FIRME PER MODIFICA-AGGIUNTA REGOLAMENTO NAZIONALE M5S
Per chi vuole può stamparsi la lettera e farla firmare inviando a mtkoba@alice.it
Fonte Nuova 02/03/2014
Proposta modifica regolamento candidature comunali
Gli attivisti e iscritti nazionali del M5S qui firmatari chiedono con la presente allo staff nazionale, a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio di rivedere una delle regole per l’ammissibilità alle candidature comunali, ovvero un’integrazione, e se necessario di porla in votazione nella rete. La regola che chiediamo di integrare è che in aggiunta al requisito di residenza valga anche quello del domicilio se dimostrato e sempre che l’attività nel meetup sia svolto nel comune dove si ha dimora.
Ciò per dare possibilità a tutti gli attivi del movimento di partecipare ed entrare nelle istituzioni o competere nelle elezioni interne dei meetup. Accade spesso che per problemi personali, economici,di lavoro o studio si ha la residenza in un comune e il domicilio in un altro . Quando ci sono
queste due fattori con il regolamento attuale non ci si può candidare sia nel comune di residenza, perchè non attivi nel territorio, e neppure nel comune dove si vive, e si ha il domicilio perchè benchè attivi come cittadini del M5S non si ha la residenza.
In attesa di un riscontro vi auguriamo un buon lavoro.
FIRME ATTIVI MOVIMENTO NAZIONALE
Maurizio Timitilli (primo firmatario)
Nome Cognome Meetup di appartenenza attivi Firme
‘Ndrangheta, 47 arresti in Lombardia. Organizzazione gestiva banca clandestina
Ultima ORA: Blitz della Polizia di Stato di Milano in Brianza. Le indagini hanno evidenziato che l’associazione di stampo mafioso aveva un’ampia rete di società di copertura che operava grazie alla collusione di dipendenti postali, bancari e di imprenditori. Coinvolto anche l’ex assessore di Forza Italia Domenico Zema “gestiva i fondi per i detenuti ‘ndranghetisti”
Una banca clandestina a Seveso (Monza e Brianza) a disposizione della ‘ndrangheta. Uno sportello autonomo, che grazie a una rete di società di copertura e alla collusione di “insospettabili”, accumulava soldi provenienti dall’usura e dal riciclaggio, per portarli in Svizzera e a San Marino ed evadere così il fisco o per reinvestirli nell’economia sana. Ma i soldi venivano raccolti anche per “dare una mano” ai familiari dei mammasantissima coinvolti nella maxi operazione Infinito del 2010. Le indagini della squadra mobile, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano guidata dal procuratore Ilda Boccassini, hanno portato all’arresto di 47 persone (4 già in carcere) e a perquisizioni e sequestri di beni mobili e immobili per il valore di decine di milioni di euro. L’operazione è stata estesa, oltre che alla Lombardia, ad altre tre regioni ed è tutt’ora in corso.
Il sistema gestito dalla locale ‘ndranghetista di Desio si poggiava su una rete di società di copertura e sulla disponibilità di dipendenti postali, bancari e di imprenditori. Le misure di custodia cautelare sono state emesse dal gip di Milano Simone Luerti. I reati contestati sono: associazione mafiosa, riciclaggio, usura, estorsione, corruzione, esercizio abusivo del credito e intestazione fittizia di beni e società; reati in gran parte aggravati dall’utilizzo del metodo intimidatorio tipicamente mafioso e dalla finalità di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa.
La banca della ‘ndrangheta
“Dobbiamo essere come i polipi, ci dobbiamo agganciare dappertutto, i tentacoli devono arrivare dappertutto, ci sono le condizioni per poterlo fare”. Aveva le idee chiare Giuseppe Pensabene, affiliato alla ‘ndrangheta fin dagli anni 80 e co-reggente della locale di Desio, su come doveva essere organizzata la struttura della sua locale. E in parte il suo progetto si era concretizzato, tanto che l’organizzazione – secondo i magistrati – poteva contare su una banca clandestina. Le casse della “filiale ‘ndranghetista” erano ingrassate dai soldi che arrivavano dal giro di usura e da altri reati e poi erano reinvestiti per acquistare attività economiche, in particolare nel settore dell’edilizia, dei trasporti e della nautica. Ma anche nel settore delle energie rinnovabili, del commercio, della ristorazione e degli appalti pubblici. I capitali accumulati finivano anche nelle banche svizzere o di San Marino per essere riciclati o servivano per il sostegno delle famiglie dei carcerati di ‘ndrangheta coinvolti nell’operazione “Infinito“. E come una banca, l’organizzazione messa in piedi da Pensabene concedeva – a tassi usurai – prestiti a imprenditori, talvolta costretti a cedere le proprie attività agli uomini legati alla locale di ‘ndrangheta. La struttura poteva contare sulla complicità di alcuni dirigenti di banca o di uffici postali corrotti che autorizzavano prelievi di contanti, ovviamente in barba a tutte le norme antiriciclaggio.
L’ex assessore Forza Italia “gestiva la cassa per i detenuti”
Oltre a Pensabene l’altra figura di spicco era quella di Domenico Zema, detto Mimmo, anche lui ritenuto tra i vertici della locale di Desio. Il passato di Zema è emblematico. Sposato con Loredana Moscato – figlia di Giuseppe Annunziato Moscato alias “Peppe”, capo indiscusso della locale arrestato nell’operazione Infinito – è stato arrestato 2000 nell’operazione “Scilla” condotta dal Ros dei Carabinieri di Reggio Calabria nei confronti della cosca Iamonte, ma è stato poi prosciolto da tali reati, ottenendo, nel corso del 2011, la riabilitazione e la cancellazione dalla banca dati dell’arresto. All’epoca del suo arresto, Zema era assessore all’Urbanistica in quota a Forza Italia nel comune di Cesano Maderno (MB), e aveva lasciato la politica per dedicarsi alle costruzioni edili. Secondo i magistrati antimafia di Milano era lui che insieme a Pensabene – che lo definisce “uomo di storia, di fatti, di rispetto, di amicizia, di esperienza, di conoscenze” – coordinava la raccolta di fondi a sostegno dei parenti degli affiliati alla locale finiti in carcere. Zema suggeriva poi a Pensabene come investire le grosse somme di denaro contante e come conservare meglio i capitali. Zema dava inoltre la sua autorizzazione per avviare il giro di usura e minacciava gli imprenditore perché non lavorassero più nella zona di Desio.
Il capo dell’organizzazione
Secondo i magistrati milanesi il vero cardine del sistema era Giuseppe Pensabene, co-reggente della locale, scampato dall’inchiesta Infinito nel 2010. Era lui ad avere allestito la complessa struttura. Pensabene era il dominus: impartiva ordini e dirigeva la complessa struttura assegnando i compiti e dando disposizioni ai diversi associati. Sceglieva come investire il flusso di denaro contante che i suoi soldati estorcevano in Calabria e in Lombardia. Era sempre lui, secondo i magistrati, che fissava i tassi di interesse dei prestiti e il costo del denaro contante venduto. Pensabene si occupava inoltre della gestione dell’ampia rete di società di copertura, alcune usate per creare “schermi” per i capitali illeciti. Controllava la gestione delle attività economiche acquisite e “eseguiva – scrive il gip – personalmente o mandando i suoi collaboratori le estorsioni, alcune delle quali finalizzate a recuperare i crediti, altre a tutelare il prestigio e gli interessi dell’associazione mafiosa“. Infine Pensabene si occupava di mantenere i rapporti diplomatici con altri gruppi criminali lombardi, come quello dei fratelli Martino, Giulio e Domenico, referenti della cosca Liberi, o quello su un gruppo legato alla famiglia Fidanzati, e con Antonio Robertone alias “Ciccio Panza”, esponente di spicco della cosca Mancuso.
La “nuova mafia”
Ma nelle pagine dell’ordinanza emerge una struttura nuova che non porta con sé i tratti tipici delle organizzazioni mafiose. Non ci sono rituali di affiliazione, né gradi, né c’è bisogno di usare armi, eccetto nei casi limite. Una nuova creatura retta dalle intimidazioni contro gli imprenditori, ma anche grazie alla complicità di alcuni di loro. “Per alcuni operatori economici la mafia rappresenta un vincolo, per altri un’opportunità”, scrive il gip. Perché, sempre secondo i magistrati antimafia di Milano, tutti gli imprenditori che entravano in contatto con l’organizzazione di Pensabene conoscevano la sua natura criminale. Ma proprio per questo cercavano di trarne il maggior profitto possibile per le loro attività. E anche quelli che venivano minacciati, non denunciavano i mammasantissima.
FONTE
La mia solidarietà a Beppe Grillo, condannato ingiustamente
Stavolta non posso fare altro che esprimere solidarietà incondizionata a Beppe Grillo, condannato a 4 mesi di reclusione per “violazione dei sigilli” quando si è recato in visita alla Baita Clarea, uno dei presidi No Tav attivi in Val di Susa.
La settimana scorsa anch’io sono stato ospitato in uno di questi presidi, veri e propri centri permanenti di aggregazione dei valligiani. Ne parleremo mercoledì sera nella prossima puntata di Fischia il Vento. La condanna del giudice monocratico di Torino ha colpito, insieme a Beppe Grillo, anche il portavoce No Tav Alberto Perino. Si tratta di iniziative giudiziarie a mio parere sbagliate e controproducenti che nulla hanno a che fare con la doverosa repressione di episodi di violenza e terrorismo. Gad LERNER
Scandalo sanità in Lombardia, Formigoni andrà a processo per corruzione
L’ex presidente della Regione Lombardia e attuale senatore di Ncd Roberto Formigoni è stato rinviato a giudizio con altri 9 imputati tra cui l’ex assessore regionale Antonio Simone e il faccendiere Pierangelo Daccò per il caso Maugeri, uno dei filoni d’inchiesta aperti sul funzionamento del sistema sanità nella regione. Lo ha deciso il gup di Milano Paolo Guidi. Formigoni è accusato di associazione per delinquere e corruzione.
Per lui e per altre 9 persone il processo inizierà il 6 maggio davanti alla Decima sezione penale di Milano. Prosciolto, invece, l’avvocato Mario Cannata, consulente della Fondazione Maugeri.
Cuore del procedimento è lo scambio tra il senatore, allora presidente della Giunta della Lombardia, e gli undici altri imputati. Loro ottenevano provvedimenti ad hoc e una protezione totale nel campo della sanità; lui faceva la bella vita che la Procura di Milano definisce “altre utilità”. Ovvero viaggi e vacanze ai Caraibi, l’affitto della villa Resort ad Anguilla, “l’uso esclusivo” di uno yacht, il pagamento di spese di viaggi aerei per un totale di 18 mila euro e, tra l’altro, un maxi sconto per l’acquisto di una villa ad Arzachena, in Sardegna. Roberto Formigoni, accusato di associazione a delinquere e corruzione, era riuscito a godersi tutti questi benefits in cambio dei favori alla Fondazione Maugeri come rivelato dal Fatto Quotidiano il 19 luglio del 2012. Benefici, che per gli inquirenti, sarebbero iniziati dal giugno del 2007 e terminati nell’ottobre 2011 per un totale di circa 8 milioni di euro.
Tre i “flussi finanziari” contestati dalla Procura: il primo riguarda i milioni di euro che nel corso degli anni sarebbero usciti illecitamente dalle casse dell’ente con sede a Pavia e dall’ospedale San Raffaele, per finire sui conti correnti, in particolare esteri, del faccendiere Pierangelo Daccò (già condannato per l’inchiesta San Raffaele) e l’ex assessore alla Sanità (non durante le giunte di Formigoni, ndr) Antonio Simone, i quali – questo è il secondo flusso finanziario descritto – avrebbero ‘ricompensato’ Formigoni sotto forma di “utilità” e benefits. Il terzo flusso finanziario è stato incasellato dal pm sotto la voce finanziamenti extra Drg (funzioni non tariffabili) erogati dalla Regione Lombardia nei confronti della Fondazione Maugeri e del San Raffaele. E proprio a causa del crack della Fondazione che fu creata da don Luigi Verzè che che i pm di Milano avevano scoperto un iniziale prosciugamento di 56 milioni di euro dalle casse della clinica pavese, attraverso contratti di consulenza fittizi per creare fondi neri e rimpolpare i conti esteri. C’era anche il pagamento per una consulenza per valutare la possibilità della vita su Marte tra i contratti scovati dagli investigatori della Guardia Finanza.
Il 13 aprile 2012 in manette, su disposizione del gip Vincenzo Tutinelli, era poi finiti Simone, Costantino Passerino, Gianfranco Mozzali e Claudio Massimo, rispettivamente direttore amministrativo e consulenti della Fondazione. Per il presidente dell’ente, Umberto Maugeri erano stati decisi gli arresti domiciliari, mentre Pierangelo Dacco’, già in carcere per il caso San Raffaele, era stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare nella sua cella, a Opera.
Le accuse nei confronti di Formigoni arrivarono dopo. Pochi giorni gli arresti però si comprese dove l’indagine andava a finire. ”In questo procedimento i presunti corruttori privati stanno dentro, il presunto corrotto sta fuori e non rende interrogatorio” disse il difensore di Costantino Passerino. Che fu il primo a mettere sulla strada dell’ex governatore gli inquirenti. FONTE
Regione BASILICATA: Marcello Pittella, la rivoluzione fasulla e il popolo fesso
Pittella è un bluff. La rivoluzione è un’altra cosa. E’ rovesciare il sistema creandone un altro. La rivoluzione è chiudere gli enti inutili, scaraventare nel nulla quelli che non funzionano. Mandare a casa i dirigenti incapaci. La rivoluzione è chiudere ogni rapporto con Tecnoparco, pretendere trasparenza nella gestione dell’affare rifiuti in ogni luogo della Basilicata. Rivoluzione è nominare dirigenti regionali che non abbiano già dimostrato di essere incapaci. Rivoluzione è avere un programma politico e di sviluppo chiaro e misurabile. Rivoluzione è prendere dalle palle le compagnie petrolifere e costringerle a rispettare le leggi, costringerle a patti dignitosi col territorio. Rivoluzione è capacità di dare identità allo sviluppo del proprio territorio. Rivoluzione è incendiare la passione per la fiducia nella gente, innescare bombe di ottimismo.
La Rivoluzione è non avere interessi nelle imprese che gestiscono rifiuti, in quelle che fanno falsa formazione. La Rivoluzione è togliere la mani dall’economia e dalla libera partecipazione al mercato. La Rivoluzione è non pretendere di gestire le risorse della Ue in base ai propri interessi elettorali. La Rivoluzione è essere onesti in questa regione di disonesti. Lei questa rivoluzione non la sta facendo. Le chiacchiere si, quelle ne fa molte. Caro presidente Pittella, nulla è più mortificante di una politica che arriva di fronte al futuro senza alcuna idea di come attraversarlo. Lei è di fronte al futuro, ma pretende di attraversarlo con i mezzi e le idee prestate da altri. Nella storia politica e sociale della Basilicata non si è mai vista tanta demagogia, mai visto tanto spargimento di incenso, quanto negli ultimi mesi. Pittella, forse lei non sa che “rivoluzione” significa “rovesciamento radicale di un ordine costituito”. Dopo mesi di suo governo, l’unico rovesciamento è quello dello stomaco dei lucani. Lei ha già fallito, prima di cominciare. E sa perché? Perché lei sarebbe la prima vittima della sua presunta rivoluzione. Lei è rappresentante di quella politica che andrebbe rovesciata. La smetta di prendere in giro i lucani. E i lucani la smettano di farsi prendere in giro da lei. Si dice che lei smetterà di fare il presidente per altri motivi (immagino giudiziari). Io spero che lei smetta di fare il presidente per causa di una ribellione popolare.
Chiarezza sul Fondo di garanzia per le PMI (Sen. Vito Crimi)
“Negli ultimi giorni sono state messe in giro, dai 4 senatori allontanati dal gruppo parlamentare, falsità sul Movimento 5 Stelle con particolare riferimento al fondo di garanzia nel quale versiamo le nostre eccedenze.
Chiarisco una volta per tutte che:
– Il fondo di garanzia su cui versiamo le nostre eccedenze è stato scelto dal gruppo parlamentare liberamente e senza alcuna influenza esterna, chi afferma il contrario afferma il falso consapevolmente e ne risponderà nelle sedi competenti
– Il fondo di garanzia è istituito preso il Ministero dello Sviluppo economico dal 1996, è gestito dallo stesso Ministero con una apposita commissione di cui non facciamo parte e sulla cui composizione non abbiamo alcuna influenza
– Abbiamo scelto un fondo che sia integralmente sotto la gestione dello Stato proprio per evitare ogni tipo di speculazione e una volta versati NON SONO PIU’ NELLA NOSTRA DISPONIBILITA’.
– E’ un fondo di garanzia, quindi serve a garantire presso banche e confidi le richieste di prestito o fidi, per quelle aziende che non potrebbero accedere al credito non avendo alcuna garanzia da mettere davanti: lo Stato si fa garante.
Il fondo di garanzia è stato scelto perché permette un fattore di moltiplicazione dei fondi versati: ad esempio a fronte di 1 milione versato possono essere garantiti prestiti fino a 10 milioni di euro
– I requisiti per accedere alla garanzia sono molto stringenti, chiari e trasparenti, elencati in modo dettagliato sul sito ufficiale www.fondidigaranzia.it (sito attualmente non accessibile) e in ogni caso il M5S non ha alcuna capacità di influenzare le scelte di questa commissione.
A questo link troverete una dettagliata presentazione sul fondo
http://www.aster.it/tiki-download_file.php?fileId=1232
Sicuramente dovremo intervenire adesso sulle banche perché consentano un accesso al credito più semplice, perché facciano sapere ai propri clienti dell’esistenza di quel fondo, perché attribuiscano tassi di interesse inferiori ai crediti garantiti da quel fondo (visto che la garanzia dello Stato è una garanzia forte e spendibile facilmente sul mercato)
Spero di aver chiarito una volta per tutte.
Chiunque diffonderà ancora falsità e illazioni sulla mia persona ne risponderà nelle sedi giudiziarie.”
(Vito Crimi – pagina)
Penati salvato dalla prescrizione. La Cassazione conferma la prescrizione per l’ex presidente Ds della Provincia di Milano.
Prescrizione confermata per Filippo Penati, l’ex presidente Ds della Provincia di Milano finito sotto processo con l’accusa di concussione per le presunte tangenti relative alla riqualificazione delle aree Falck-Marelli dismesse dal Comune di Sesto San Giovanni.
La sesta sezione penale della Cassazione ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso con cui Penati chiedeva di annullare la sentenza di prescrizione pronunciata il 22 maggio 2013 dal Tribunale di Monza. Penati è stato condannato a pagare le spese processuali ed a versare mille euro alla Cassa delle ammende. Il sostituto pg della Suprema Corte, Giuseppe Volpe, aveva, nella sua requisitoria, sollecitato il rigetto del ricorso di Penati. FONTE
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Sono due i lucani nella squadra del governo Renzi: De Filippo sottosegretario alla Sanità, Bubbico riconfermato ll’interno
POTENZA – E’ finita la lunga attesa. Bubbico è stato riconfermato viceministro all’Interno.
E’ cambiato il ministro ma lui è rimasto al suo posto. Mentre De Filippo entra nella squadra di governo come sottosegretario di Stato al dicastero alla Sanità.
Non ce la fa invece il senatore dei Popolari per l’Italia, Tito Di Maggio che pure era dato tra i favoriti a un posto nell’esecutivo di Matteo Renzi. In ogni caso per la Basilicata si tratta di un avanzamento rispetto al governo Letta. Con Renzi infatti rimangono al loro posto Roberto Speranza e e Filippo Bubbico e in più si aggiungono De Filippo e D’Andrea (nominato dal ministro Franceschini Capo di Gabinetto ai beni culturali).
Meglio, per i “colori” lucani era davvero difficile da immaginare.
Qualcosa di simile lo si ricorda nel Governo Prodi quando furono nominati sottosegretari tre lucani: Giampaolo D’Andrea, Mario Lettieri e lo stesso Filippo Bubbico. Ma questa volta va ancora meglio: con Roberto Speranza capogruppo del Pd alla Camera dei deputati e il già citato D’Andrea come Capo Gabinetto di un ministero, la Basilicata a Roma ha fatto poker.
Ovviamente sono state giornate di lunghissime ed estenuanti trattative.
E la parte del “regista” a favore della Basilicata va assegnata senz’altro a Roberto Speranza. Dopo aver rinunciato lui stesso a un posto da ministro ha condotto in prima persona con il fedelissimo renziano, Luca Lotti le trattative in difesa della permanenza di Bubbico nel governo. I fatti gli hanno dato ragione. Speranza ha lavorato ovviamente anche per De Filippo che in verità si è giocato la propria partita anche con il sostegno diretto dell’ex premier Enrico Letta.
I due sono amici da tempi non sospetti e ieri anche se non sono entrati lettiani nel governo pare che lo stesso Letta abbia “garantito” in prima persona per l’ex governatore lucano.
La curiosità: entrano nella compagine di governo gli ultimi due presidenti della Basilicata prima di Marcello Pittella. Bubbico è stato presidente della giunta dal 2000 al 2005. De Filippo è stato governatore lucano per due legislature dal 2005 al 2013. Insomma al governo nazionale sono rappresentati i “capi” degli ultimi 13 anni di legislature regionali di Basilicata. Per Bubbico infine si tratta della terza volta nel governo.
La prima volta con Prodi, poi con Letta e oggi con Renzi. Più “agitato” invece il percorso di De Filippo. In pratica l’ex governatore era in pista di lancio per Roma dal giorno delle proprie dimissioni da presidente della giunta presentate lo scorso 24 aprile. Con Letta premier tutti consideravano la nomina di De Filippo al governo solo una formalità. I tempi invece si sono allungati e sono trascorsi più di dieci mesi. Un’eternità per tutto quello che politicamente è avvenuto in Basilicata.
La curiosità piuttosto è che De Filippo è entrato nel governo solo dopo l’uscita di scena da premier del suo amico Enrico Letta. La politica a volte è sorprendente per certi aspetti. Per il resto con la nomina a sottosegretario alla Sanità c’è un parallelo anche con il passato. De Filippo prima di essere candidato e poi eletto governatore fu assessore proprio alla Sanità. Insomma per certi versi si tratta di un ritorno alle origini. FONTE
L’Ora della Calabria, registrazione shock: «Caccia ‘sta cazz’i notizia sui Gentile»
La registrazione integrale della telefonata tra l’editore dell’Ora della Calabria Alfredo Citrigo e il presidente di Fincalabra, nonché nostro stampatore, Umberto De Rose affinché non uscisse la notizia relativa all’inchiesta sul figlio del senatore Ncd Tonino Gentile, fresco di nomina a sottosegretario alle Infrastrutture. Tra la notte del 18 e 19 febbraio, guarda caso, il nostro giornale non è arrivato in edicola a causa «di un guasto», aveva detto De Rose. Ed invece… Ecco la prova che smentisce lo stampatore e conferma le pressioni di Gentile.
L’intervento di fine seduta del portavoce M5S al Senato Nicola Morra DEL 21/02/2014, denuncia il Senatore Antonio Gentile (Ncd) che fa bloccare l’uscita di un giornale calabrese perchè stava per pubblicare la notizia che vedeva indagato per associazione a delinquere il figlio di un noto politico del posto.