29/03/2020 – Denaro per gli indigenti, attraverso i comuni, l’Anci e il terzo settore. Soldi subito: 4,3 miliardi ai comuni e 400 milioni alla Protezione Civile per comprare immediatamente beni di prima necessità. Denaro a pioggia che arriva ai sindaci, specie del Mezzogiorno, che ne fanno da giorni richiesta perché non riescono a sostenere le famiglie che sono rimaste senza reddito e non rientrano nei provvedimenti sin qui emanati.
Dopo una riunione a distanza con i capi delegazione della maggioranza, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si presentano davanti le telecamere e ai microfoni per spiegare il nuovo dpcm e l’ordinanza della Protezione Civile che servirà da subito per comprare generi di prima necessità e distribuirli, attraverso le associazioni di volontariato, alle famiglie indigenti.
L’emergenza economica si salda a quella sanitaria e spacca il Paese perché la fame si sente più al Sud mentre il Nord è alle prese con morti e contagi. «Il nostro obiettivo è di allargare le fasce da proteggere socialmente», spiega il presidente del Consiglio che annuncia l’emissione di buoni spesa per l’acquisto di generi alimentari e invita le grandi catene della distribuzione «ad applicare uno sconto aggiuntivo del 5 o del 10%». «Ossigeno immediato per i comuni» sostiene il ministro Gualtieri che ringrazia il presidente dell’Anci Antonio Decaro ma esclude la possibilità di ampliare il reddito di cittadinanza pur spiegando che intende «rafforzare» il bonus da 600 euro che sarà fruibile dal 1 aprile sul sito dell’Inps. Più aperto al reddito d’emergenza – chiesto dal M5S e rifiutato da Iv – è Conte secondo il quale «sono allo studio un ventaglio di proposte» e «non ci può essere una soluzione, ma un ventaglio di risposte vigorose».
I criteri per il riparto tra i comuni delle somme stanziate, attinte dal fondo di solidarietà comunale, avverrà seguendo principi concordati con l’Anci del minor reddito pro capite (50-66%) e del numero degli abitanti (33-50%) di ciascun comune. Saranno poi i servizi sociali comunali a distribuire le risorse che potranno aumentare con le donazioni defiscalizzate di enti o privati. I comuni potranno anche decidere di acquistare direttamente prodotti alimentari, o distribuire il denaro attraverso la formula dei tradizionali buoni pasto. Il tutto senza obbligo di gara.
«Lo Stato c’è e nessuno sarà abbandonato», ha sostenuto il presidente del Consiglio che ieri mattina è stato costretto a ribadire la «totale sintonia» con il ministro dell’Economia sulla linea che l’Italia sta tenendo in Europa sui corona-bond e sul fondo salva stati. Una precisazione che si era fatta necessaria dopo indiscrezioni di stampa che accreditavano una frattura tra palazzo Chigi e titolare del Mef certamente poco utile in vista della trattativa che si avvierà lunedì e andrà avanti per due settimane. D’altra parte giovedì scorso, durante il Consiglio europeo, Conte e Gualtieri erano nella stessa stanza dove c’era il collegamento video e il rifiuto del documento finale, dove si parlava del fondo salva stati, è avvenuto di comune accordo. Una settimana fa fu Conte che, intervistato dal Financial Times, si era mostrato favorevole all’utilizzo del Fondo, ma dopo una settimana è tutto cambiato e non certo solo per la storica linea sovranista del M5S «contro il Fondo e la troika», quanto per il no posto da Germania ed Olanda alla cancellazione delle condizionalità che rendono il Fondo una sorta di cappio al collo del paese che ne fa uso.
La battaglia con i governi del nord Europa è appena agli inizi e Conte, malgrado l’abbia preferita alla guida della Commissione all’olandese Frans Timmermans, ieri sera si è unito al ministro Gualtieri nell’attaccare a testa bassa la Von der Leyen, ex ministro della Difesa della Merkel e attuale presidente della Commissione. – [FONTE]
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