Banca Popolare di Bari, l’ennesimo disastro bancario
in Ambiente e salute, Cronaca, Cultura, Curiosità, Democrazia diretta, Economia, Esteri, Eventi cinema e musica, Lavoro, Lavoro e Occupazione, Lavoro e Occupazione, Parlamento Europeo, Politca, Puglia, Regioni, Sport & Motori, UNCATEGORIZED / by admin / on Settembre 6, 2017 at 5:53 am /
05/09/2017 – Acquisizione Banca Tercas, vertici della Popolare di Bari indagati. Pm pugliesi al lavoro da mesi. In Abruzzo tutto tace. Indagati i vertici della Banca Popolare di Bari per episodi che risalgono al periodo 2013-2016 quando la BpB acquistò Tercas-Caripe. Le ipotesi di reato sono associazione a delinquere, truffa, ostacolo alla vigilanza e maltrattamenti Nei giorni scorsi la procura di Bari ha notificato la proroga a sei indagati: si tratta del responsabile della linea contabilità e bilancio della Popolare Elia Circelli, del dirigente dell’ufficio rischi Antonio Zullo, del presidente Marco Jacobini, dell’allora direttore generale Vincenzo De Bustis, ex amministratore delegato di Mps e Deutsche Bank Italia, e dei due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi. A carico di Marco Jacobini e dei suoi due figli si ipotizzano anche i reati di concorso in maltrattamenti ed estorsione. De Bustis, invece , è accusato solo di maltrattamenti. La Banca Popolare di Bari conta ad oggi 400 filiali in tutta Italia. La maggioranza (101 sportelli) si trova diversamente a quanto uno potrebbe pensare proprio in Abruzzo dopo l’acquisizione di Tercas e Caripe. Si tratta del gruppo bancario con più sportelli sul nostro territorio e dunque le notizie che arrivano dalla Puglia dovrebbero indurre a più di una riflessione specie in un momento in cui sorgono moltissimi sospetti a carico della vigilanza bancaria con Bankitalia sotto inchiesta e con numerose procure che indagano sul salvataggio delle “magnifiche” quattro tra cui Carichieti (altro capitolo oscurissimo grazie ai legami promiscui con politica e istituzioni). I fatti al centro di questa nuova indagine – riporta l’edizione barese de La Repubblica – risalgono al periodo 2013-2016 quando la BpB acquistò Tercas, la Cassa risparmio di Teramo, e Caripe. La Banca Popolare di Bari, dopo il commissariamento durato circa due anni, rilevò, con il placet di Bankitalia, l’istituto abruzzese che, con la controllata Caripe, era già presente in ben cinque regioni -con 165 sportelli ed un totale di 1.200 dipendenti. (FONTE)
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La Banca Popolare di Bari non “può crollare”, altrimenti sarebbe un disastro per l’intero territorio, i 70mila azionisti e i 3500 dipendenti. Così dicono negli ambienti della finanza e della politica dopo che la magistratura ha aperto una inchiesta su presunte voragini nascoste nei bilanci di questa banca. Voragini che, stando alle accuse dei giudici, sarebbero frutto di gestioni irregolari, prestiti anomali, acquisizioni di altri istituti decotti. Se fosse così, saremmo di fronte a un nuovo caso Monte Paschi (o popolari venete).
Lo schema sarebbe sempre lo stesso: finanza e politica che si scambiano favori con le risorse dei correntisti, banche che chiudono le porte del credito ai comuni cittadini, ma che non hanno alcuna remora ad aprire il portafoglio per finanziare i progetti fallimentari degli amici degli amici e speculazioni ardite. Tanto chi dovrebbe vigilare – Bankitalia e Consob – non vigila. E a pagare non saranno mai loro, ma i risparmiatori e i contribuenti.
La Banca Popolare di Bari “non può crollare”? Siamo di fronte a un nuovo salvataggio di un istituto italiano? Beh, se così sarà, sia chiaro: le tasche di risparmiatori e contribuenti non si toccano. E chi eventualmente ha sbagliato, dai vertici della banca a chi doveva vigilare, deve pagare.
È ora di dire basta alle nuove, famigerate regole europee sui fallimenti bancari, votate da PD e Forza Italia, che hanno dimostrato di essere controproducenti per il sistema bancario italiano e che colpiscono duramente chi colpe non ne ha: risparmiatori e contribuenti, per l’appunto. È ora di inasprire le pene per i manager che mettono in ginocchio gli istituti di credito. Sono questi i punti su cui il MoVimento 5 Stelle sta portando avanti una dura battaglia a Roma e a Bruxelles.
L’UE nei prossimi mesi affronterà le revisioni dei due provvedimenti europei che regolamentano i fallimenti bancari e i requisiti di capitale. Il M5S sta già proponendo misure per stralciare il bail-in e orientare i requisiti di capitale verso i prodotti finanziari, invece che sul credito all’economia reale.
Inoltre, il MoVimento 5 Stelle ha anche deciso di tutelare migliaia di risparmiatori danneggiati attraverso un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, poiché ogni cittadino ha diritto al rispetto dei suoi beni e il diritto di proprietà si applica anche con riferimento alle azioni ed alle obbligazioni bancarie. Il ricorso è finanziato coi tagli degli stipendi dei portavoce. – FONTE
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