Il reportage. Deforestazione. In Brasile la soia si sta mangiando l’Amazzonia

In teoria non potrebbero: in base alla Costituzione, i 500 indios sono i soli legittimi usufruttuari dei 14mila ettari di Jabutí. Ma i fazendeiros (latifondisti) cercano di aggirare gli ostacoli. «Sono determinati ad affittare la nostra terra. L’ultima volta, ci hanno offerto in cambio un’auto e una moto. Non li avevo mai visti prima, spesso i grandi proprietari utilizzano dei prestanome per non esporsi. Come al solito abbiamo detto no, ma sta diventando sempre più difficile. I più giovani si fanno allettare dalle promesse. All’ultima riunione ci hanno accusati di essere “contro il progresso”. Stanno riuscendo a spaccare la comunità», racconta Adison, uno degli anziani della comunità. L’affitto dei singoli appezzamenti o di una loro parte è proibito. Il divieto, però, non impedisce ai latifondisti di cercare un accordo “informale”: noleggio a tempo indeterminato dei campi in cambio di qualche oggetto vistoso o un po’ di denaro. Poca roba per chi offre. Tanto per chi deve i conti ogni giorno la penuria cronica di beni e servizi. «Capisco che molti ragazzi vogliano cedere. Qualche soldo in più farebbe comodo a tutti. Ma se perdiamo la nostra terra smettiamo di esistere. Moriremo come comunità e come popolo. Per questo dobbiamo continuare a dire no». La lotta perché agli indigeni fosse riconosciuto il diritto alla terra è stata feroce. Migliaia di nativi sono stati ammazzati. Alla fine, però, sostenuti dalla Chiesa, questi l’hanno spuntata. Gli indios hanno ottenuto il 46 per cento della superficie del Roraima, divisa in 32 maxi-appezzamenti. Un totale di dieci milioni di ettari riservato a un mosaico di undici popoli – di cui uno in isolamento volontario –, che, però, non supera il 18 per cento della popolazione. «Troppa terra per pochi uomini», ha già detto più di una volta il presidente Jair Bolsonaro. «Non direi. Si dimentica spesso che gli indigeni non amministrano le terre a loro esclusivo vantaggio. Grazie a noi e alla nostra gestione sostenibile, c’è ancora il lavrado. Siamo i custodi e gli argini di un modello di sviluppo predatorio. Distruggere noi e il nostro modo di vivere, vuol dire distruggere l’Amazzonia e il mondo», sottolinea Edinho Batista, del popolo Macuxi e presidente del Consiglio indigeno del Roraima (Cir). «La battaglia, poi – prosegue – è ancora a metà. Rivendichiamo altri quattro territori e 22 già assegnati sarebbero da ampliare. Con la nuova Amministrazione, nazionale e regionale, però, non abbiamo molta speranza di essere ascoltati. Anzi, ormai dobbiamo giocare sulla difensiva per non perdere ciò che abbiamo già conquistato». La pressione cresce. «È un fenomeno in atto da tre, quattro anni, quando si è paralizzato il processo di restituzione delle terre ai nativi – analizza Luis Ventura, coordinatore regionale del Consiglio indigenista missionario (Cimi), organismo della Conferenza episcopale brasiliana –. Al contempo, si è intensificata la pressione della bancada ruralista (parlamentari legati ai grandi latifondisti) per ridurre le tutele e aprire agli investimenti le aree protette. In tale ambito rientra la questione dell’affitto dei territori indigeni comunitari, di chiaro contenuto anticostituzionale». L’elezione di Bolsonaro ha rappresentato un salto di qualità: gli ultimi dati dell’Istituto nazionale di ricerca spaziale (Inpe) hann rilevato un aumento dell’88 per cento nella deforestazione a giugno all’anno precedente. In Roraima la situazione è ancora più complicato. Le stesse elezioni vinte da Bolsonaro hanno assegnato l’incarico di governatore ad Antonio Denarium, noto produttore di soia, nonché rappresentante della cooperativa degli allevatori di carne dello Stato. Del medesimo partito del presidente, Denarium non ha, però, escluso la possibilità di «rivedere alcune situazioni» per espandere la frontiera agricola e aumentare la produzione regionale. Del resto, il suo programma sottolinea la necessità di incentivare l’agrobusiness, anche attraendo investitori da altri Stati. «Che cosa abbiamo intenzione di fare? Continuare a resistere – conclude con orgoglio Edinho –. Per noi, ma anche per voi. Non lasciateci soli». (2. Continua) – [Avvenire.it] CONTINUA A LEGGERE >> Dal momento che sei qui…. … abbiamo un piccolo favore da chiedere. Scegliere di mantenere gratuito l’accesso a un SITO di informazioni come Lonesto.it significa dover contare anche sulla pubblicità: questa è la ragione per cui vedi tanti annunci. Se vuoi contribuire a migliorare il nostro giornale, basta davvero poco. Quindi Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste 5€, potremmo permetterci di far crescere lonesto.it negli anni a venire senza pubblicità.
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