di Udine, una con sede a Pordenone e una in provincia di Venezia) e 8 abitazioni private.

Lo sviluppo investigativo sugli atti amministrativi e documenti che saranno oggetto di sequestro, oltre a quanto già acquisito agli atti dell’indagine, renderà possibile non soltanto acclarare le responsabilità dei singoli, ma anche procedere ai successivi sviluppi in termini di responsabilità erariale. La Guardia di Finanza opera, infatti, in stretta sinergia con la Corte dei Conti, per la quantificazione degli spechi e il recupero delle risorse da restituire alla collettività, in conseguenza di condotte pregiudizievoli per i bilanci pubblici. – [GdF.Gov.it]
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Udine, truffa da 10 milioni su residenze per anziani e minori: “Salute a rischio”. 8 arresti: in carcere il titolare Blasoni, ex Forza Italia

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25/10/2019 – “Comprimevano al massimo il costo del personale“, anche a rischio di pregiudicare “benessere e salute” di anziani e minori. Le irregolarità vanno dai rapporti di lavoro al raggiro degli ospiti privati che, a fronte delle rette di degenza pagate, hanno ottenuto prestazioni assistenziali inferiori. In questo modo, la società Sereni Orizzonti ha percepito illecitamente contributi pubblici per oltre 10 milioni di euro, presentando alle aziende Sanitarie rendicontazioni non veritiere in ordine agli standard quantitativi e qualitativi dei servizi assicurati nelle proprie strutture. Sono le accuse con cui il gip del tribunale di Udine, Mariarosa Persico, ha disposto 9 misure cautelari personali a carico dei responsabili della truffa aggravata: si tratta di 4 custodie cautelari in carcere – tra cui il fondatore e presidente di Sereni Orizzonti, Massimo Blasoni, ex consigliere di Forza Italia – 4 arresti domiciliari e un obbligo di dimora.

Gli 8 arresti sono stati eseguiti dalle Guardia di Finanza di Udine che hanno anche eseguito perquisizioni e sequestri per un totale di dieci milioni di euro. La truffa aggravata è ai danni dei bilanci delle Regioni Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia. Sereni Orizzonti, la società guidata da Blasoni al centro delle indagini, negli anni è diventata la prima azienda italiana per crescita nel settore della costruzione e gestione di residenze per anziani in larga misura non più autosufficienti. Ma anche nella gestione di comunità terapeutiche – riabilitative per minori e adolescenti – con sedi operative in tutto il territorio italiano. Il gruppo di Blasoni opera anche in Germania e in Spagna. Gestisce 5.900 posti letto e occupa quasi 3mila dipendenti (soprattutto donne) in 80 residenza sanitarie assistenziali e 10 comunità per minori. Nel 2019 il fatturato di Sereni Orizzonti (che aveva già segnato +147% nell’ultimo quadriennio) supererà per la prima volta quota 200 milioni di euro.

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Chi era Blasoni: dalle condanne alla carriera con Forza Italia
Massimo Blasoni non è nuovo a problemi con la giustizia. Condannato nel 1996 per esercizio abusivo della professione (si era spacciato per consulente del lavoro), ha patteggiato sborsando 400mila lire. Nel 1999 invece una condanna a un anno e 9 mesi di reclusione con patteggiamento e sospensione della pena per bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, evasione fiscale, appropriazione indebita, corruzione aggravata, reati commessi dal 1991 al 1996. Nel 2004 aveva ancora patteggiato 6 mesi di carcere sostituiti da un’ammenda di 6.800 euro per delitto colposo di danno e violazione delle regole relative agli infortuni sul lavoro. Comincia nello stesso periodo la sua carriera in politica con Forza Italia: è stato consigliere regionale dal 2003 al 2008, poi ancora per il Pdl dal 2008 al 2013. Nel dicembre scorso è stato assolto nell’inchiesta sulle spese pazze in Regione.

Le accuse: “Documentazione sistematicamente distrutta o occultata”
Per le Fiamme gialle, le strutture operative della società, “per massimizzare i profitti d’impresa, comprimevano al massimo il costo del personale di servizio impiegato ed erogavano prestazioni diverse per quantità e qualità rispetto agli standard normativamente e contrattualmente previsti, determinando una minore assistenza ad anziani e minori, anche a rischio di pregiudicarne il benessere e la salute”. A tale scopo, venivano rendicontate anche maggiori ore di assistenza socio-sanitaria, considerando tra queste prestazioni anche quelle effettuate da personale privo delle necessarie qualifiche e, di fatto, impiegate solo nei servizi di pulizia e di cucina. La documentazione attestante le presenze giornaliere degli operatori assistenziali e le ore di lavoro da loro realmente prestate era sistematicamente distrutta e/o occultata agli organi di vigilanza. Altre volte, prestazioni mai rese ai propri degenti erano falsamente rendicontate sulla base di fatture false emesse da professionisti compiacenti.

La frode scoperta grazia a una verifica fiscale delle Fiamme Gialle
Il sistema di frode è emerso grazie a una verifica fiscale condotta dalle Fiamme Gialle di Udine, con approccio multidisciplinare, nell’ambito della quale i finanzieri si erano accorti di alcune criticità nella rendicontazione degli oneri alle Aziendesanitarie nel comparto dell’assistenza agli ospiti delle residenze per anziani e delle comunità per minori. Il Procuratore della Repubblica di Udine, Antonio De Nicolo, e il sostituto Paola De Franceschi, che hanno coordinato le indagini, hanno voluto salvaguardare, nella richiesta di adozione delle misure cautelari, la continuità dei servizi di cura e assistenza degli ospiti e i rapporti di lavoro degli addetti alle strutture. – [FONTE]
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Truffa all’Inps, denunciati 35 cittadini stranieri: Danno economico di 198 mila euro

28/05/2019 – Trentacinque cittadini extracomunitari, di 18 nazionalità diverse, sono stati denunciati dagli agenti della Squadra mobile e dell’ufficio immigrazione della Questura di Udine alla locale Procura per avere indebitamente percepito il sussidio di disoccupazione Aspi-Naspi, per un danno economico all’Inps di circa 198 mila euro. E’ il risultato della seconda fase di indagini che già a giugno 2018 avevano portato a deferire 30 cittadini extracomunitari, di 12 diverse nazionalità, accusati di aver percepito il sussidio di disoccupazione, nonostante fossero rientrati nel proprio Paese d’origine.

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In un caso, secondo quanto emerge dalle nuove investigazioni, un cittadino ucraino di 39 anni ha ottenuto indebitamente, tra il 2013 e il 2017, 15.300 di sussidio di disoccupazione.
L’Inps ha provveduto a disconoscere le prestazioni somministrate agli indagati e a notificare agli interessati il relativo indebito, dando seguito alle azioni finalizzate al recupero del credito. (ANSA)
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Avevano 20 kg di droga da 200mila euro: arrestati, erano tutti richiedenti asilo

28/11/2018 – I militari della Guardia di Finanza di Udine, coordinati dalla Procura di Udine, hanno arrestato otto persone – tutti richiedenti asilo di origini afghana e pachistana e una donna, cittadina italiana – e sequestrato oltre 20 chilogrammi di stupefacenti, tra cocaina, hashish e marijuana per un valore di oltre 200 mila euro, in zona Borgo Stazione, a Udine.

A dare il via all’operazione denominata “Arachosia” – dal nome della regione di provenienza dei trafficanti, compresa fra Afghanistan sudorientale, Pakistan e India – era stato l’arresto, lo scorso settembre, nell’area della stazione ferroviaria di Udine, di due giovani austriaci, trovati dai finanzieri in possesso di oltre mezzo chilo di marijuana, comprata, ad un prezzo molto più vantaggioso di quello normalmente applicato in Carinzia.

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«Abbiamo disarticolato quella che riteniamo essere la cellula più attiva nello spaccio di stupefacenti nella zona di Borgo Stazione». Così il tenente colonnello Davide Cardia, che dirige il Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Udine, commenta all’Ansa l’operazione «Arachosia», conclusasi con l’arresto di una banda di otto persone dedita al traffico di stupefacenti.

Una rete molto ben organizzata e in grado di movimentare somme importanti di danaro, spiega Cardia. «Un gruppo di richiedenti asilo con una capacità finanziaria importantissima», in grado di immettere sul mercato elevati quantitativi di sostanze stupefacenti, compresa la cocaina. «Si tratta – rimarca – di un salto di qualità». La rete, prosegue, «riusciva a procurarsi hashish e marijuana autonomamente, mentre per la cocaina aveva bisogno di attingere ad altri canali di approvvigionamento. Il che implica che non sono soli». Nei ritrovamenti, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno sequestrato «7 etti di cocaina che poteva tranquillamente essere tagliata – rimarca – arrivando tranquillamente a sviluppare anche 1 kg-1,2kg».

Il sequestro, aggiunge Cardia, «è stato valutato al ribasso attorno a circa 200 mila euro, ma questo presuppone a monte un investimento di livello». Il «capo» della banda, «soprannominato ‘Americà, pubblicizzava sui social il suo tenore di vita »palesemente incompatibile con il suo status economico-finanziario«. La provincia di Udine, conclude Cardia, resta una zona “sottopressione”, forse più di altre in Fvg. A inizio ottobre, sempre nei bagni della Stazione era stata trovata morta per overdose una ragazza sedicenne di Palmanova.
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Udine, migranti: scambiano i fagioli per vermi. Scatta la protesta

20/11/2018 – Momenti di tensione giovedì sera alla ex caserma Cavarzerani di Udine, ora divenuta centro di accoglienza per richiedenti asilo. Più di 150 extracomunitari (in particolar modo di origine pakistana) hanno letteralmente preso d’assedio la struttura, tanto che gli operatori della Croce rossa italiana si sono visti costretti a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

Sembra che il malcontento degli ospiti sia stato provocato da una notizia, poi rivelatasi falsa, circa il cibo servito alla mensa del centro. Inizialmente si è parlato di una voce diffusasi sui social network, ma poi si è venuto a sapere che a scatenare la rivolta è stata una telefonata. Secondo il “MessaggeroVeneto” infatti, tutto ha avuto inizio perché un cittadino straniero ospitato in un’altra struttura ricettiva (la ex caserma Friuli) si è convinto che il personale della mensa stesse servendo delle vivande avariate e lo ha comunicato ad un ospite della Cavarzerani. Dal momento che l’azienda fornitrice del vitto è la stessa in entrambi i centri, il passo è stato breve. Tanto è bastato a far scattare l’accusa dei richiedenti asilo della Cavarzerani i quali, ormai convinti che anche a loro venisse servito cibo avariato, si sono riversati di fronte all’edificio, causando disordini.

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L’atmosfera si è fatta tanto pesante che gli operatori della Croce Rossa, in preda al panico, hanno contattato gli agenti della questura di Udine. Intorno alle ore 23, ben otto pattuglie della polizia di Stato si sono presentate in via Cividale.

L’arrivo degli uomini in divisa ha pian piano riportato la calma. Gli agenti, non senza qualche difficoltà, sono riusciti a convincere gli stranieri a fare ritorno nei loro alloggi. Alcuni si sono mostrati reticenti, altri sono tornati spontaneamente nelle loro stanze.

I poliziotti hanno inoltre verificato lo stato di salute degli ospiti, considerato che ancora aleggiava l’accusa che vedeva il personale del centro colpevole di aver servito cibo andato a male.

Nessuno manifestava sintomi di alcun genere, né aveva bisogno del medico, ed i volontari hanno mostrato senza alcun problema alle autorità le vivande conservate in cucina. Le indagini sono poi proseguite con il supporto degli agenti della Digos, che hanno controllato anche la struttura dalla quale sarebbe pervenuto l’allarme. Anche nella ex caserma Friuli tutto era in regola.

“Mi sono recato di persona alla Friuli e ho constatato che la carne non era avariata, era semplicemente mescolata a verdura.”, ha raccontato il direttore della Croce Rossa Fabio Di Lenardo. “Qualcuno si è confuso e ha pensato che i germogli dei fagioli fossero ‘animaletti indesiderati’. Il cibo era buono, nessuno è stato male e la notizia che era rimbalzata fino in via Cividale era dunque infondata”.

Tanto rumore per nulla, insomma. E ora qualcuno rischia una denuncia per interruzione di pubblico servizio o procurato allarme. L’episodio, fra l’altro, ha riportato a galla un altro dato. Ovvero che la struttura d’accoglienza di Udine è convenzionata per poter accogliere 320 migranti, mentre dagli ultimi controlli effettuati ne sono risultati ben 562. – [IlGiornale.it]
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A Udine due minorenni massacrano di botte un coetaneo e postano il video sui social

29/09/2018 – Udine, Polizia: “Aggressione brutale ad un minore perchè aveva con se 100€, caso risolto”
“Siamo riusciti a risolvere il caso analizzando il filmato che gli aggressori hanno girato e diffuso in chat su WhatsApp”. Lo dice il capo della squadra mobile di Udine, Massimiliano Ortolan, intervistato su RaiNews in merito alla brutale aggressione subita da un adolescente a metà luglio una spiaggia di Lignano Sabbiadoro. Dopo mesi di complesse indagini, la polizia di Stato ha risolto il caso. I due aggressori, minorenni, sono stati denunciati in concorso per rapina e lesioni.

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“Il filmato è stato acquisito qualche giorno dopo la brutale aggressione. Da lì è stata individuata la vittima e i due aggressori, di cui si sentiva solo la voce – continua Ortolan -. Non conoscevamo neanche la vittima, che nei primi giorni era messa molto male e non si era recata a sporgere denuncia: aveva subito un’operazione per la ricostruzione della mandibola con un’iniziale prognosi di 30 giorni, poi allungata, e aveva varie lesioni alle orecchie, al timpano e in altre parti del corpo”.



Il ragazzo è stato aggredito perché aveva con sè 100 euro
Quanto alla dinamica dei fatti, “il minore, che non è del posto, era in vacanza con gli amici a Lignano Sabbiadoro. La notte tra il 15 e il 16 luglio era in compagnia del suo gruppo, ma ad un certo punto si allontana e raggiunge due coetanei con cui trascorre una parte della serata. Ad un certo punto – spiega il capo della Mobile di Udine – i due si accorgono che l’adolescente ha con sé 100 euro, e iniziano a picchiarlo per rapinarlo. Tentano anche di portargli via il telefono, ma il minore riesce a non farselo rubare. Poi fuggono”. Ora la procura dei Minori valuterà la misura cautelare più adatta per i due giovani. – FONTE
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Davide Astori morto in albergo a Udine. Il capitano della Fiorentina aveva 31 anni


04/03/2018 – Il capitano Viola, 31 anni, è stato trovato senza vita nella camera d’albergo. Rinviata la 27esima giornata di A. Fiorentina, che tragedia. Il capitano con 14 presenze in azzurro Davide Astori, 31 anni, è stato trovato morto nella camera dell’albergo “La’ di Moret” a Udine dove si trovava con la squadra per giocare alla Dacia Arena. Il difensore probabilmente è deceduto nel sonno, forse per un arresto cardiocircolatorio.

Stamattina non si era presentato a colazione e alle 9.30 il massaggiatore è salito nella sua camera. Lo staff medico non ha nemmeno tentato di rianimarlo. Ora, il suo corpo è stato trasportato all’obitorio di Udine Santa Maria della misericordia per l’autopsia. La squadra è chiusa nell’albergo. L’ultima persona che lo ha visto ieri è stato Sportiello alle 23.30 circa. I dirigenti viola hanno chiamato i genitori a Bergamo per dar loro la terribile notizia, quelli rimasti a Firenze invece sono andati a casa della compagna.

CARRIERA — Astori lascia una compagna Francesca Fioretti e una figlia, Vittoria, 2 anni. È cresciuto nel vivaio del Milan, nella sua carriera ha vestito anche le maglie del Cagliari (2008-14), Roma (2014-15). Il capitano stava per rinnovare il contratto con la Fiorentina.. (LaGazzetta.it)

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Concorso oss 188 posti indetto dalla Regione Friuli Venezia Giulia

Concorso OSS Regione Friuli
REGIONE AUTONOMA FRIULI – VENEZIA GIULIA ENTE PER LA GESTIONE ACCENTRATA DEI SERVIZI CONDIVISI

Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di centottantotto posti di operatore socio-sanitario – categoria Bs – da assegnare agli enti del Servizio sanitario regionale del Friuli-Venezia Giulia.
Questo concorso scade il 19 gennaio 2018

È indetto presso l’Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi un concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di centottantotto posti di operatore socio-sanitario – categoria Bs – da assegnare agli enti del Servizio sanitario regionale del Friuli-Venezia Giulia.

Concorso OSS Friuli – Come partecipare

Le domande di partecipazione al concorso oss indetto dalla Regione Friuli, dovranno essere prodotte, esclusivamente tramite procedura telematica, entro il trentesimo giorno successivo alla data di pubblicazione del presente avviso nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica.

Concorso OSS in Friuli – Il bando completo

Il testo integrale del bando, con l’indicazione dei requisiti e delle modalità di partecipazione è stato pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Friuli Venezia Giulia n. 48 del 29 novembre 2017.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a S.O.C. Gestione risorse umane con sede presso l’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 2 Bassa Friulana – Isontina di Gorizia S.O.C. Risorse umane – Parco Basaglia – via Vittorio Veneto 174 – Gorizia, (telefono 0481/592519-592625) indirizzo e-mail: concorso.oss2017@egas.sanita.fvg.it o consultare il sito https://egas.sanita.fvg.it/it sezione «Concorsi».

Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi – Egas – Udine
Bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di n. 188 posti di operatore socio sanitario – cat. Bs da assegnare agli Enti del Servizio sanitario regionale del Friuli Venezia Giulia.

In attuazione al decreto del Direttore Generale n.119 del 20/11/2017, tenuto conto della convenzione debitamente sottoscritta in data 08/06/2017 dai Legali Rappresentati degli Enti del Servizio Sanitario Regionale del Friuli Venezia Giulia, è bandito concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di n. 188 posti di operatore socio sanitario – cat.Bs, da assegnare alle Aziende ed Enti del Servizio Sanitario Regionale.

L’indizione del bando (DOWNLOAD) si è resa possibile in quanto i singoli Enti appartenenti al Servizio Sanitario Regionale (di seguito S.S.R.), hanno comunicato, in conformità all’art.2 della Convenzione sottoscritta sopracitata, l’avvio degli adempimenti previsti dal combinato disposto di cui all’art. 30, comma 2 bis e dell’art.34 bis del D. Lgs.165/2001.

Come vincere i concorsi oss

Per prepararti al meglio a questo concorso oss ti consigliamo di leggere le  guide gratuite ai concorsi oss

Libri per i concorsi oss

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Fidanzati uccisi a Pordenone, Ruotolo condannato all’ergastolo

09/11/2017 – È Giosuè Ruotolo, 28 anni, originario di Somma Vesuviana (Napoli), l’assassino dei fidanzati di Pordenone. Fu lui, la sera del 17 marzo 2015, a esplodere i sei colpi di pistola che, nel parcheggio della palestra di via Interna, uccisero Trifone Ragone, 28 anni, di Adelfia (Bari), suo ex coinquilino e commilitone alla caserma De Carli di Cordenons (Pordenone), e Teresa Costanza, 30 anni, assicuratrice milanese di origini siciliane, trasferitasi per amore con lui in Friuli.

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A stabilirlo, dopo una camera di consiglio durata due giorni interi, è stata la Corte d’assise di Udine, con il verdetto pronunciato alle 15.37 di oggi. “Ergastolo con due anni di isolamento diurno”, ha scandito il presidente del collegio giudicante, Angelica Di Silvestre, nell’affollata aula di giustizia dove, dal 10 ottobre 2016, pubblica accusa, parti civili e difesa si erano misurate in un dibattimento particolarmente difficile, per essersi sviluppato su elementi processualmente indiziari.

Affiancato dai difensori, gli avvocati Giuseppe Esposito e Roberto Rigoni Stern, Ruotolo ha ascoltato la lettura del dispositivo soffocando le lacrime. Alle sue spalle, con il volto chino e contrito,il padre Alfonso e il fratello Giovanni. Sul banco opposto, il pm Pier Umberto Vallerin e tutti i legali di parte civile, che hanno visto pienamente accolte le rispettive richieste di condanna e risarcimento dei danni.

IL MOVENTE TRA LAVORO, CHAT E GELOSIA
Un astio profondo verso l’amico e la sua ragazza, insediatasi a sua volta nell’appartamento di via Colombo dove, insieme ad altri due commilitoni, l’anno prima avevano deciso di andare a vivere, e diventata in breve l’elemento di frattura di un’armonia condominiale, che, per quanto già minata da screzi di poco conto, li vedeva ancora uniti tra lavoro, palestra e serate in discoteca. E, poi, la paura di perdere per colpa loro la chance di entrare nella Guardia di finanza, il sogno inseguito da quando era partito dalla Campania.

Queste, secondo gli inquirenti, le ragioni a sostegno dell’intento omicidiario, maturato nel momento in cui Trifone riconobbe in Giosuè l’autore del profilo Facebook anonimo con cui, nell’estate del 2014, aveva cercato artificiosamente di creare conflitto nella coppia. I messaggi, tutti rivolti a Teresa e firmati da una fantomatica amante di nome “Annalisa” (peraltro, realmente conosciuta da Trifone in palestra), erano stati inviati dalla caserma. Sfruttandone il sistema wi-fi, quindi: il che, in caso di denuncia, sarebbe equivalso a un’accusa per peculato militare. Da qui, la premeditazione.



“Li ha uccisi per salvare il posto fisso e il suo futuro nelle Fiamme gialle, senza alcun freno inibitorio, guidato dall’odio per Teresa e dalla gelosia per Trifone”, aveva affermato il pm nelle 11 ore di requisitoria. E sarebbe stato proprio questo stesso timore per la carriera – così si è giustificato poi l’imputato – a spingerlo a tacere la propria presenza sul luogo del delitto nelle dichiarazioni rese ai carabinieri all’indomani del ritrovamento dei corpi.

Una bugia pesante, quindi, che sommata agli altri indizi raccolti nel frattempo dalla Procura tra testimonianze, filmati e perizie, il 7 marzo 2016 aveva convinto il gip a firmare l’ordine di carcerazione per lui e i domiciliari con braccialetto elettronico per Mariarosaria Patrone, la sua fidanzata di Somma Vesuviana (poi liberata e tutt’ora indagata per favoreggiamento) che, pure a conoscenza del profilo Fb, avrebbe tentato di depistare le indagini per coprire Giosuè.

• LE INDAGINI
Il primo tassello investigativo era arrivato il 19 settembre 2015, con il ritrovamento della pistola nel lago del parco di San Valentino, a 300 metri dal parcheggio in cui i fidanzati erano stati freddati: una vecchia Beretta 7,65 modello 1922. Un cimelio, insomma, per il quale tuttavia non è mai stato trovato un collegamento con Giosuè: gli accertamenti biologici hanno escluso la presenza di tracce riferibili tanto a lui, quanto alle vittime. Eppure, era stato proprio Ruotolo, con i suoi spostamenti, a suggerire ai carabinieri di cercare lì l’arma del delitto.

Qualche giorno prima, i filmati di una telecamera avevano mostrato la sua auto, un’Audi A3, arrivare in via Interna, girare in direzione del lago, sparire per sette minuti, e infine ricomparire in un altro punto della strada. La svolta era arrivata. Perché Giosuè aveva mentito e cosa aveva fatto in quel breve lasso di tempo? Convocati a loro volta in caserma, gli altri due coinquilini, Sergio Romano e Daniele Renna, avevano ritrovato pian piano la memoria e, oltre allo scherzo della chat, avevano ricordato di quando, nel novembre 2014, dopo averle prese da Trifone, Giosuè avesse giurato “Io quello lo uccido”.


Tutto falso, secondo la difesa, che non ha esitato a rimarcare come di quell’utenza anonima di Fb fossero entrambi complici. Nè alcun peso – secondo la loro ricostruzione – può avere il riconoscimento dell’auto di Ruotolo, a loro dire allontanatosi dal parcheggio prima degli spari, diversa da quella indicata dai testimoni, un runner e un pesista, che avevano parlato di un’Audi A3 Sportback, cioè a cinque e non tre porte.

Interrogato, l’imputato aveva spiegato di essere andato al parco per fare jogging, ma di avere poi desistito, dopo avere ascoltato due canzoni in auto, perchè faceva troppo freddo. “Il movente non c’è – avevano detto i legali nella maratona delle rispettive arringhe -. Ne sono stati indicati diversi, ma non siamo al ristorante, dove i giudici possono scegliere dal menù quello che preferiscono”. Una glaciale esecuzione, questo era stato per la difesa il duplice omicidio di Pordenone. “Opera – avevano detto – di un professionista del crimine”. FONTE

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Veneto: La Tassa sui rifiuti più cara, la delibera è pronta

tasi23/07/2015 Udine – Arriva l’ aumento Tari: tassa sui rifiuti più cara. La delibera di giunta sarà discussa giovedì in consiglio comunale. Il rialzo maggiore per fruttivendoli, bar, pizzerie e famiglie numerose.
Archiviato da pochi giorni il pagamento dell’acconto della Tari, il consiglio comunale si appresta a discutere la delibera sulle nuove tariffe della tassa sui rifiuti urbani.
Che prevede ritocchi all’insù. I cittadini, infatti, dovranno fare i conti con un aumento di qualche punto percentuale. Ma la stangata ci sarà soprattutto per bar, ristoranti, pescherie e ortofrutta che dovranno sborsare dal 6,5 al 25% in più visto che per il 2015 il Comune non ha previsto alcun stanziamento per abbattere i costi della Tari. Altre categorie dove i rifiuti prodotti sono minori, come musei, scuole o banche pagheranno invece di meno.
La delibera di giunta sarà discussa oggi a palazzo d’Aronco, in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione. E i consiglieri del Gruppo misto si preparano a dare battaglia. «Sulla Tari – sottolinea il forzista Vincenzo Tanzi – da parte dell’amministrazione comunale ci aspettavamo più coraggio. Invece, i soli annunci e alla fine le tariffe sono state riviste verso l’alto. Continua su Fonte il Messaggero Veneto

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