Umbria, Presidente Marini e privilegi della casta: rinuncia a qualcuna delle sue tre future turbopensioni?
15/04/2015 – A 24 ore dal nostro pubblico appello e a 15 giorni dalla presentazione delle liste per le elezioni regionali, il Movimento Cinque Stelle non ha ricevuto ancora alcuna risposta ufficiale dai partiti in merito all’esibizione dei certificati penali da parte dei candidati consiglieri.
In attesa, nell’ambito dei concreti sforzi volti alla moralizzazione della politica, oggi domandiamo altro. E lo facciamo direttamente nei confronti della presidente uscente:
Catiuscia Marini, rinuncia a qualcuna delle sue tre future turbopensioni, tra cui i due vitalizi dell’Europarlamento e del Consiglio Regionale? Questa è una richiesta a Cinque Stelle.
Leggiamo dalle cronache e in numerose pubblicazioni scomode che, oltre ai vitalizi, la signora Marini dal 2008 è in aspettativa dal suo ruolo di dirigente Legacoop, peraltro esercitato per pochi mesi. Sarebbe interessante conoscere lo stipendio lordo di allora, così da poter calcolare la montagna di contributi figurativi fin qui versati dallo Stato –cioè da tutti noi- visto che la legge in questi agevolatissimi casi prevede solo una minima contribuzione da parte dell’interessata.
In un’Italia in cui, esclusi gli ex dipendenti pubblici, il 47% degli assegni è pari o persino inferiore alla pensione minima -502 euro- questo presidente, tra vitalizi e contributi figurativi di matrice largamente pubblica, si ‘candida’ invece a incassare cifre non lontane dai € 10.000/mese, grazie al combinato disposto di tale tripletta di turbopensioni, ottenute anche grazie a soli cinque anni di mandato politico-elettivo contro i 40 e oltre di lavoro del comune cittadino.
Situazione agli antipodi pure rispetto a quanto riservato ai giovani di oggi: un dipendente trentenne con un reddito netto mensile pari a mille euro, con vari ‘salti’ contributivi otterrebbe appena 408 euro netti il mese, sotto il livello minimo attuale. Un autonomo scenderà addirittura sotto i 350 euro/mese, come da schema:
Pensioni, quanto prenderemo (davvero) I minimi? Anche sotto i 500 euro. I conti in tasca a chi ha oggi trenta, quaranta e cinquant’anni: se si accumulano pochi contributi, in futuro non ci sarà più l’integrazione al minimo che oggi lo Stato assicura a tutti.
Una pensione da 502 euro al mese non è certo invidiabile. Eppure per molti lavoratori, l’attuale minimo sindacale della previdenza rischia di essere solo un miraggio. Anche se il vitalizio sarà molto basso in futuro non si aprirà più alcun paracadute, la famosa integrazione al minimo da parte dello Stato è già andata (è il caso di dirlo) in pensione. Così, ad esempio, un dipendente trentenne che oggi ha un reddito netto mensile di mille euro e che accumulerà forti buchi contributivi, prenderà appena 408 euro netti il mese, cioè quasi cento in meno della soglia minima attualmente in vigore. Un autonomo nella stessa situazione arriverà ad appena 341 euro netti il mese.
Il Movimento Cinque Stelle domanda pertanto alla presidente uscente di rinunciare espressamente a una parte consistente di questi vergognosi privilegi, oltre ai numerosi altri di cui parleremo nei prossimi giorni.
Al riguardo intendiamo ottenere un’assunzione scritta di impegno solenne dinanzi a un notaio di sua scelta, cosicché costei possa agevolmente restituire in futuro tali denari a beneficio di una collettività sfibrata e delusa. – FONTE M5S Umbria
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