“300mila euro in pubblicità, basta che non rompiate troppo le balle sul nostro compost”

12/06/2019 – “Spendiamo tanti soldi sui giornali per convincere della bontà di quello che stiamo facendo” – è quello che racconta Angelo Mandato, il patron veneto di un impero costruito sui rifiuti, in un incontro riservato con Fanpage nel quale viene intavolata una trattativa per un investimento pubblicitario da 300mila euro sul giornale. “Peccato che la generosa offerta – scrive il giornale che ha documentato con una videocamera nascosta gli incontri – arrivi proprio all’indomani della nostra richiesta di intervista ai vertici delle società di Mandato durante un’inchiesta sul compost in Veneto”. E sia destinata a fare in modo che la testata “non rompa troppo le palle” con un’inchiesta durata un anno,che dimostra come sui terreni sia finito tanto, troppo compost con frammenti di plastica, vetro, idrocarburi pesanti.

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Scrive l’autore del servizio di Fanpage “Come se non bastasse l’offerta economica ci viene proposta da Fabrizio Ghedin, il responsabile delle relazioni esterne della Sesa, una delle più grandi aziende di compost in Europa. Ghedin però è anche un consulente del Governo, è lo spin doctor di Vannia Gava, la sottosegretaria leghista del Ministro dell’ambiente”.
Nel lungo lavoro giornalistico si mettono in luce, assieme alle legittime preoccupazioni dei cittadini di Este, il paese del padovano dove ha sede la Sesa, i finanziamenti alla Lega di Salvini (30mila euro) e i senatori leghisti con ruoli dirigenziali nelle società.

Lobby, ‘ndrangheta e Lega di Salvini: chi c’è nel business del compost in Veneto

Viaggio nella terra del compost parte da Este, una cittadina veneta a pochi chilometri da Padova. È qui che sorge la Società Estense Servizi Ambientali, più conosciuta con l’acronimo S.e.s.a., un’azienda di rifiuti che ogni anno fa utili per otto milioni di euro. Cifre importanti per una municipalizzata di un paese con poco più di 16 mila anime. La fortuna di questa società è stata lanciarsi più di 20 anni fa in un business che prometteva lauti dividendi: il compostaggio industriale, ovvero la trasformazione in terriccio della frazione umida dei rifiuti solidi urbani. Questo processo permette di guadagnare due volte dagli stessi rifiuti, non solo smaltendo ingenti quantità di umido, ma anche dalla produzione di energia tramite il biometano.

“Il processo di formazione del compost noi lo dobbiamo immaginare – ci spiega il professore universitario Gianni Tamino, esperto in biologia – come la digestione che avviene nel nostro intestino, solo che al posto dello stomaco qui vengono utilizzati degli enormi digestori anaerobici”.

Il business è semplice: più rifiuti raccogli, più compost produci e più guadagni. Non è un caso che dalle 386 mila tonnellate del 2011, i rifiuti in ingresso in Sesa sono saliti a 473 mila in cinque anni, con una produzione nel 2018 di 68 mila tonnellate di compost per un fatturato di più di 96 milioni di euro. Per produrre tutto questo materiale non bastano i rifiuti della bassa padovana, per questo Sesa ha chiuso accordi per importare rifiuti urbani da mezza Italia: in particolare con le aziende della Campania dove la mancanza di impianti di compostaggio fa sì che il 95% della raccolta differenziata debba emigrare fuori regione con un inevitabile levitamento dei costi. – Continua su FONTE
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