Indagato Letta da 10 mesi. E nessuno ne parla
Gianni Letta è indagato da dieci mesi per il business dell’immigrazione. Nessuno però lo sa (o lo scrive). Lo ignora persino il magistrato che dovrà occuparsi di lui. Si chiama Francesco Greco (solo omonimo del procuratore aggiunto di Milano) e lavora da poche settimane a Lagonegro, un comune di 5 mila abitanti in provincia di Potenza, dove la Procura più piccola d’Italia, con un solo pm che fa contemporaneamente il capo reggente e il sostituto, dovrà decidere la sorte dell’uomo più potente del governo dopo Silvio Berlusconi. Con “Il Fatto quotidiano”, che gli chiede notizie sullo stato del fascicolo, Greco cade dalle nuvole. Eppure nel luglio scorso il dossier Letta è stato destinato al suo ufficio dalla Cassazione, dopo un surreale conflitto di competenza fra i magistrati di Roma e Potenza. Tutti però si sono dimenticati di dirgli che sulla sua scrivania sta per arrivare una valanga di informative, corredate da mesi di intercettazioni. Carte che accusano il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in concorso col capo del dipartimento Immigrazione del ministero degli Interni, Mario Morcone, e con alcuni manager de “La Cascina”: una holding di cooperative da 200 milioni di euro di fatturato, braccio secolare di Comunione e Liberazione a Roma, nata come mensa per gli studenti della Capitale, che oggi controlla ospedali, hotel a 4 stelle e ristoranti di grido (come il Pedrocchi di Padova e Le Cappellette di Roma), dove i clienti vip lasciano sulle pareti la loro foto accanto alla dedica di Giulio Andreotti. Letta è sotto inchiesta per reati piuttosto pesanti: abuso d’ufficio (fino a 3 anni di carcere), turbativa d’asta (fino a 2), truffa aggravata (fino a 6)
Leggi tutto l’articolo dalla fonte originale, Tratto dal fattoquotodiano del 23/sett./2009