LEGGETE E CONDIVIDETE! ADESSO PER IL PD POTREBBE CROLLARE TUTTO! LE FIRME FALSE DEL PD E L’IMBARAZZO DEI VERTICI!
23/03/2017 – Chiamparino chieda ai consiglieri PD coinvolti dallo scandalo firme false di dimettersi subito. In campagna elettorale prometteva massimo rigore e discontinuità rispetto agli scandali di Cota. Ora invece tace di fronte ad una vera e propria spada di Damocle che pende su ben otto consiglieri regionali PD, di fatto lo stato maggiore del partito a Torino e Provincia. La decisione del nuovo presidente del Tar di rinviare al 19 aprile il procedimento amministrativo è un inequivocabile segnale negativo per i vertici del PD.
Se i giudici amministrativi prenderanno in considerazione quanto già stabilito dai colleghi in sede penale non ci saranno vie di fuga.I vertici PD continuano a trincerarsi dietro cavilli e l’amministrazione Chiamparino a disattendere la promesse. Ricordiamo bene quanto affermato dal presidente della Regione a seguito della burrasca che investì il suo predecessore: “Non farò come Cota che ha anteposto l’attaccamento alla poltrona alla legalità”. Pretendiamo coerenza, non i soliti giri di parole in politichese. di Gruppo regionale M5S Piemonte
Bagarre M5s alla Camera sui vitalizi. La protesta fa sospendere la diretta TV. (Prima volta nella storia)
23/03/2017 – Un pomeriggio di bagarre alla Camera sui vitalizi dei parlamentari con tanto di sospensione (prima volta nella storia) della diretta Rai che ogni mercoledì trasmette il Question time con i ministri. Protagonisti del caos i deputati del Movimento Cinque Stelle che prima in Aula e poi in piazza Montecitorio hanno bollato come “una vergogna” la decisione assunta dall’ufficio di presidenza della Camera sulle pensioni. Un crescendo di accuse e polemiche che sfocia anche in un botta e risposta tra la presidente della Camera ed il Movimento. In una nota la Boldrini, senza giri di parole, parla di “comportamento inaccettabile” da parte di alcuni esponenti grillini.
Pronta la replica direttamente dal blog di Grillo in cui si invita la presidente a “chiedere scusa in ginocchio per questo sopruso”. A scatenare la protesta è la decisione (approvata all’unanimità dei presenti) dell’ufficio di presidenza della proposta della Dem Marina Sereni di un contributo di solidarietà nel prossimo triennio sugli “assegni vitalizi e sui trattamenti previdenziali, diretti e di reversibilità, corrisposti ai deputati cessati dal mandato”.
Respinta al mittente invece la proposta targata M5s che aveva l’obiettivo di “parificare la pensione dei parlamentari a quella dei cittadini”. Che l’aria fosse tesa d’altronde lo si era intuito già dal primo pomeriggio in Aula dove, come ogni mercoledì, diversi ministri sono chiamati a rispondere alle interrogazioni dei deputati. Ma i lavori sono interrotti prima del tempo e così anche la diretta televisiva a causa di alcuni cartelli con su scritto “si tengono il privilegio” esposti sotto il banco della presidenza da alcuni grillini.
La disparità – segnalata da Di Maio – tra un normale lavoratore e il parlamentare: con 5 anni di contributi il parlamentare matura il diritto alla pensione a 65 anni mentre gli altri lavoratori a 70; a un lavoratore normale si applica un tetto massimo di base imponibile per cui il reddito oltre i 100mila euro non contribuisce ad accumulare la pensione, regola che non vale per i parlamentari; infine il coefficiente di trasformazione viene rivisto al ribasso ogni tre anni per riflettere l’aumento della vita media attesa ma il Parlamento ha ignorato la revisione 2013 e se continuerà ad ignorare le revisioni, ogni anno gli assegni pensionistici degli onorevoli guadagneranno circa l’1% rispetto alle altre pensioni. Intanto però con la proposta Pd passata ieri si applicherà un contributo di solidarietà per tre anni a partire a carico degli ex deputati titolari di vitalizio. Il contributo sarà del 10% per i vitalizi da 70mila a 80mila euro, del 20% per quelli da 80mila a 90mila euro, del 30% per quelli da 90mila a 100mila euro e del 40% per quelli superiori ai 100mila euro annui. La misura dovrebbe portare a regime ad un risparmio di 2,5 milioni all’anno per le casse della Camera. Per evitare che anche questa misura possa essere esposta a ricorsi (che comunque in molti già si aspettano), si è deciso di prevedere la temporaneità (3 anni) e la finalizzazione (i risparmi andranno in un fondo apposito), in modo da rispettare i paletti imposti dalla Consulta nel 2016.
La protesta si sposta poi al primo piano del Palazzo dove si riunisce l’ufficio di presidenza di Montecitorio. Ma, più che la riunione, ad attirare ancora una volta l’attenzione è il caos che scatena il Movimento Cinque Stelle. Tutti i deputati infatti si accalcano nel corridoio e più di qualcuno tenta (al grido di “vergogna, vergogna”) di fare irruzione nella sala. Da lì la bagarre si sposta di nuovo in Aula – tanto che l’esame del decreto terremoto slitta – e poi in piazza, dove Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista improvvisano un comizio davanti ad un gruppo di manifestanti: “Dopo questo gesto disperato, dopo questo atto politico per mantenere i vitalizi dei parlamentari, sono finiti del tutto. So che andremo al Governo”, è la convinzione del vice presidente di Montecitorio. Ansa.it
Quello che mai ti saresti atteso: le spese di Palazzo Chigi salite di 21,5 milioni di euro
22/03/2017 – Paolo Gentiloni costa più di Matteo Renzi. Zitto zitto ha messo bei muscoloni da premier. Quello che mai ti saresti atteso, è lì documentato dal bilancio di previsione 2017: il nuovo presidente del Consiglio costa più di Matteo Renzi. A Palazzo Chigi quest’ anno si spendono circa 21,5 milioni di euro in più del 2016, e la lievitazione inattesa è tutta nelle spese correnti, che tornano a superare il miliardo di euro con un incremento di 36,3 milioni.
Diminuisce invece il capitolo delle spese in conto capitale (ridotto di 14,7 milioni di euro), perché sono minori le necessità di manutenzione del palazzo.
Ma quel che più conta e fa comprendere la differenza fra i due governi è la notevole lievitazione delle spese del segretariato generale di palazzo Chigi, il cuore pulsante del potere del governo. Lo stanziamento in questo caso passa da 403,57 a 537,9 milioni di euro, con un incremento di 134 milioni. E il grosso dell’ aumento viene dalle spese correnti di funzionamento, che crescono di quasi 100 milioni di euro passando da 275,9 a 375,67 milioni di euro. Cresce il personale dipendente dopo molti anni, e ovviamente aumentano di conseguenza gli stipendi base e i benefit concessi, compresi i buoni pasto. Ma cresce anche il costo diretto e indiretto degli uffici di stretta collaborazione del premier, dei ministri senza portafoglio e dei sottosegretari alla presidenza del Consiglio.
Un aumento che si spalma su tutte le voci di personale, sia quello a tempo indeterminato sia quello provvisorio degli staff. Cresce di 120 mila euro rispetto al 2016 il capitolo degli «stipendi del personale non proveniente da pubbliche amministrazioni, degli uffici di diretta collaborazione del presidente, degli eventuali vicepresidenti (che non ci sono, ndr) e del sottosegretario di Stato-segretario del consiglio dei ministri». Ma aumentano anche i costi indiretti per il personale di diretta collaborazione: 376 mila euro in più per i contributi previdenziali e 125.800 euro per gli oneri Irap.
Aumentano addirittura del 40 per cento i costi del trattamento economico accessorio degli staff di Gentiloni e del sottosegretario Maria Elena Boschi, che passano rispetto a Renzi e al suo sottosegretario Claudio De Vincenti da 2,7 milioni a 3,76 milioni di euro annui. Mentre per i ministri senza portafoglio la crescita è più limitata, passando da 4,5 a 4,8 milioni di euro. In compenso Gentiloni risparmia qualcosina nell’ organizzazione delle visite di Stato in Italia e all’ estero, tagliando 50.469 euro rispetto al budget superiore a 1 milione di euro che aveva Renzi.
Crescono anche i costi del personale fisso, che solo per le retribuzioni di ruolo aumentano di 1,513 milioni di euro (passando da 86 a 87,513 milioni di euro), e di pari passo aumentano i costi Irap e quelli previdenziali sugli stessi assunti. Nella nota integrativa al bilancio di previsione si spiega che complessivamente l’ aumento è di «euro 2.093.700, dovuta all’ assunzione di nuove unità di personale.
In particolare sono stati assunte 4 unità di personale provenienti dalle Province, 36 unità di personale provenienti dal Ministero dello sviluppo economico, 16 unità di personale per l’ esercizio di compiti connessi all’ impiego dei Fondi strutturali europei e al monitoraggio degli interventi cofinanziati dai suddetti Fondi strutturali».
Non ci sono solo i costi del personale, e come già avveniva da anni crescono esponenzialmente le spese per le liti, i contenziosi e gli arbitraggi. In questo caso il premier Gentiloni si porta dietro i problemi causati da Renzi e dalle sue leggi. L’ aumento dei fondi stanziati però è da record: più 180 per cento, e salgono da 50 a 140 milioni di euro. Fra questi – spiega la nota integrativa al bilancio, ci sono anche i contenziosi «per le borse di studio dei medici specializzandi».
Di fronte a tanti aumenti, c’ è invece una riduzione di fondi che proprio nessuno avrebbe atteso: quelli del capitolo per la Protezione civile, che «passano da euro 447.748.405,00 ad euro 371.801.383,00 con una diminuzione complessiva di euro 75.947.022,00 (meno 16,96 per cento)». La nota spiega che «tale diminuzione deriva dalla riduzione che ha interessato gli stanziamenti destinati al Fondo per le emergenze nazionali (cap. 7441) che passano da euro 249.000.000,00 ad euro 240.000.000,00. Inoltre, sul Fondo per la prevenzione del rischio sismico (cap. 7459) non è stata stanziata alcuna risorsa finanziaria». di Franco Bechis
Londra sotto attacco, torna il terrore: c’e’ anche un’italiana tra i 20 feriti
22/03/2017 – Torna il terrore. Londra è sotto attacco. Secondo le prime ricostruzioni diverse persone, almeno 12, sono rimaste ferite a Westminster. Sembra ci siano state almeno due diverse azioni terroristiche, confermate da Scotland Yard, che sono scattate in modo simultaneo intorno al Parlamento britannico. Non è noto sapere, al momento, in che condizioni versino i feriti. Sempre secondo le prime fonti d’agenzie, il primo attacco è avvenuto all’interno del perimetro delle Houses of Parliament, in definitiva all’interno di una delle aree di massima sicurezza del Paese.
Londra sotto attacco, doppio attentato a Westminster
Alcuni testimoni hanno raccontato di un uomo vestito di nero che ha cominciato ad aggredire un agente colpendolo con un coltello. Subito dopo l’assalitore è stato ucciso a colpi di pistola. Non si conoscono le condizioni né dell’agente né del presunto terrorista.
Londra sotto attacco, un’auto investe alcune persone sul ponte
Nello stesso momento avveniva un secondo episodio di matrice terroristica: un’auto ha investito almeno cinque persone che camminavano sul ponte di Westminster. Si tratta di testimonianze raccolte sul posto anche se, di ora in ora, arrivano altre notizie e mentre si sta scrivendo non è noto conoscere le condizioni dei feriti sul ponte che è stato subito chiuso e bloccato al traffico.
Il parlamento è stato chiuso ed i lavori tutti sospesi: deputati e lords e personale amministrativo non possono lasciare le aule dell’antica assemblea parlamentare.
Altre notizie confermano che un agente di polizia è stato accoltellato nel cortile del Parlamento dall’assalitore che era sceso dalla macchina dopo essere passato sul Westminster bridge. A dirlo il leader dei Comuni, David Lidington.
Auto sulla folla sul Westminster Bridge e poi spari nel cortile del Parlamento della capitale britannica. Chiusa l’intera rete della metropolitana della città. Scotland Yard: “È terrorismo”.
Presidente dell’Eurogruppo insulta i cittadini del Sud Europa: “Spendete tutto in donne e alcol”.
22/03/2017 – Bufera sul presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem dopo le frasi sul sud Europa che ‘spende tutti i soldi per alcol e donne e poi chiede aiuto’.
L’olandese “si rammarica” per la sua intervista “non capita”, e affida ad una lunga nota l’interpretazione autentica del suo discorso. Che voleva soltanto ricordare l’obbligo di rispettare i vincoli, da parte di tutti. Ma la bufera, scatenata già ieri dopo il suo rifiuto di scusarsi davanti agli eurodeputati che gliene avevano dato l’occasione, non è destinata a placarsi facilmente.
L’ex premier Renzi lo attacca: ‘Ha perso un’ottima occasione per tacere, prima se ne va e meglio è, perché non merita il ruolo che riveste’. Sulla stessa linea il ministro dello Sviluppo economico Calenda: ‘Sono rimasto molto colpito, non solo sono parole irricevibili ma senza scuse sentite, e chiare, formali e pubbliche” va “messa in discussione la sua permanenza”. Sul caso interviene pure l’ex presidente della Commissione Ue Prodi: ‘Dijsselbloem? Ho percepito un senso di invidia…’. In sostegno di Dijsselbloem invece Schaeuble: ‘Apprezziamo il suo lavoro’.
Frasi sotto accusa – “Durante la crisi dell’euro i Paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i Paesi più colpiti. Come socialdemocratico do’ molta importanza alla solidarietà, ma hai anche degli obblighi, non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto”: a causa di queste parole, pronunciate in un’intervista alla Faz, il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem si ritrova ora al centro di una bufera con i socialisti europei che si chiedono se sia ancora adatto al ruolo che ricopre e il M5S che ne chiede le dimissioni immediate. “Il Presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem – scrive su Facebook Renzi – ha perso una ottima occasione per tacere. In una intervista a un quotidiano tedesco si è lasciato andare a battute stupide – non trovo termine migliore – contro i Paesi del sud Europa a cominciare dall’Italia e dalla Spagna. Penso che gente come Dijsselbloem, che pure appartiene al partito socialista europeo anche se forse non se ne è accorto, non meriti di occupare il ruolo che occupa. E prima si dimette meglio è. Per lui ma anche per la credibilità delle istituzioni europee”.
“Crediamo che sia assolutamente inaccettabile che resti al suo posto, Dijsselbloem ci ha insultato, ha dimostrato di essere sessista, razzista, xenofobo e un imbarazzo per l’Europa. E per tutto questo non può occupare nessun posto europeo”: lo ha detto il premier portoghese Antonio Costa, a proposito della parole del presidente dell’Eurogruppo sui Paesi del Sud che da ieri hanno provocato dure reazioni da parte dei Paesi della zona euro. “Ognuno è responsabile per i suoi commenti”. Lo ha affermato il portavoce del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker a chi gli chiedeva se quest’ultimo condividesse le parole del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem sulla Grecia. “Juncker”, ha ancora ricordato il portavoce, “ha sempre espresso il suo rispetto, la sua simpatia e persino il suo amore per il fianco Sud dell’Europa”.
Il portavoce di Schaeuble, apprezziamo il lavoro di Dijsselbloem – “Schaeuble apprezza il lavoro di Jeroen Dajsselbloem. E noi contiamo sul fatto che l’eurogruppo sia ancora pienamente funzionante per il resto della legislatura”. Lo ha detto la portavoce di Wolfgang Schaeuble, alla conferenza stampa di governo, rispondendo a una domanda sulle diverse richieste di dimissioni, arrivate dopo l’intervista rilasciata alla Faz da Jeroen Dijsselbloem. “Io non do voti alle interviste”, ha aggiunto.
Compromesso raggiunto tra i 27 dell’Ue a pochi giorni dalle celebrazioni sabato dei 60 anni dei Trattati di Roma. Mentre il premier Paolo Gentiloni in una lettera al ‘Messaggero’ parla di una “scossa” che “vogliamo che il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, che celebreremo con i capi di Stato e di Governo della Ue il 25 marzo, sia un’occasione per rilanciare il nostro progetto comunitario e renderlo più adatto alle sfide che viviamo”. Lo scrive il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, in un intervento in apertura di prima pagina del Messaggero, a pochi giorni dall’anniversario del patto che ha portato la “superpotenza tranquilla” a “mostrare tutto il suo potenziale”.
“Ognuno è responsabile per i suoi commenti”. Lo ha affermato il portavoce del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker a chi gli chiedeva se quest’ultimo condividesse le parole del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem sulla Grecia. “Juncker”, ha ancora ricordato il portavoce, “ha sempre espresso il suo rispetto, la sua simpatia e persino il suo amore per il fianco Sud dell’Europa”. “Schaeuble apprezza il lavoro di Jeroen Dajsselbloem. E noi contiamo sul fatto che l’eurogruppo sia ancora pienamente funzionante per il resto della legislatura”. Lo ha detto la portavoce di Wolfgang Schaeuble, alla conferenza stampa di governo, rispondendo a una domanda sulle diverse richieste di dimissioni, arrivate dopo l’intervista rilasciata alla Faz da Jeroen Dijsselbloem. “Io non do voti alle interviste”, ha aggiunto.
L’intervista di Dijsselbloem ha da subito avuto una vasta eco in Spagna tanto che ieri, nella sua audizione alla commissione economica del Parlamento Ue, proprio alcuni deputati spagnoli gli hanno chiesto pubblicamente di scusarsi. Ma il presidente ha resistito, spiegando che nessuno doveva sentirsi offeso, che non è questione di Nord e Sud, ma che vale per tutti la regola che se vuoi solidarietà devi rispettare i vincoli e gli impegni, cosa che “anche l’Olanda a volte non ha fatto”.
Ma la sua spiegazione non è piaciuta al presidente del gruppo dei socialisti e democratici Gianni Pittella: “Non è la prima volta che Dijsselbloem esprime opinioni economiche e politiche che contraddicono la linea della famiglia progressista europea.
Ora con queste parole scioccanti e vergognose alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, è andato molto oltre usando argomentazioni discriminatorie contro i Paesi dell’Europa del Sud. Non ci sono scuse o ragioni per usare un tale linguaggio specialmente da uno che è dovrebbe essere progressista”, ha aggiunto. “Mi chiedo davvero se una persona con queste convinzioni possa ancora essere considerato adatto a fare il presidente dell’Eurogruppo”, conclude Pittella. E il M5S ne chiede le immediate dimissioni, e chiede a Padoan di prendere le distanze.
L’olandese, ministro delle finanze uscente, resterà presidente dell’Eurogruppo fino a che non sarà formato il nuovo Governo, che potrebbe impiegare parecchi mesi a nascere. Sostenuto dai tedeschi, è stato riconfermato nel 2015 per un secondo mandato avendo la meglio sullo spagnolo Luis De Guindos, che punta ancora a prendere il suo posto. ansa
PROCURA: “SCAFISTI SONO GIOVANI BISOGNOSI, NON POSSIAMO ARRESTARLI”
(ANSA) ROMA, 22/03/2017 – Migranti PM, scafisti per necessità, niente fermi. I giovani scafisti costretti dalle organizzazioni criminali a fare da ‘driver’ a natanti carichi di migranti agiscono sotto stato di necessità, per questo non è configurabile per loro il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
E’ la linea della Procura di Catania, contenuta in una circolare del procuratore Carmelo Zuccaro, illustrata dal magistrato durante la sua audizione a Palazzo San Macuto davanti la commissione Schengen. La decisione fa seguito anche a pronunce del Tribunale del riesame. (Ansa)
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CONSIP, Le accuse e la confessione choc di Romeo: “Le gare sono tutte truccate”
22/03/2017 – “Io poi non voglio il male di Bigotti. Facesse quello che cazzo vuole! Ma non rumpete o’ cazz a me!”. Qualche mese fa Alfredo Romeo aveva invitato l’imprenditore Carlo Russo nel suo studio per parlare d’affari, e aveva deciso di sfogarsi. Contro i suoi nemici, contro l’ad di Consip Luigi Marroni, contro coloro che lo vorrebbero fuori dai ricchi appalti di Stato.
L’informativa di Carabinieri e Finanza sull’inchiesta che sta terremotando la stazione appaltante e mezzo Partito democratico nasconde stralci di conversazioni che, uniti ad altri documenti riservati, mostrano con evidenza come Romeo (in carcere per la presunta corruzione del dirigente di Consip Marco Gasparri, l’udienza al tribunale del riesame è prevista in giornata) si sentisse davvero accerchiato. Vittima di un presunto “complotto” dei vertici della società di stato che, a suo parere, favorivano sistematicamente le cooperative rosse. E, insieme a loro, le imprese di quello che l’imprenditore di Cesa considera il suo principale avversario: Ezio Bigotti. Un immobiliarista vicino a Denis Verdini e presunto dominus, a detta di Romeo, di un sistema di potere che in Consip riesce a fare da anni il bello e il cattivo tempo.
Non è un caso che, come scriverà L’Espresso nel numero in edicola domenica prossima, gli avvocati di Romeo abbiano inserito come prova regina nella memoria difensiva un esposto della Romeo Gestioni. Spedito a Marroni ad aprile 2016, dunque in tempi non sospetti, e contestualmente al presidente dell’Anac Raffaele Cantone e a quello dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella. Un atto d’accusa durissimo, su cui risulta che sia l’Antitrust che Anac abbiano aperto due distinti procedimenti.
L’esposto viene scritto subito dopo l’esclusione della Romeo Gestioni dalla gara per il “Servizio Luce” per la pubblica amministrazione. Una commessa da ben 967 milioni divisa in otto lotti, due dei quali inizialmente assegnati allo stesso Romeo. Quando a marzo 2016 l’imprenditore napoletano, eliminato dalla tenzone per tre irregolarità di alcune società a lui consorziate, viene a sapere che uno dei due lotti è stato assegnato proprio a Bigotti decide di passare al contrattacco.
“Dalla documentazione risulta che ben 5 lotti di gara su 8 risultano di fatto aggiudicati ad istanze imprenditoriali che vedono la partecipazione sostanziale di aziende del gruppo Sti, presieduto da Ezio Bigotti”, scrive il legale di Romeo. Che segnala pure come i lotti 5 e 7 siano stati aggiudicati alla Conversion& Lighting srl di Bigotti solo perché a novembre 2015 l’arcirivale ha comprato da Manutencoop proprio l’azienda che era arrivata seconda dietro la Romeo, la Smail spa. “La Conversion& Lighting è al 51 per cento controllata dalla Exitone (altra società di Bigotti) e al 49 per cento dal Consorzio stabile energie locali, già aggiudicatario del lotto 2 e che vede tra i propri consorziati la Gestione Integrata srl. Anche questa partecipata per l’85 per cento da Bigotti “, chiosano i legali di Romeo. “Con tale aggiudicazioni un unico centro imprenditoriale si assicura oltre il 76 per cento del complesso delle attività poste in gara. Un risultato ‘incredibile'”.
Per Romeo, la Consip di Marroni protegge dunque “un cartello permanente”, e ipotizza come “partecipazioni “dubbie” già riscontrate in passato” rischiano di turbare altre gare in futuro. In primis il bando miliardario FM4, dove a suo parere esiste una sorta di “desistenza competitiva” tra Bigotti e Cofely (“le due candidature coprano ben 12 lotti senza mai sovrapporsi se non nell’unico marginale caso del lotto 8)”. La risposta di Marroni arriva dopo un mese, ed è altrettanto diretta: o ti rimangi tutto o faremo una querela.
Qualche mese dopo sarà lo stesso amministratore delegato, però, ad ammettere agli investigatori di aver incontrato Bigotti, su richiesta di Verdini, al ristorante “Al Moro”, per parlare proprio delle gare Consip. Fatto che dimostra che forse i sospetti di Romeo sulla forza politica e i legami del contendente non fossero totalmente infondati. – FONTE
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Forconi, blitz in 7 regioni. “Volevano attuare l’ordine di cattura popolare”
Roma, 22 marzo 2017 – Blitz contro il Movimento dei Forconi. La Polizia sta eseguendo in sette regioni una serie di perquisizioni nei confronti di leader ed esponenti ad Ascoli, Campobasso, Como, Firenze, Latina, Roma, Taranto e Treviso.
Le perquisizioni sono scattate nei confronti di coloro che hanno manifestato l’intenzione di attuare “l’Ordine di cattura popolare”, un documento messo a punto da alcuni degli indagati e definito “fortemente istigatorio” dagli investigatori, nel quale si invitano i cittadini ad arrestare tutti i parlamentari, gli esponenti del governo e il presidente della Repubblica.
Nel mirino anche i responsabili dell’aggressione al parlamentare forzista Osvaldo Napoli, avvenuta davanti a Montecitorio lo scorso 14 dicembre.
Complessivamente gli uomini della Digos hanno eseguito 18 perquisizioni, tutte nei confronti di soggetti appartenenti o vicini al movimento, che hanno mostrato di voler dare seguito a quanto affermato nel documento di 19 pagine denominato ‘Ordine di cattura popolare’. In questo quadro rientra l’aggressione ad Osvaldo Napoli:
il parlamentare fu bloccato fuori dalla Camera da un gruppetto di appartenenti ai Forconi intenzionati ad eseguire “il primo arresto popolare di un politico”.
L’intervento di polizia e carabinieri consentì di evitare conseguenze per Il deputato di Fi e identificare e denunciare 14 persone. Dalle indagini è inoltre emerso che gli indagati hanno depositato in alcuni uffici di polizia l’ “Ordine di cattura popolare” e hanno postato sui social network diversi proclami di rivolta sociale. – FONTE
Pignoramento conto corrente: dal 1° luglio 2017 possibile senza alcun procedimento giudiziario.
22/03/2017 – L’articolo esamina le nuove possibilità attribuite, con decorrenza dal 1° luglio, all’Agenzia delle Entrate Riscossione, il nuovo ente strumentale all’Agenzia delle Entrate che sostituirà Equitalia. Tale ente potrà accedere alle banche dati INPS e potrà pignorare i conti correnti in maniera diretta senza alcuna autorizzazione del giudice. Sono anche analizzati i mezzi di tutela del contribuente.
Si ampliano i poteri del Fisco in materia di controllo delle disponibilità liquide dei contribuenti. Difatti, dal 1° luglio 2017, l’Agenzia delle Entrate che incorporerà l’attuale Equitalia potrà consultare l’Anagrafe tributaria e procedere al pignoramento dei conti correnti direttamente senza attivare alcuna procedura di autorizzazione. Ed inoltre potrà consultare le banche dati dell’INPS per acquisire le informazioni relativi ai rapporti di lavoro per pignorare stipendi, indennità ecc. È questo in sintesi quello che si evince dalla lettura dell’articolo 3 del D. L 193/2016 convertito nella Legge n. 225/2016. Analizziamo nei termini la questione.
Ai sensi dell’art. 1 del Decreto Legge n. 193/2016 citato, con decorrenza dal 1° luglio 2017 scomparirà l’ente di riscossione Equitalia e prenderà il posto di questo un ente strumentale all’Agenzia delle Entrate di carattere pubblico ma economico che sarà sotto il controllo diretto del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Tale ente succederà a titolo universale in tutti rapporti giuridici attivi e passivi, nonché in tutti i giudizi processuali in cui è parte Equitalia. A dire il vero, il citato ente diventerà l’Agente della Riscossione e sarà dotato di tutti i poteri previsti dal D.P.R. n. 602/73.
Difatti, nell’ambito dell’articolo 3 del D.L. 193/2016 che potenzia i poteri dell’Agenzia delle Entrate in materia di acquisizione delle informazioni concernenti i rapporti di lavoro presso le banche dati dell’INPS per poter pignorare gli stipendi, i salari ed altre indennità dei contribuenti, nonché di utilizzare le informazioni derivanti dalla consultazione dell’Anagrafe tributaria anche ai fini della riscossione, vi è un’estensione di tali poteri al nuovo ente Agenzia delle Entrate – Riscossione.
Nella procedura ordinaria, di norma il creditore, al fine di soddisfare il suo credito, nel momento in cui decide di attivare il pignoramento del conto corrente presso un istituto bancario, che rappresenta il terzo, per attivare il c.d. pignoramento presso terzi deve essere autorizzato dal tribunale. Sostanzialmente, prima deve notificare l’atto esecutivo, ad esempio la sentenza, successivamente deve notificare l’atto di precetto, mediante il quale intima il debitore ad assolvere al pagamento entro il termine di dieci giorni dalla notifica dell’atto. Trascorsi dieci giorni senza che il debitore paghi, il creditore può notificare l’atto di pignoramento sia al debitore e sia alla banca per un importo uguale a quello risultante dall’atto maggiorato del cinquanta per cento. Nel momento in cui la banca riceve la notifica dell’atto di pignoramento dovrà: 1. bloccare le somme del conto corrente e lasciarle disponibili fin quando il giudice non si pronuncia; 2. rendere al creditore, la dichiarazione del terzo, mediante la quale comunica che le somme pignorate sono disponibili sul conto corrente. Nell’atto di pignoramento è indicata inoltre la data dell’udienza; in tale data il giudice, dopo aver appurato quanto detto nella dichiarazione resa dalla banca, disporrà che quest’ultima versi le somme accantonate al creditore.
Il pignoramento delle somme in caso di cartelle esattoriali
Il discorso e la procedura cambiano nel momento in cui a riscuotere i soldi è il Fisco. In tal caso non è richiesta l’autorizzazione del giudice. Il procedimento che si applica è quello previsto dall’art. 72-bis del D.P.R.602/1973. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione nel momento in cui notifica la cartella di pagamento, essendo un atto esecutivo equiparabile al precetto, non deve promuovere la citazione in giudizio del terzo e attendere l’udienza ma potrà pignorare il conto corrente, decorsi i 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento. Nella prassi l’ente di riscossione notifica l’atto di pignoramento in primis all’istituto bancario e dopo al debitore, invitando quest’ultimo a pagare l’importo entro il termine di 60 giorni. Se il debitore non assolve al pagamento della somma dovuta entro il termine citato, il Fisco richiederà alla banca di versargli l’importo senza attendere alcuna autorizzazione da parte del tribunale. Come si può notare è un procedimento abbastanza celere che non richiede dei tempi lunghi. – FONTE