Nell’aprile del 1993 gli italiani vennero chiamati a votare su un referendum promosso dal partito radicale, per abrogare le norme sul finanziamento pubblico ai partiti.
Il risultato fu schiacciante: il 90,3% degli elettori votanti (pari al 77%) decise di abrogare le norme.
In sostanza il popolo manifestò in maniera netta la sua volontà acché i partiti non percepissero più alcun finanziamento pubblico.
Ma ovviamente la casta non si diede per vinta…! E di lì a poco, infatti, in barba alla volontà popolare, rimediò alla grande al brutto colpo subito:
Nello stesso anno (!), ossia nel dicembre del 1993, il Parlamento aggiornò con la legge n. 515 del 10 dicembre 1993, la già esistente legge sui rimborsi elettorali, definendoli “CONTRIBUTO per le spese elettorali”!!!
Eh si, avete capito proprio bene: quello che prima si chiamava “RIMBORSO” venne chiamato “CONTRIBUTO”: capito che fenomeni?!?!
Il … contributo venne applicato subito, a partire dalle imminenti elezioni del 27 marzo 1994. Per l’intera legislatura vennero erogati in un’unica soluzione 47 milioni di euro.
Ma qui viene il bello…
Infatti, dopo un successivo intervento con legge n. 2 del 2 gennaio 1997, vi fu un’ulteriore legge, la n. 157 del 3 giugno 1999, definita “Nuove norme in materia di RIMBORSO delle spese elettorali e abrogazione delle disposizioni concernenti la contribuzione volontaria ai movimenti e partiti politici”. SI SI, avete capito proprio bene, si riutilizzò la parola RIMBORSO, visto che tanto ormai erano belli che decorsi i 5 anni dal referendum del 93.
Con questa “geniale” legge venne reintrodotto un finanziamento pubblico completo per i partiti. La legge 157 prevedeva in particolare cinque fondi: per elezioni alla Camera, al Senato, al Parlamento Europeo, Regionali, e per i referendum, erogati in rate annuali, per 193.713.000 euro in caso di legislatura politica completa (l’erogazione veniva interrotta in caso di fine anticipata della legislatura). La legge entrò in vigore con le elezioni politiche italiane del 2001.
La normativa venne rimodificata dalla legge n. 156 del 26 luglio 2002, “Disposizioni in materia di rimborsi elettorali”, che trasformò in annuale il fondo e abbassò dal 4 all’1% il quorum per ottenere il rimborso elettorale. L’ammontare da erogare, per Camera e Senato, nel caso di legislatura completa più che raddoppiò, passando da 193.713.000 euro a 468.853.675 euro.
Infine, con la legge n. 51 del 23 febbraio 2006, si stabilì che l’erogazione era dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, INDIPENDENTEMENTE dalla sua durata effettiva. Con quest’ultima modifica quindi l’aumento divenne esponenziale. Con la crisi politica italiana del 2008, infatti, i partiti iniziarono a percepire il doppio dei fondi, giacché ricevettero contemporaneamente le quote annuali relative alla XV Legislatura della Repubblica Italiana e alla XVI Legislatura della Repubblica Italiana.
VIVA L’ITALIA!!