Reggia di Caserta, è “Cosa loro”: dozzine di Ville all’interno della Reggia a ex-dipendenti ed eredi affittate a 15 -20 euro al mese
08/03/2016 – Ancora scandalo, la Corte dei Conti indagan su una dozzina di Ville all’interno della Reggia Vanvitelliana assegnate a prezzi ridicoli di 15 – 20 euro almese ad ex dipendenti ed eredi, niente bollette e tutto a disposzione per la lro privacy compreso le loro feste private nei giardini del complesso.
Il polverone alzato dai sindacati che accusano il direttore Felicori di essere troppo stakanovista: “Se lui lavora fino a tardi nel suo ufficio, quella parte della Reggia non si può blindare”. La risposta: “Ma per piacere, facciamola finita…”, forse per nascondere truffe molto più articolate. L’articolo dell’inchiesta del corriere:
C’è chi prima di rientrare a casa fa un salto al Real teatro di Corte e chi invece approfittando del bel tempo passeggia per i giardini della Reggia di Caserta per digerire il pranzo. Non parliamo di supermilionari a cui tutto è concesso ma degli ex dipendenti della Reggia borbonica, dichiarata “bene dell’umanità” dall’Unesco.
Dodici privilegiati a cui è stato concesso di abitare gli spazi regi. Ma guai a chiamarli “custodi”. «Siamo operatori amministrativi», ribattono. O meglio, erano. Perché ormai quasi tutti sono andati in pensione. Gli alloggi, però, li hanno conservati. E tramandati. Come quello che è proprio accanto al teatro reale che citavamo prima. «Ci abitano un fratello e una sorella, il padre era un custode come mio padre e dopo la morte lo hanno ereditato loro. Hanno uno degli appartamenti più belli perché affaccia sul cortile interno della reggia». A parlare è la figlia di uno degli inquilini a cui l’Amministrazione della Reggia di Caserta ora ha rinnovato lo sfratto. Già, perché un primo invito a sloggiare lo aveva consegnato nel 2014. Quasi tutti fecero ricorso. «Era giusto tentare. Quanto meno, con i tempi della giustizia in Italia, abbiamo guadagnato qualche altro anno qui», continua la ragazza. Anche lei, fatalmente, lavora nella struttura vanvitelliana.«Negli anni sono stati fatti vari tentativi ma puntualmente non si è mai riusciti a mandarli via» aggiunge Leonardo Ancora che si occupa del settore Architettura per la Soprintendenza. Ha l’ufficio al terzo piano della Reggia. Precisa che non si tratta di abusivi ma di “sine titulo”, ossia persone che sono entrate in possesso delle case con un regolare contratto ma che l’Amministrazione non ha più rinnovato. Non a caso la Corte dei Conti sta indagando per danno erariale.
Le mensilità che pagano, in realtà, non possono essere definiti “affitti” ma “indennità di occupazioni”. Un modo elegante per dire che lo Stato è a conoscenza dell’irregolarità ma, impossibilitato a ripristinare la legalità, chiede una somma di denaro. Quanto? «Dalle verifiche che ho fatto io si va da un minimo di cinquanta euro a un massimo di poco più di cento euro al mese» dice Ancona che si sta occupando della vicenda da due anni, ossia da quando è responsabile di questo settore. Prima di lui una serie di avvicendamenti nella gestione del patrimonio che è andata dall’Agenzia del Demanio al ministero per i Beni Culturali. Nessuno è mai riuscito nemmeno ad adeguare i canoni. Un tentativo fu fatto due anni fa. Chi pagava 50 euro doveva pagarne 400 e chi versava 100 euro avrebbe dovuto aggiungerne altri 700. Ma niente da fare. E ancora oggi gli inquilini non hanno intenzione di andare via da quegli alloggi.
La signora Marisa è la moglie di un ex custode, deceduto qualche anno fa. Lei abita le stanze borboniche alle spalle della Peschiera grande. È un enorme specchio d’acqua dove Ferdinando IV si esercitava nella “milizia navale” e nella pesca. Si offende quando le chiediamo se è vero che paga cinquanta euro al mese di fitto. «Ma chi le dice queste bugie? Io pago ben 84 euro al mese. Li pago ogni due mesi perché la banca prende 3,50 euro per ogni bonifico». Ci mostra i bollettini e le fatture dei lavori di ristrutturazione. «Ho pagato tutto di tasca mia e ho dovuto pure tinteggiare le pareti come dicevano a palazzo Reale, non certo a gusto mio». E quando le facciamo notare che è destinata ad andare via, la risposta non può essere più chiara: «Vorrà dire che prima di andare via distruggo tutto, non gli lascerò niente». La seguono altri inquilini. «Andare via da qui? Nemmeno se mi vengono a prendere con la forza, sono anche invalida al 70%, ci provassero. E poi perché dobbiamo andare via, che cosa ci devono fare qui? Ci abitiamo da sessant’anni» dice la vicina di casa. Lamentano le spese alte per i riscaldamenti. Ogni appartamento è di tre vani con accessori. Uno è stato lasciato libero da poco. «Hanno trovato un’altra casa e sono andati via» dicono. C’è un grande ingresso con il salottino, due stanze da letto, un bagno e la cucina.
Tutte le stanze affacciano sui giardini reali. O quello che resta. Perché sono stati trasformati in depandance, cortili con tanto di amaca e sedie a dondolo, tavolini con sedie. C’è chi ci ha costruito sopra addirittura un box per l’auto. Su altre porzioni dei giardini hanno coltivato. Vediamo spuntare finocchi, pomodori e melanzane. Poco più avanti c’è un allevamento di galline.
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