Scoperta frode fiscale per 82 milioni di euro: Denunciate 56 persone e sequestrati beni per un valore di oltre 16 milioni di euro
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In particolare, dai primi riscontri, emergeva come i prezzi di acquisto dei carburanti risultassero sistematicamente più bassi persino di quelli praticati all’ingrosso da note compagnie di produzione idrocarburi nazionali.
Rilevata questa anomalia, i finanzieri hanno ritenuto necessario indagare sulla filiera di approvvigionamento, per capirne le dinamiche e le ragioni che consentivano di immettere sul mercato prodotti ad un prezzo così altamente concorrenziale.
A seguito di specifiche analisi di rischio, realizzate anche grazie alle banche dati in uso al Corpo, sono stati effettuati approfondimenti presso i fornitori del prodotto, attraverso capillari controlli dei movimenti commerciali non solo cartolari ma anche di carattere fisico, mediante ispezioni sui luoghi di esercizio delle attività e presso le residenze o domicili dei legali rappresentanti.
In questa maniera, sono state scoperte 29 società cartiere (dislocate anche in altre regioni), le quali, che frapposte nella filiera commerciale ed evadendo sistematicamente l’IVA, facevano in modo di fornire alle società verificate un prodotto a basso costo, proprio perché, di fatto, sgravato dall’IVA evasa.
Queste imprese, dalla vita operativa molto breve (c.d. apri e chiudi), non disponevano di una effettiva sede operativa, non erano dotate di idonee attrezzature né avevano personale alle dipendenze, e i loro rappresentanti sono risultati spesso irreperibili.
Il sistema truffaldino così accertato (e ben collaudato) si poggiava, in sostanza, sulla seguente preordinata pratica evasiva.
La società cartiera acquistava (solo sulla carta) il carburante dal grossista, anche all’estero,, emettendo una lettera d’intenti (falsa), con la quale, dichiarandosi esportatore abituale, otteneva il titolo di non imponibilità, in modo che la cessione dal grossista in parola alla stessa cartiera risultasse priva dell’imposta sul valore aggiunto.
Invero il prodotto, invece che esportato all’estero come dichiarato al fine di beneficiare dell’esenzione IVA, veniva invece acquisito e destinato alle imprese pescaresi.
Le lettere d’intento sono risultate false perché le cartiere non avevano i requisiti di “esportatori abituali” ai quali soltanto è consentito, dalla disciplina IVA, di acquistare beni e servizi senza applicazione dell’imposta.
Non avendo scontato l’imposta a monte, le cartiere emettevano fatture alle imprese verificate, con un prezzo del prodotto particolarmente basso (ribasso anche del 12%) omettendo, per tali ultime cessioni cartolari, il versamento dell’imposta.
I due distributori pescaresi, a questo punto, potevano immettere sul mercato il prodotto a prezzi di gran lunga inferiori rispetto a quelli dei concorrenti, cagionando in tal modo non solo l’ingente danno all’Erario ma anche un’evidente concorrenza sleale a pregiudizio degli operatori onesti.
Al termine delle indagini, 56 soggetti sono stati denunciati alla locale Procura della Repubblica per violazione degli articoli 2 e 8 del D. Lgs. 74/2000 (dichiarazioni fraudolente ed emissione di false fatture).
In linea con le ormai consolidate strategie di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali, i Finanzieri pescaresi non si sono limitati a segnalare le violazioni penali e tributarie ai competenti Uffici, ma hanno ricostruito il patrimonio illecitamente accumulato dai soggetti implicati, proponendone il sequestro alla Procura della Repubblica di Pescara.
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