FIRME PER MODIFICA-AGGIUNTA REGOLAMENTO NAZIONALE M5S
Per chi vuole può stamparsi la lettera e farla firmare inviando a mtkoba@alice.it
Fonte Nuova 02/03/2014
Proposta modifica regolamento candidature comunali
Gli attivisti e iscritti nazionali del M5S qui firmatari chiedono con la presente allo staff nazionale, a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio di rivedere una delle regole per l’ammissibilità alle candidature comunali, ovvero un’integrazione, e se necessario di porla in votazione nella rete. La regola che chiediamo di integrare è che in aggiunta al requisito di residenza valga anche quello del domicilio se dimostrato e sempre che l’attività nel meetup sia svolto nel comune dove si ha dimora.
Ciò per dare possibilità a tutti gli attivi del movimento di partecipare ed entrare nelle istituzioni o competere nelle elezioni interne dei meetup. Accade spesso che per problemi personali, economici,di lavoro o studio si ha la residenza in un comune e il domicilio in un altro . Quando ci sono
queste due fattori con il regolamento attuale non ci si può candidare sia nel comune di residenza, perchè non attivi nel territorio, e neppure nel comune dove si vive, e si ha il domicilio perchè benchè attivi come cittadini del M5S non si ha la residenza.
In attesa di un riscontro vi auguriamo un buon lavoro.
FIRME ATTIVI MOVIMENTO NAZIONALE
Maurizio Timitilli (primo firmatario)
Nome Cognome Meetup di appartenenza attivi Firme
UN CONSIGLIO SPASSIONATO A RENZI
“Consiglio a Matteo Renzi di andare ogni tanto nelle scuole superiori del nostro Paese. È facile andare in una scuola elementare e fare un monologo davanti a bambini di sette, otto anni.
Con quelli di 16 e 18 è tutt’altra storia. Io vado negli istituti tecnici e nei licei ogni week end per spiegare il funzionamento della Camera dei Deputati, come vice presidente.
Dopo una breve esposizione in cui spiego ai ragazzi come si vota la cosa più importante che li riguarda (la Legge), si apre un dibattito. È un momento fantastico, c’è una generazione che conosce chiaramente le dinamiche politiche, indignata per il Paese che si ritrova tra le mani e per i comportamenti che certi politicanti assumono.
Nei loro interventi raccontano il Paese che vorrebbero e si chiedono come avere ancora speranza di poterlo cambiare. Non nascondo che molti di loro riescono a mettermi in difficoltà, sono molto critici e sanno cose che non ti aspetti. Alla faccia di chi li definisce “apatici”.
Alcuni mi chiedono anche perché ci ritroviamo il terzo Governo e relativa maggioranza senza passare per il voto dei cittadini.
Vada a rispondere alle domande di questa generazione di studenti magari. Invece di fare passerelle e monologhi. Io domani mattina sarò in una scuola di Frattamaggiore (Na).”
(Luigi DI MAIO Vice Pres. alla Camera – M5S)
Mariano Ferro, Leader dei Forconi, insieme al “nuovo” ed illegittimo Presidente del Consiglio
Signori e Signore ecco a voi il leader della protesta dei Forconi Mariano Ferro insieme al “nuovo” ed illegittimo Presidente del Consiglio in una foto ricordo scattata in occasione della visita di Renzi a Siracusa. Cheeeeese et voila ! Ferro si sarebbe venduto per la modica cifra di 1.500.000 euro. Rivoluzionari da strapazzo. Sveglia siciliani ! Qualche settimana fa, Mariano Ferro leader dei forconi era a spingere Giulia Grillo (m5s) di cingere d’assedio il parlamento per ribaltare il sistema. Ora lo troviamo a braccetto con Rosario Crocetta e Matteo Renzi. Com’è che funziona mariano? Armatevi e partite che io intanto inciucio col potere?
Codici identificativi per le forze dell’ordine: Change.org con il M5S!
Una legge dal basso per il numero identificativo per le forze dell’ordine. I rappresentanti della petizione promossa su Change.org per richiedere il numero identificativo sulle divise delle forze dell’ordine, hanno consegnato al cittadino al Senato Marco Scibona (Movimento 5 Stelle) le oltre 93.000 firme raccolte in questi mesi.
Qui la Petizione
Caso sottosegretari, Grillo: dopo Gentile, ora fuori i 4 indagati del Pd.
Grillo attacca, FUORI GLI INDAGATI, il Pd targato Matteo Renzi e punta l’indice contro i sottosegretari del partito democratico sotto inchiesta. «Alfano ha dato l’esempio, Gentile ha ritirato la sua candidatura a sottosegretario – scrive sul blog -. Questo atto dovuto fa onore all’Ncd, ora il pdxexmenoelle di Renzie
Altri quattro, almeno, sono i casi critici, di cui si è scritto in queste ore. Tutti del Pd. Lo notava anche un’interrogazione del deputato 5 stelle Nicola Bianchi a cui il ministro Maria Elena Boschi ha così risposto perentoria in aula: «Non è intenzione di questo governo chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari solo sulla base di un avviso di garanzia».
Il ministro delle Riforme e dei rapporti col Parlamento, ha spiegato: «L’avviso di garanzia è un atto dovuto a tutela degli indagati per esercitare i diritti di difesa, non è un’anticipazione di condanna». Solo terminato l’iter giudiziario, dunque, Pd e governo, conclude Boschi riferendosi al caso Barracciu, «valuterà se chiedere le dimissioni».
Francesca Barracciu, indagata per peculato nella rimborsopoli sarda, non è però la sola. Con lei c’è l’altro sottosegretario alla cultura Umberto Del Basso de Caro, coinvolto nell’inchiesta sui rimborsi della regione Campania.
Poi c’è Filippo Bubbico, viceministro dell’Interno e rinviato a giudizio per abuso d’ufficio. E c’è Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute, che per l’inchiesta sui rimborsi in Basilicata si era dimesso da presidente della Regione. E ci fermiamo non volendo tirare dentro i ministri, e quindi Maurizio Lupi inquisito dalla Procura di Tempio Pausania per concorso in abuso d’atti di ufficio per la nomina del commissario dell’Autorità portuale di Olbia (Lupi difende la correttezza della nomina contestata).
Poi ci sono i casi più politici, gli “ impresentabili ”, ma non è su quelli che Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, ha acceso il riflettore: «E’ grave» ha detto precisa, «che ci siano inquisiti nel governo». Soprattutto, «in un momento in cui si vuole riformare tutto il sistema del finanziamento pubblico dei partiti e si punta il dito sui rimborsi ai consiglieri regionali e sul loro utilizzo» ha detto da Palermo, «penso sia stato poco opportuno e poco corretto nei confronti di altri esponenti del mio partito, che chi è inquisito per reati riguardanti il finanziamento dei gruppi regionali, sia al governo. Non ne faccio dunque una questione di lotta politica all’interno della coalizione».
Nel Pd però prevale il garantismo, come la conclusione di Boschi dimostra. «Se ci facciamo condizionare nella scelta dei sottosegretari da un avviso di garanzia è un problema», dice Matteo Orfini. Giusto: «Io sono sempre stato garantista, e la storia recente di questo Paese è piena di gente che ha lasciato incarichi e che poi ha dimostrato che non aveva fatto niente». Sì, ma nel caso di Francesca Barracciu, ad esempio, è stato il Pd a ritenere inopportuno che si candidasse, nonostante le primarie vinte, alla presidenza della regione Sardegna: «se Renzi le ha chiesto un passo indietro per l’avviso di garanzia ha fatto male, è evidente. Se lo ha fatto perché riteneva fosse una polemica che indeboliva il Pd nella competizione elettorale è un altro discorso».
Devono rimanere lì, quindi, anche per Orfini, «in alcuni casi è giusto anche quando arriva un rinvio a giudizio. Sulle condanne, anche se in primo grado, è opportuno un passo indietro, ma per il resto…». Per il resto no.
La posizione è confermata dal renzianissimo Ernesto Carbone, deputato «ma fino a ieri», tiene a ricostruire, «avvocato penalista». «Come potrei dire il contrario?» spiega all’Espresso: «Ho studiato che la cassazione è sacra, per il resto per me sei presunto innocente».
Stefano Fassina, invece, aveva preferito non commentare: «lasciamo perdere». Le parole di Rosy Bindi restano quindi lì, appese («io parlo di coerenza») e a disposizione della polemica di Gian Luigi Gigli, deputato dei Popolari: «Ci auguriamo che il Pd voglia ora seguire l’esempio del Ncd invitando i propri sottosegretari chiacchierati a presentare analoghe dimissioni».
Beppe Grillo, ovviamente, si inserisce e dal blog lancia l’hashtag #fuorigliindagatipd: «Alfano ha dato l’esempio, Gentile ha ritirato la sua candidatura a sottosegretario. Questo atto dovuto fa onore all’Ncd, ora il pdxexmenoelle di Renzie non può che seguirne l’esempio».
Per Fabrizio Cicchitto però non c’è bisogno di altri sacrifici: «Per quello che ci riguarda come Ncd anche in questa occasione ci siamo impegnati a svolgere un ruolo positivo per la stabilità del governo. Sono altri a giocare la partita della destabilizzazione e del tanto peggio tanto meglio». fonte
Il Governo Renzi rischia la Waterloo sulle privatizzazioni di Poste ed Enav
Nella seduta pomeridiana del 5 marzo in commissione ottava al Senato, per un solo voto è stata approvata la relazione sui criteri di privatizzazione di Poste Italiane con 10 voti favorevoli contro 9 contrari (assente un membro di Forza Italia, con il quale si sarebbe arrivati alla parità) e con la dura opposizione del Movimento 5 Stelle.
Su Enav la discussione ha prodotto un rinvio del voto sancito dall’imbarazzo del relatore all’estensione del parere favorevole.
Durante la discussione, i senatori del Partito Democratico Ranucci e Filippi hanno dovuto precisare i “rapporti di lealtà al Governo”, come se il Governo fosse una “fede” e non fosse l’esecutore della volontà del Parlamento.
Abbiamo richiesto al relatore del Governo chiarezza nell’affermare che gli 8 miliardi previsti dall’ incasso di queste due privatizzazioni non sono nulla rispetto ai 2100 miliardi di debito pubblico ed ai 50 miliardi all’anno per vent’anni del Fiscal Compact.
Dopo aver ascoltato le parole dell’ex Ministro Saccomanni, il sottosegretario all’economia Baretta ha confermato che Poste Italiane ed Enav verranno vendute per “ridurre” il debito pubblico, ma nel suo intervento ha pure confermato che il prossimo anno si dovrà iniziare a pagare il conto del Fiscal Compact e che le privatizzazioni in atto non basteranno….auspicando, pensate un pò, nuove privatizzazioni: questa volta delle società municipalizzate e di Ferrovie dello Stato! FONTE
Allarme Farmaci per reflusso e nausea, provocano infarti e morte. La Francia chiede il ritiro dal mercato. Ecco quale
Nome del principio attivo: DOMPERIDONE, Farmaco di classe C, a carico del cittadino. Indicazioni farmacologiche: Attenuazione della nausea e del senso di pienezza e pesantezza gastrica; trattamento coadiuvante della malattia da reflusso gastroesofageo; dispepsia; rigurgito.
Effetti collaterali: morte?
E’ allarme in Francia per gli effetti provocati dai farmaci che contengono come principio attivo il domperidone. Con l”obiettivo di tutelare la salute dei pazienti, infatti, l”autorevole rivista francese “Prescrire” lancia un appello per chiedere il ritiro definitivo dal mercato dei farmaci a base di questa sostanza. La decisione di lanciare questa sorta di ultimatum nasce dall”analisi dei risultati di uno studio, pubblicato il 19 febbraio scorso, condotto dal board editoriale della rivista, sui dati di prescrizione di domperidone in Francia nel corso del 2012 e alla stima degli effetti avversi gravi attribuibili all”impiego di questo farmaco. Da alcuni anni è nota l”associazione tra domperidone e rischio cardiaco tanto che l”Agenzia italiana del farmaco aveva già emesso nel 2011 una Nota informativa importante per mettere in guardia gli operatori sanitari.
Nel 2010 erano stati infatti pubblicati due studi epidemiologici sul rischio di aritmia ventricolare, arresto cardiaco, morte improvvisa ipotizzando un collegamento di tali eventi con il farmaco. Il domperidone rientra infatti in quella categoria di molecole capaci di aumentare il rischio di “torsione di punta”, una grave aritmia ventricolare associata al prolungamento dell’intervallo QTc che, se non trattata tempestivamente, porta a morte. Basando la sua analisi sui rimborsi dell”assicurazione medica e sull”incidenza di morte cardiaca improvvisa in Francia, la rivista Prescrire ha calcolato che domperidone è stato dispensato almeno una volta nel corso del 2012 al 7% circa della popolazione francese (tre milioni di adulti) ipotizzando che alla sua assunzione possa essere associato un numero di morti cardiache improvvise comprese tra 25 e 120 in un anno. Da qui l”esortazione a ritirare il domperidone dal mercato, ancora prima di marzo 2014 quando è prevista la pubblicazione di un parere da parte dell”Agenzia europea dei medicinali (Ema) su questa tematica. Utilizzato per il trattamento sintomatico della nausea, del vomito e del senso di pienezza epigastrica, i farmaci contenenti domperidone, a giudizio degli autori di Prescrire, possono essere facilmente sostituiti con prodotti più sicuri tra cui omeprazolo per trattare il reflusso gastroesofageo, consigli sulla dieta o addirittura un placebo. I rischi cardiaci associati all”impiego di domperidone sono ignorati dalla maggior parte dei pazienti che spesso utilizza questo farmaco con disinvoltura.
Fonte: farmacista33.it
La scuola pubblica e la scuola privata al tempo di Renzi
Qualcuno è rimasto favorevolmente colpito dal fatto che il nuovo Presidente del Consiglio Matteo Renzi abbia cominciato il suo discorso alle camere, con cui ha chiesto la fiducia, dalla questione della scuola.
Scelta inusuale, va riconosciuto e naturalmente è d’uopo dire, come si farebbe con tutti, che andrà giudicato sulla base dei fatti. Stando però alle parole, le recenti dichiarazioni della neoministra Stefania Giannini sono peggio che inquietanti. Essa invita il governo a finanziare le scuole private parificate. In sé non è una novità. Come si sa il divieto costituzionale è stato ripetutamente violato dai vari governi che hanno preceduto quello attuale. Ma – ha ragione Nadia Urbinati a rilevarlo – ciò che appare nuova è la motivazione con cui la ministra intende accompagnare la sua scelta.
La ministra fa riferimento alla condizione di bisogno nella quale si troverebbero le scuole private. In effetti negli ultimi anni queste ultime hanno perso studenti – si può calcolare almeno uno su cinque – e quindi “necessiterebbero” di aiuto per i diminuiti introiti. In effetti per il 2013/2014 sono stati stanziati 223 milioni di euro che si aggiungono ai già previsti 260. In tutto fanno 483 milioni di euro con cui il “pubblico” sovvenziona la scuola privata che perde i colpi.
Se si guardano le cose per il loro verso giusto dovrebbe avvenire casomai il contrario. Infatti qui il concetto di “bisogno” appare applicato in modo completamente rovesciato. Se sono le scuole pubbliche, che già versano in condizioni miserande, a dovere accogliere più studenti, dovrebbero essere queste ultime a necessitare con la massima urgenza ed esclusività di nuovi finanziamenti pubblici.
Non cambia il quadro se applicassimo il principio del “merito”, di cui si sente tanto parlare come criterio di valutazione delle strutture scolastiche, spesso del tutto a sproposito. In questo caso se le scuole private perdono studenti non sarà solo per sopravvenute difficoltà economiche delle famiglie, ma probabilmente perché la scuola pubblica, malgrado tutto, si rivela ancora oggi l’opzione migliore proprio sul versante della qualità educativa. La stessa libera scelta in questo campo risulta così garantita dalla struttura pubblica piuttosto che da quella privata. Sappiamo non essere questo il parere della Compagnia delle Opere che più che santi in paradiso ha ministri nel governo, ma ce ne faremo una ragione.
Se dunque tanto dal punto di vista del bisogno, quanto da quello del merito tanta generosità verso le scuole private non appare essere giustificata, quali possono essere i motivi che spingono la ministra Giannini a simili propositi? L’unico che può venire in mente, senza essere nemmeno troppo maliziosi, è il tentativo di porre definitivamente la scuola pubblica e la scuola privata parificata su un piano di assoluta eguaglianza, abbattendo d’un colpo solo la differenza tra pubblico e privato. In questo modo si potrebbe cercare di aggirare la Costituzione, la quale, come si sa, è chiarissima sul punto, peraltro ripreso in pronunciamenti popolari vincenti come quello di Bologna: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Un disegno, mi auguro, da non sottovalutare perché potrebbe essere anche accompagnato con ragionamenti ragionieristici, tipici delle politiche di austerity, in base ai quali uno studente in una struttura privata, benché sostenuta da generosi aiuti pubblici, costerebbe meno alle casse dello Stato di uno che si trova nella scuola pubblica. Un disegno da fare fallire, a meno che non si voglia fare a meno di uno dei pilastri fondamentali che ha retto il welfare state europeo e contemporaneamente di principi di laicità e di pluralismo in campo educativo. Fonte
Mario Mauro: ”Vorrei mandare a fare in culo quelli che l’hanno con l’Europa”
Il mattino televisivo di Rai Tre si apre con l’intervento a sorpresa dell’ex ministro della Difesa – già vicepresidente del Parlamento europeo – senatore dei Popolari per l’Italia, ospite di Agorà
Ministro MAURO di Comunione e Liberazione ci/vi manda a FANCULO !!!
in diretta TV…perche’ crede che siamo contro L’Europa…
Noi del M5S siamo contro questa Europa dei BANCHIERI e Finanzieri…
Vogliamo una Europa dei Popoli e che sia dei cittadini….