Antonio Mastrapasqua, come Presidente dell’Inps riceve uno stipendio piuttosto modesto (si fa per dire): circa 216 mila euro, che è una somma da capogiro se paragonata a quanto riceve un impiegato della sua stessa amministrazione. Ma com’è che allora raggiunge la somma di 1 milioni e 200 mila euro? Semplice attraverso la pratica della stratificazione degli incarichi.
Per citare i più noti c’erano quelli di presidente dell’INDAP (ente di previdenza della pubblica amministrazione), presidente dell’ENPALS (ente di previdenza per i lavoratori dello spettacolo), Presidente di Equitalia Gerit, Presidente di Equitalia ETR, e Vice presidente di Equtalia NOMS.
A partire dal 19 gennaio del 2012, dopo le dimissioni di Paolo Crescimbeni dalla Carica di Presidente è nominato dal Consiglio di amministrazione di IDEA FIMIT (società per la gestione del risparmio), Antonio Mastrapasqua come nuovo Presidente e Consigliere d’amministrazione della stessa società.
Al contempo sulla base del “decreto salva Italia”, in virtù di un processo di armonizzazione verso il metodo contributivo e al fine di migliorare l’efficienza amministrativa l’INDAP e l’EMPALS sono state soppresse e le rispettive funzioni sono state attribuite all’INPS. Dunque IDEA FIMIt ha dato l’incarico ad Antonio Mastropasqua perché l’INDAP e l’EMPALS erano azionisti della stessa IDEA FIMIT.
Tutto questo ha comportato una sovrapposizione di cariche che sono andate ad aggiungersi a quelle preesistenti, ovvero: sindaco di Coni Sevizi, revisore di Almaviva, consigliere di gestione del Centro sanità SPA, due incarichi come consigliere semplice, tre come liquidatore, più una decina di incarichi in collegi sindacali e come revisore dei conti.
Che dire, guadagna tanto, ma deve lavorare anche tanto! Com’è pensabile che un essere umano, per quanto operoso e intelligente possa occuparsi efficientemente di tutto quanto? E soprattutto c’è un rischio fortissimo di conflitto di interessi poiché si trova al contempo ad essere presidente dell’INPS e presidente di IDEA FIMIT che deve gestire il risparmio. Si direbbe che è in assoluto una situazione paradossale, che il Presidente Monti, che per inteso non è la causa di questa condizione, ma che anziché correggerla non ha fatto nulla se non amplificarla.
Ma come sempre a nessuno sembra importare nulla, neanche ai giornali che non si capisce veramente da che parte stiano guardando. Tutto sembra sempre normale e facente parte di un sistema. Di questo potrebbe importare poco anche a noi, se poi non fosse che se i conti non tornano e a farne le spese siamo sempre gli stessi. Lo Stato butta via un sacco denaro pubblico per pagare una pletora di super manager che non si capisce esattamente cosa facciano ma che ricevono stipendi da favola e vivono come i nababbi.
Per esempio quanti di noi hanno sentito parlare del fatto gli addetti alle forze dell’ordine sono pochi perché non ci sono soldi per gli stipendi? Ma quanti poliziotti era possibile assumere con quanto viene elargito per pagare il Capo della Polizia Antonio Manganelli, oppure quante guardie penitenziarie si sarebbero potute assumere finora con quello che si è pagato per Salvatore Ionta?
Sappiamo che Monti ha cercato di arginare la situazione ponendo come limite agli stipendi dei super manager lo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, quindi circa 300 mila euro annui. Ovviamente fatta la legge trovato l’inganno, visto che sarà possibile stabilire dei limiti al tetto, ”unicamente per le posizioni di più alto livello di responsabilità.”
Ma la domanda di fondo resta sempre una: perché il manager di una società privata dovrebbe riceve 25.000 mila euro al mese, senza nessuna connessione con la produttività del suo incarico? A fronte di stipendi degli impiegati che difficilmente superano le mille euro al mese, questi top manager del settore pubblico non dovrebbero riceve semplicemente uno stipendio da 5 mila euro al mese, che pare una somma più che dignitosa? Stesso discorso per le pensioni d’oro, vi ricordate il caso dell’ex manager della Telecom Mauro Sentinelli che di pensione prende la bellezza di 90 mila euro al mese? O lo stesso Lamberto Dini che percepisce una pensione di 40 mila euro mensili. Perché non si interviene in modo drastico, d’altronde se noi dobbiamo lavorare fino a 70′anni per percepire forse nulla, non sarebbe male se gli ex manager pubblici, che vivono come dei dell’olimpo avessero le loro pensioni quanto meno commisurate alla media nazionale, anche in questo caso la soglia di 5 mila euro sarebbe il massimo che dovrebbe essere concesso in un momento che il paese è letteralmente in ginocchio. Il denaro risparmiato potrebbe essere impiegato per il rilancio dell’economia e sostegno alle classi disagiate.