Amatrice, è tutto un furto: spazzolati anche i milioni donati dal Giappone! E le casette in legno? Sapete chi ci vive?

26/09/2017 – «Meglio se non parlo, guardi. Ma tanto gli occhi ce li ha pure lei, no?». Anna fuma una sigaretta sulla veranda della casetta di legno che occupa col marito da giugno. Ha sempre vissuto qui, ad Amatrice, «poi quella notte ci siamo ritrovati senza più una casa. Abbiamo dormito in macchina, poi in tenda, poi in una casa a Poggio Castellano, poi c’ è stata l’ altra scossa e abbiamo ricominciato: auto, tenda, e ora almeno ci hanno dato questa casetta. Dove sono i milioni degli sms? E che, devo saperlo io?».

La nuova polemica lanciata dal sindaco, Sergio Pirozzi, sul destino dei 33 milioni di euro raccolti con gli sms solidali all’ indomani del sisma che ha piegato Amatrice, Arquata, Accumoli e gli altri comuni del cratere è solo una goccia in un mare di sconforto per i tanti che aspettano ancora che le parole e le promesse arrivate in elicottero insieme ai vertici dello Stato alla fine di agosto dello scorso anno si trasformino in qualcosa di concreto.

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Restano una città in macerie e le storie di chi, tra queste rovine, vuole continuare a svegliarsi ogni giorno, perché è casa. «Mai andata via in 61 anni, sono amatriciana», spiega Carmen Bizzoni, che indossa la felpa rossa con la scritta blu «Amatrice». «Qui – spiega – avevo due case, ora inagibili, da abbattere. Adesso io e mio marito viviamo a Rieti, mia madre sta qui in una casetta, mio padre nel frattempo è morto, mio fratello vive in una baracca». Una diaspora familiare come danno collaterale del sisma.

«Lavoravo all’ Alberghiero. Ci hanno trasferito a Rieti assicurandoci che per il successivo anno scolastico, quello appena cominciato, saremmo già tornati qui. Non è successo. Abito ancora a Rieti e mi faccio 90 chilometri almeno due volte a settimana per venire a trovare mia madre». E gli sms non sembrano il primo problema.

«Io – sbuffa la donna – sono dipendente della regione Lazio. Eravamo in 13 a lavorare all’ Alberghiero, tutti trasferiti d’ imperio e senza un centesimo di incentivo, altro che aiuti. Abbiamo chiesto almeno ci fosse un anticipo sulla liquidazione, soldi nostri, e ci hanno risposto picche. E anzi, per un cavillo burocratico, prendiamo 200 euro in meno al mese in busta paga. Pensa che mi stupisca la sparizione dei soldi degli sms? Anzi, posso aggiungere un nuovo giallo? Nell’ autunno scorso un gruppo di ristoratori giapponesi che erano stati mesi prima ospiti dell’ Alberghiero per imparare l’ amatriciana sono tornati qui, consegnando alla regione Lazio 980mila euro che avevano raccolto per la ricostruzione dell’ Alberghiero. Dove saranno?».

E dove saranno i soldi che servono per i lavori di restauro delle cosiddette «case B», quelle inagibili ma riparabili? Se lo chiede Roberto, affacciandosi sulle macerie che ancora ricoprono quello che un tempo era il centro storico di «uno dei borghi più belli d’ Italia», come si ostinano a ribadire i cartelli all’ ingresso del paese. «Casa mia è lesionata. Ma i fondi per ristrutturare non ci sono. Però io alla casetta non ho diritto. Per restare qui mi sono dovuto costruire di tasca mia una casa prefabbricata di 18 metri quadrati, e sono in tanti nelle mie condizioni. Sono passati tredici mesi, ma così come si fa a far rinascere un paese raso al suolo?».



Non c’ è ombra di ottimismo nemmeno nelle parole di Jessica Gabrielli, barista nell’ unico caffè aperto nel centro della cittadina, a pochi passi da quel che resta della chiesa di Sant’ Agostino. «Certe polemiche nemmeno le seguo più», attacca scuotendo la testa, a proposito della denuncia di Pirozzi. «In questa storia non salvo nessuno, tutti, dal sindaco ai vertici dello Stato, hanno responsabilità. Io avevo una casa e un bar lungo il corso, non esistono più, e nessuno mi ha dato un singolo euro finora. Meno male che dicevano che si sarebbe dovuto ripartire dai giovani».

Come lei, che almeno ora ha avuto una casetta. «Ci si sta meglio che in camper, certo. Ma tra i miei vicini io vedo gente che in 25 anni ad Amatrice non ho mai visto, come mai gliel’ hanno data? E mio padre, che ha due case inagibili, invece non ne ha diritto. Ma di che cosa stiamo parlando?». – FONTE

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