Salvare le banche venete costa fino a 13 miliardi. Intesa ne chiede quattro
24/06/2017 – Tra 8 e 9 miliardi l’onere per lo Stato, lunedì il decreto. Messina: operazione che salva territori, lavoro e imprese. «Non sarà un decreto salvabanche. Sarà un decreto per salvare occupazione, territori e imprese». L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina commentava così ieri con i suoi collaboratori l’operazione che si va delineando per il salvataggio di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Salvare tutte queste cose insieme costerà caro: in tutto tra i dodici e tredici miliardi di euro, più dell’ultimo intervento a favore del Monte dei Paschi. Il conto finale a carico dello Stato potrebbe oscillare fra gli otto e i nove miliardi.
Un fatto è certo: l’intervento pubblico per le due banche venete sarà in ogni caso meno costoso del loro fallimento, ma probabilmente varrà più di quanto il Tesoro aveva preventivato con il piano A, la «ricapitalizzazione precauzionale» che puntava a salvare l’integrità delle imprese. Quattro miliardi di euro è quanto servirà per consentire a Intesa Sanpaolo di comprare la parte buona dei due istituti a un euro. La banca milanese chiede infatti che i crediti in bonis assorbiti dalla banca comprendano anche gli accantonamenti per i rischi (Rwa, risk weighted asset) previsti dai regolatori: secondo i modelli di Intesa, si tratta di circa due miliardi di euro. Due miliardi e mezzo è il costo per la gestione degli esuberi su base volontaria, ma su questa cifra è in atto una trattativa serrata – a quanto risulta «costruttiva» – fra i tecnici del Tesoro e della banca per abbassare la cifra. Quattromila sono le uscite già previste per Veneto Banca e Vicenza, anche se la proposta di Intesa è più articolata: prevede un contributo al fondo esuberi del sistema bancario, modulato su uno «scivolo» di sette anni anziché gli attuali cinque, aperto su base volontaria anche ai dipendenti di Intesa.
A questi costi vanno aggiunti quelli per la bad bank: almeno 4,5 miliardi per aumentare le coperture di sofferenze e inadempienze probabili dei due istituti, portandole più vicine alla valutazione «di mercato». Portare la copertura delle sofferenze all’80 per cento e quelle delle inadempienze al 60 costa 4,5 miliardi in totale. Ancora: c’è la copertura dei crediti in bonis ma con un basso rating che Intesa non vuole acquistare: sono circa cinque miliardi che ipotizzando una copertura al 25 per cento richiedono almeno 1,2 miliardi. Infine c’è da aggiungere tutte le svalutazione da effettuare sulle voci del bilancio. Si arriva così ad un totale di 12-13 miliardi. Da questa cifra vanno però dedotti il patrimonio e i titoli subordinati: erano cinque miliardi al 31 dicembre, ma mentre le obbligazioni subordinate sono ancora contabilizzate per 1,2 miliardi, il patrimonio si è ridotto. In totale sono quattro miliardi, che sottratti al totale valgono un intervento statale fra gli otto e i nove.
Sulle richieste di Intesa è in corso un negoziato serrato con il Tesoro, e non solo per quanto riguarda la gestione degli esuberi, ma anche delle copertura richieste sui cosiddetti crediti in bonis: in questo caso l’accordo potrebbe essere raggiunto grazie all’utilizzo dei crediti fiscali, le cosiddette Dta (Deferred tax asset). Dalla Commissione europea sarebbero arrivati segnali positivi sulla volontà di escludere le obbligazioni senior dalle conseguenze della ristrutturazione prevista invece per azionisti e obbligazionisti subordinati. Più complesso il passaggio a Bruxelles delle richieste di Intesa, che potrebbero far scattare la contestazione di aiuto di Stato. Di qui la trattativa parallela anche con la stessa Commissione.
Per conoscere nel dettaglio le cifre dell’operazione sarà necessario aspettare ancora qualche giorno: il decreto dovrebbe arrivare lunedì per evitare la concomitanza dei ballottaggi che interessano grandi Comuni veneti tra i quali Verona, Padova e Belluno. Formalmente la Popolare di Vicenza e Veneto banca andranno in liquidazione coatta amministrativa. Per arrivarci la Banca centrale europea dovrà dire formalmente che i due istituti sono «failing or likely to fail», in dissesto. A questo punto la palla passerà al Single resolution board, l’autorità europea deputata alla soluzione delle crisi bancarie. L’Srb dovrà decidere se porre le banche in risoluzione, (in quel caso scatterebbe il «bail in» che il Tesoro mira a scongiurare perché colpirebbe anche obbligazionisti senior e depositi sopra i centomila euro) oppure – come è probabile che accada – porre le banche in liquidazione. Gli ultimi due passaggi saranno gestiti da Tesoro e Banca d’Italia: il primo dovrà disporre per decreto la liquidazione, via Nazionale procederà alla nomina di uno o più commissari liquidatori. – FONTE
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Marra, nuove intercettazioni: «Come fa Raggi a fare il sindaco?»
23/06/2017 – Raggi «non c’ha le p…e? E allora che c… lo fai a fà ‘u sindaco, scusami?». Così parlando con un’amica nel novembre del 2016 Raffaele Marra, intercettato, giudica il comportamento della sindaca sulla nomina di suo fratello Renato a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio. «Sta facendo la principessa che… l’hanno fregata!», aggiunge Marra riferendosi a Raggi. L’intercettazione è allegata agli atti del processo che vede Marra imputato con l’imprenditore Sergio Scarpellini, per concorso in corruzione.
Parlando sempre del comportamento tenuto da Raggi in questa vicenda, Marra afferma: «allora tu (Raggi, ndr) dovevi avere il coraggio di dire “guarda è uno dei più bravi” che ci stanno, lo volevo fare Comandante, per non creare un problema l’aggia fatto direttore dè ‘o Turismo». E ancora: «non lo volete al Turismo? Bene, lo riporto al Corpo di Polizia, lo faccio vice-comandante, come lo volevo fare».
Parlando dell’iter che ha portato alla nomina del fratello, Marra aggiunge, sempre riferendosi al sindaco: «tu hai detto che tra i tre più bravi c’è mio fratello per fare il comandante. Anzi, ti sei dispiaciuta che per problemi politici non lo può fà comandante sennò ti scoppia un putiferio. Poi mi vieni a rompere? A quel punto, voglio dì, tu lo volevi fà comandante, poi dopo vice-comandante sicuramente sì, vice-comandante. Un vice-comandante è terza fascia!. E – continua al telefono – mò pure se non ti ho detto esattamente “passa dalla prima alla terza” ma tu l’avevi messo in conto quando lo volevi fà vice-comandante. Invece lei non ha avuto il coraggio di dire: “sì, è ‘na cosa che ho fatto io” e sta facendo la principessa che che l’hanno fregata!… e mo non sa come uscirne». – FONTE
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Ridicoli, manifestano proprio quelli che si sono mangiati ROMA (Video)
23/06/2017 – “Un disastro”. Maurizio Gasparri definisce così un anno di Virginia Raggi e di amministrazione 5 Stelle a Roma. Comitati, associazioni ed esponenti di Forza Italia e della destra romana si sono dati appuntamento sotto il Campidoglio. Nello “spirito goliardico di Pasquino”, il vicepresidente del Senato, insieme a rappresentanti e consiglieri locali, ha svelato “la prima opera pubblica di Roma“: una funivia di cartone su cui campeggia il ritratto della sindaca. “Governare la Capitale non è facile”, dice l’ex primo cittadino Gianni Alemanno. “Ma Raggi non ha proprio toccato palla. Può solo dimettersi. E per noi sì, è un riscatto: con noi si stava meglio, lo dicono le statistiche”. “Bisogna cacciarla”, rincara la dose Alessandra Mussolini.
Una manifestazione in Campidoglio organizzata da Forza Italia, dopo un anno di amministrazione Raggi per dire alla sindaca “Vai a casa”. Durante la protesta “Dalle Stelle alle Stalle: un anno di nulla”, il coordinatore di FI della provincia di Roma, Adriano Palozzi e il senatore Gasparri hanno scoperto un’installazione: è una funivia di cartone simbolo delle promesse non mantenute della sindaca, contro la quale il senatore Gasparri, accompagnato da alcuni attivisti, ha intonato una canzone: “Il disastro di Virginia”.
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Alessandro Di Battista, La Gabbia, 21/06/2017
21/06/2017 – “Ci deve essere una presa di coscienza popolare: la democrazia è stata trasformata in bancocrazia, soprattutto dal PD” la prima parte dell’intervista inizia dall’acquisto delle banche venete da parte di Banca Intesa. Video, tutto da ascoltare:
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A. Mussolini: “M5s? Ha copiato da mio nonno”. Poi offende la Raggi: “E’ una parafrontale”
22/06/2017 – “Di Maio ha detto che nel M5s ci sono valori di Almirante, Berlinguer e Dc? Ma de che? Mi hanno dato una cosa di mio nonno, una cosa proprio fascistissima. Si tratta di un programma politico: il M5S ha scopiazzato pure quello“. Sono le parole della europarlamentare di Forza Italia, Alessandra Mussolini, ospite di Ecg Regione, su Radio Cusano Campus. “Si attaccano a tutto questi qua” – continua – “Sono talmente nullità cosmiche mondiali che lo scopiazzano un po’ da Che Guevara, un po’ da Mussolini, un po’ da Berlinguer. Copiano sempre dalla mattina alla sera, tipo gli studenti che scopiazzano da internet. Questi però, poveracci, rischiano di essere radiati dall’università.
Quelli del M5S invece scopiazzano a rotta di collo da tutti”. E rincara, inciampando in una inesattezza: “Non sopporto né Di Maio, né quella bellina… caruccetto, fighettino. Come si chiama? Di Battista. Sto facendo colazione, non parliamo né di Di Battista, né di Di Maio, che mi pare Alberto Sordi nel film ‘La signorina Margherita’ (in realtà, il film si chiama “Mamma mia, che impressione!”, ndr). Il padre di Di Battista è fascista? Non c’è di peggio di un padre con sani principi ma con un figlio degenerato“.
Oltre al lapsus cinematografico, Mussolini incespica anche in un errore di carattere medico. Nel criticare con veemenza l’operato della sindaca della Capitale, afferma: “Ieri giravo per Roma sporca, lurida, putrida, con gli alberi che ti cadono in testa e c’era un comitato di cittadini che stava pulendo. Io su Roma sono avvelenata. Raggi si è data come auto-voto 7 e mezzo? E’ malata, è una ‘parafrontale’. E’ una malattia psichiatrica“. In realtà, la sindrome a cui forse fa riferimento l’eurodeputata è quella prefrontale. Poi sottolinea: “Che voto le do? “Visto”, lo presi una volta anche io in matematica. E’ talmente tragica che non puoi neanche darle una valutazione. Meglio che si cancella subito, perché è proprio un fiasco“.
Scontata la sua posizione sullo ius soli: “A mia figlia Ginevra non danno una casa in affitto e a queste persone che non sono italiane, non vogliono esserlo, non vogliono integrarsi diamo lo ius soli? E noi italiani siamo trattati da pezze da piedi negli altri Stati? No, assolutamente no. La cittadinanza italiana te la devi conquistare e meritare. La devi volere, devi parlare italiano, devi lavorare, ti devi integrare e dopo 10 anni, anzi 20 anni, forse puoi diventare cittadino. Forse. L’italianità è un valore, adesso è diventata un discount. La diamo in saldo. Ma basta” – fonte
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MADIA, BOSCHI, TERRACCIANI E ALESSANDRA MORETTI SI SCAGLIANO CONTRO VIRGINIA RAGGI! GUARDATE COSA E’ SUCCESSO!
22/06/2017 – Un colpo bassissimo, assestato da ladylike Alessandra Moretti a Virginia Raggi, la sindaca di Roma che si è recentemente autovalutata con un roboante 7 e mezzo relativo alla sua amministrazione capitolina. La Moretti, infatti, ha postato su Facebook quanto vedete: una foto che la ritrae mentre ride insieme a Maria Elena Boschi, Marianna Madia e Debora Serracchiani, che a loro volta sghignazzano. E a corredo dell’immagine, quanto potete leggere: “Non stavamo commentando il 7 e mezzo che Virginia Raggi si è data, ma ci stavamo rilassando dopo una riunione. Però mi è venuta in mente questa foto leggendo sui quotidiani il voto che la Sindaca di Roma si è data”. Un sindaco, secondo la Moretti, che le vale una sonora risata in faccia. –FONTE
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VACCINI: CODACONS IN SENATO PER SBUGIARDARE IL DDL LORENZIN
22/06/2017 – Il Codacons è stato ascoltato oggi dalla Commissione Sanità del Senato in merito al decreto sui vaccini. I delegati dell’associazione hanno formalmente depositato in Commissione una serie di documenti che attestano come non vi sia in Italia alcun allarme vaccinazioni e le prove che il decreto del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin è incostituzionale e contiene errori ed aspetti critici che arrecheranno un danno enorme alle famiglie.
Nello specifico il Codacons ha fornito atti che dimostrano l’enorme contenzioso a carico dello Stato e delle Regioni che si aprirà a causa delle nuove disposizioni e che determinerà la paralisi di scuole e Asl, nonché documenti circa possibili conflitti di interesse già portati dal Codacons all’attenzione dell’Autorità Anticorruzione.
DANNI DA VACCINI: CODACONS, CORTE UE CONFERMA NOSTRE DENUNCE ORA CONTENZIOSO
(Fonte: Ufficio stampa Codacons) – Danni da vaccino, Corte Ue non esclude possibile nesso. Codacons: Corte Ue conferma nostre denunce. Ora si aprira’ enorme contenzioso in Italia. Intanto associazione denuncia Ministero della Salute: da numero verde su vaccini informazioni false su reazioni avverse ai vaccini e possibili effetti sulla salute.
La Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha certificato il possibile nesso di causalità tra vaccini e malattie, conferma in modo definitivo quanto il Codacons denuncia oramai da mesi e in ogni sede possibile, comprese le aule di giustizia dove poche settimane fa l’associazione, dinanzi la Corte d’Appello di Milano, ha ottenuto la condanna definitiva del Ministero della Salute in favore di una famiglia danneggiata dalle vaccinazioni.
“La decisione della Corte Ue apre ora la strada ad un enorme contenzioso in Italia, considerato che solo al Codacons, negli ultimi mesi, sono giunte oltre 2.500 segnalazioni di possibili effetti negativi dei vaccini pediatrici sulla salute dei bambini” – afferma il presidente Carlo Rienzi.
Intanto l’associazione annuncia una denuncia in Procura contro il Ministero della salute per il numero verde 1500 sui vaccini.
Il Codacons ha registrato infatti alcune telefonate dove gli operatori del numero verde negavano in modo categorico l’esistenza di reazioni avverse ai vaccini e possibili malattie o effetti negativi per la salute legati alle vaccinazioni, in totale contrasto con quanto affermato dall’Oms, dai più importanti enti sanitari, dai tribunali italiani, dalla Corte di Giustizia Ue e dagli stessi bugiardini dei farmaci vaccinali.
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McKinsey Global Institute: le macchine sostituiranno l’uomo nel 49% dei lavori
Quasi la metà -per la precisione il 49%- dei lavori svolti attualmente da persone fisiche, nel mondo, potranno essere automatizzati quando le tecnologie «correntemente sviluppate» si saranno diffuse su scala globale. Lo rivela uno studio McKinsey Global Institute. Lo studio si concentra su un grado di granularità molto dettagliato, arrivando a prendere in considerazione non i singoli lavori (per esempio, “agricoltore”, “operaio manifatturiero”, “tecnico informatico”) ma i singoli compiti svolti (“addetto alle macchine agricole”, “addetto alla tornitura”, “sistemista”. E prende in esame 54 nazioni del mondo, per un totale di circa il 78% dei lavoratori del pianeta. Scomparirà il 5% delle professioni.
L’alta granulosità dello studio consente quindi di arrivare a conclusioni molto dettagliate. Per esempio, sono relativamente poche le professioni che potranno in futuro essere totalmente automatizzate: meno del 5% del totale, ma nel 60% dei lavori, il 30% delle attività potranno essere svolte automaticamente da robot o sistemi di intelligenza artificiale.
Globalmente, il 49% dei lavori fruttano salari complessivi annui calcolabili in 16.000 miliardi di dollari. Metà di questi sono distrubuiti tra Cina, India, Stati Uniti e Giappone. Solo tra Cina ed India, i lavoratori coinvolti sono circa 600 milioni. Tra i Paesi analizzati da McKinsey c’è anche l’Italia, dove sono coinvolti il 50% dei compiti, per un totale di 11,8 milioni di lavoratori.
Coinvolti anche i “lavori d’ingegno”
Lo studio è particolarmente significativo perché, come ben spiegato da McKinsey stessa, arriva a un notevole livello di dettaglio e non riguarda solamente i compiti che possono essere sostituiti da robot o macchinari, ma anche i cosiddetti “lavori d’ingegno”. Nello studio si legge infatti che «I recenti sviluppi nel campo della robotica, dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico ci hanno portato all’apice di una nuova era di automazione. I robot e i computer possono non solo eseguire una serie di attività lavorative di routine meglio e più a buon mercato rispetto agli esseri umani, ma sono anche sempre più in grado di svolgere attività che includono capacità cognitive una volta considerate troppo difficili da automatizzare con successo, come prendere decisioni, rilevare emozioni o guidare un’auto. L’automazione -prosegue McKinsey- cambierà quindi le attività lavorative quotidiane di tutti, dai minatori ai bancari, dagli stilisti ai saldatori, agli amministratori delegati». E, da un punto di vista prettamente produttivo, l’automatizzazione porterà anche dei vantaggi: secondo McKinsey, la crescita della produttività dovuta all’automazione potrà variare, dal 2015 al 2065, dallo 0,8% all’1,4% anno su anno.
Un mondo che cambia, non una prospettiva catastrofica
McKinsey sottolinea anche che non ha senso vedere questo cambiamento in una prospettiva catastrofista dal punto di vista dell’occupazione e del futuro dei lavoratori. Certo, sottolinea lo studio, molti impieghi si trasformeranno profodamente, ma questo cambio «non è senza precedenti. È di un ordine di grandezza simile a quanto è già successo nel XX secolo, quando nelle nazioni maggiormente sviluppate si è assistito ad un trasferimento del lavoro dal settore agricolo». «Questo trasferimento -fa notare McKinsey- non ha portato a una disoccupazione di massa di lungo periodo, perché è stata accompagnata dalla nascita di nuovi tipi di lavoro».
«Secondo la nostra analisi – conclude McKinsey- gli esseri umani saranno ancora indispensabili: il guadagno in produttività che noi prevediamo potrà essere raggiunto solamente se gli uomini lavoreranno fianco a fianco con le macchine. Ciò modificherà profondamente il mondo del lavoro: sarà necessario un alto grado di cooperazione fre lavoratori e tecnologie». – fonte
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CartaBianca, Bianca Berlinguer intervista Virginia RAGGI
21/05/2017 – Bianca Berlinguer intervista la sindaca di Roma Virginia Raggi. Alla domanda su cosa farà in caso di rinvio a giudizio, la Raggi si mostra serena: “”Seguirò le regole del codice etico del M5S – dice – ma sono tranquilla”. Sulle tante criticità della Capitale la Raggi ricorda che “la Città deve erogare servizi e non creare debito”. “Approvare il bilancio di Roma nei tempi è stato fondamentale. Ora stiamo lavorando sul dossier casa” – aggiunge – “Roma sta ripartendo con misure legali, corrette e di buon senso”. L’intervista. VIDEO:
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