L’Aquila, terremoto e tangenti. Cialente ora vuole ritirare le dimissioni da sindaco
Il primo cittadino torna in sella dopo il ritiro dell’11 gennaio scorso in seguito all’inchiesta sulle presunte mazzette per gli appalti del dopo-sisma, per cui è indagato l’ex vicesindaco Roberto Riga
Dietrofront di Massimo Cialente. Il sindaco dell’Aquila torna in sella dopo le dimissioni dell’11 gennaio scorso seguite alla bufera giudiziaria che ha sconquassato il Comune per l’inchiesta sulle presunte tangenti per gli appalti del dopo-sisma. Inchiesta in cui Cialente non è indagato ma che ha coinvolto ex amministratori e ha portato alle dimissioni del vicesindaco, Roberto Riga (indagato). Quattro gli arrestati ai domiciliari, oggi in libertà.
Alle 12.00 di mercoledì 22 gennaio la conferenza stampa convocata dal vicesindaco, Betty Leone. Qui l’ormai quasi certo ritiro delle dimissioni sulle quali Cialente aveva comunque tempo fino al 31 gennaio per riflettere. La decisione arriva al culmine di un periodo di dure polemiche del centrosinistra aquilano e dello stesso Cialente che hanno accusato il governo nazionale e il ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, inviato del premier per la ricostruzione, di aver organizzato un “complotto contro la città” anche con l’organizzazione di una campagna mediatica “ignobile”. A chiedere con forza a Cialente di ripensarci, il centrosinistra che amministra il Comune e che è sceso in piazza venerdì scorso.
Secondo le persone più vicine al primo cittadino dimissionario, con il ritorno di Cialente parte “un nuovo percorso che va in due direzioni: maggiori controlli soprattutto nella ricostruzione privata e una maggiore prospettiva nel rilancio della città colpita dal tragico terremoto del 6 aprile 2009″. Previsto un rimpasto in giunta, non solo per sostituire il vicesindaco Riga. Si parla dell’ingresso dell’ex sottosegretario e parlamentare del Pd Giovanni Lolli, e di quello come consulente per la legalità dell’ex procuratore di Pescara ai tempi dell’inchiesta di Sanitopoli, Nicola Trifuoggi. “Si prepara una vera e propria rivoluzione nel tentativo di riguadagnare immagine e credibilità nei confronti dell’opinione pubblica nazionale con la quale alla luce della campagna di stampa nazionale diffamatoria siamo in grande difficoltà”, hanno spiegato ancora gli uomini più vicini a Cialente.
E sempre mercoledì, prima della conferenza stampa, è in programma una riunione della giunta in cui si approverà una delibera che determinerà la rotazione di funzionari e dirigenti. Partirà inoltre un’operazione per ricucire i rapporti col ministro Trigilia. Non è la prima volta che Cialente sbatte la porta. In due occasioni, in sette anni di governo dell’Aquila, il sindaco ha rassegnato le dimissioni. Nella prima le ritirò. Si dimise quasi al termine del suo primo mandato, nel marzo 2011, dopo un lungo periodo in cui la sua maggioranza aveva perso pezzi e non riusciva a votare i provvedimenti. Aveva occupato simbolicamente la sede del Municipio, devastata dal sisma, lamentando il ritardo nell’arrivo dei fondi per la ricostruzione. Aveva poi ritirato le dimissioni alla scadenza dei 20 giorni previsti.
Concluso il primo mandato (quinquennio 2007-2012), Cialente fu rieletto nel maggio 2012 al ballottaggio, con il 59,20% dei voti. Solo un mese dopo una nuova minaccia: “Se Chiodi (presidente della Regione Abruzzo) rimane come commissario per la ricostruzione vado via io”. A maggio 2013, sempre per il mancato arrivo dei fondi per la ricostruzione, la clamorosa protesta – con minaccia di dimissioni – della fascia tricolore rispedita al Quirinale e delle bandiere tricolori ammainate dagli uffici pubblici. L’anno scorso, a settembre, dopo nuovi sfaldamenti nella sua coalizione, un nuovo avvertimento: “Non ho più la maggioranza, se si va avanti così sarà giusto restituire la parola ai cittadini”. FONTE
CORREVANO VOCI: “A L’Aquila c’è la mafia”. E invece c’era solo il Pd
Quando lo scorso novembre uscì il report sulla ricostruzione post-terremoto in Abruzzo di Søren Søndergaard, deputato europeo della Sinistra unitaria, successe il finimondo. C’era la mafia di mezzo, si disse. Perché tutto in Abruzzo era stato tutto esasperatamente costoso e fatto in malo modo. Case troppo care, fondi comunitari spesi male, norme violate, materiali scadenti, appalti sospetti. E volarono subito accuse. Colpa ovviamente di Berlusconi, del suo governo e delle cricche a lui vicine.
Insomma, la solita minestra riscaldata della sinistra, le solite frasi fatte, atte a sviare una realtà esattamente opposta. Quella di un Pd affarista, capace di mettere su un sistema corruttivo che, attraverso un rodato giro di tangenti, avrebbe garantito onerosi appalti legati alla ricostruzione dopo il sisma del 6 aprile 2009, dove morirono 309 persone.
Secondo i magistrati, alcuni imprenditori interessati ai lavori per la ricostruzione post terremoto avrebbero fornito illecite dazioni, quantificate in circa 500mila euro, a funzionari pubblici quale contropartita per l’aggiudicazione di appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma. E tra le otto persone coinvolte c’è anche il nome dell’ex vicesindaco dell’Aquila, Roberto Riga, in quota Pd, che all’epoca dei fatti era proprio assessore all’Urbanistica.
Tangenti pagate in contanti, con consulenze fittizie ma anche con i Map, i moduli abitativi provvisori, rivenduti con ottimi profitti da chi li riceveva come merce di scambio. Mentre la mazzetta per il vicesindaco sarebbe invece arrivata all’interno di una bottiglia di grappa.
“In questo momento mi tiro da parte da ruolo vicesindaco e di assessore per dimostrare che il bene generale della città conta molto”, ha detto Riga, fornendo al sindaco aquilano, Massimo Cialente, l’alibi perfetto per rimanere incollato alla sua poltrona, contravvenendo il metro di giudizio giustizialista usato in questi anni dal suo partito contro ogni esponente di centrodestra coinvolto in inchieste giudiziarie.
“Non ne sapevo nulla”, ha detto Cialente, confermando la regola secondo cui a sinistra si può non sapere. Tanto per cambiare. Chissà cosa sarebbe successo se al posto di una giunta Pd, ce ne fosse stata una a guida Forza Italia o magari centrodestra. Manifestazioni, inchieste giornalistiche, supplementi d’indagine e intercettazioni à gogo. Di certo c’è che non sarebbe calato tutto questo imbarazzante silenzio. FONTE
Truffe di Natale: raggiri on line per 4 milioni di euro, 3 arresti a Pescara e Campobasso
La Polizia Postale di Roma ha concluso una vasta operazione contro un’organizzazione criminale dedita alle truffe on line che ha fruttato al gruppo proventi per circa 4 milioni di euro. Sono 3 le persone arrestate e 4 quelle denunciate, 13 i siti sequestrati. Il gruppo realizzava siti per il commercio elettronico con grande precisione e cura dei particolari dando vasta pubblicita’ sui motori di ricerca piu’ visitati, anche attraverso la stipula di contratti particolari che ponessero sempre tali articoli in posizioni apicali.
La merce venduta era sempre hi-tech, particolarmente appetibile sul mercato elettronico. Al prezzo gia’ conveniente in partenza veniva applicato un ulteriore sconto del 20 o 30%, cosi’ da rendere l’offerta ancora piu’ credibile. Al fine di rendere il tutto piu’ verosimile il gruppo aveva provveduto ad attivare, mediante l’uso di documenti falsi realizzati anche mediante acquisizione di foto presenti sul web, imprese on line in varie parti d’Italia, che avevano superato anche lo scrutinio degli acquirenti piu’ sospettosi.
Sino a questo momento, infatti, sono state identificate ben 4.000 vittime della truffa. Le somme provento delle truffe, ritirate su tutto il territorio nazionale tramite prelievi bancomat e operazioni di sportello presso istituti bancari e postali, venivano convogliate su conti correnti on line, ma anche bancari e postali tradizionali. Un ingente quantitativo di denaro e’ stato anche fatto transitare su carte di debito e credito e su conti PayPal. I tre arresti sono stati effettuati a Pescara e Campobasso, quest’ultimo in collaborazione con il compartimento di Polizia Postale molisano. Le perquisizioni sono state eseguite a Pescara, Campobasso, Ferrara e Livorno. I 13 siti web, tutti attestati in Italia, gestiti remotamente dal gruppo, attraverso societa’ britanniche, per pubblicizzare il presunto materiale oggetto delle truffe sono stati sequestrati.
Le indagini proseguono per risalire a eventuali altri siti fraudolenti e ulteriori vittime dell’attivita’ del gruppo. (AGI) .
Spese folli, la grande abbuffata delle Regioni. Indagini in tre su quattro
Sedici su venti. Da nord a sud. A destra, centro e sinistra. Ben più della metà dei consigli regionali italiani è finito in un’inchiesta della magistratura o della Corte dei Conti per spese folli e scontrini impossibili. Le quattro eccezioni sono Veneto, Abruzzo, Toscana e Trentino Alto Adige (sfiorate da altre indagini, ma non sui rimborsi allegri). Ecco le cifre e i casi più clamorosi.
VALLE D’AOSTA
L’indagine va verso la chiusura. La Guardia di finanza ha consegnato alla procura gli ultimi atti dell’inchiesta sui rimborsi del Consiglio regionale. Ora la palla passa al procuratore capo Marilinda Mineccia che deciderà quali consiglieri indagare e quali archiviare. Ancora non c’è una stima delle spese rimborsate ingiustamente, ma si ipotizzano già il reato di peculato e di finanziamento illecito ai partiti politici nei confronti di sei gruppi: Union Valdotaine, Federation autonomiste, Stella Alpina, Pdl, Alpe e Pd. Le indagini erano iniziate più di un anno fa a partire dalle spese sospette del Partito democratico per l’acquisto di alimenti e premi per la Festa Democratica, oltre che sul pagamento dei contributi dei consiglieri. Ad agosto la sezione di controllo della Corte dei conti ha diffuso un rapporto sui rimborsi ai gruppi consiliari nel 2012: 101.236 euro per l’Alpe, 40,5 mila alla Federation Autonomiste, 81 mila per il Pdl, quasi 61 mila per il Pd, 81 mila pure per “Stella alpina” e ben 236.217 euro all’Union Valdotain.
PIEMONTE
Si sono fatti rimborsare il tosaerba, i campanacci per i bovini, le consolle per i figli. Qualcuno è andato oltre: Roberto Boniperti (Gruppo Misto) ha presentato una fattura da oltre 9mila euro tra gadget fascisti e busti di Mussolini. Poi c’è il regalo di nozze fatto dal presidente Roberto Cota (Lega) all’assessore Michele Coppola. Il governatore s’è pure comprato mutande verde leghista a Boston ma si è giustificato dando la colpa alla segretaria, colpevole di non aver separato le ricevute. Dalle migliaia di pagine dell’indagine sulla “Rimborsopoli” piemontese, chiusa dopo circa un anno di attività della guardia di Finanza e della procura, emerge di tutto. I consiglieri indagati sono 43 su 60 eletti. Sono quasi 2 milioni di euro, le spese incongrue fatte rimborsare dai politici coi soldi pubblici. Il più spendaccione? Michele Dell’Utri del gruppo monoconsigliere “Moderati”: si è fatto restituire 190 mila euro destinati a sondaggi telefonici sulla popolazione. A ruota segue Michele Giovine dei “Pensionati per Cota”: ha ottenuto 144 mila euro facendosi rimborsare spese per la compagna, la sorella, la madre e il padre. Che genere di spese? Multe, carburante, medicine, cosmetici, biglietti per teatro o per Juventus-Milan e altro ancora. Dulcis in fundo, di nuovo Cota, il governatore leghista che voleva tagliare i costi della politica e invece si è fatto rendere più di 25 mila euro. Tra le sue spese moltissime cene: cinque in una sola sera, adesempio. Oppure caffè presi a Torino mentre lui era a Bruxelles. E i regali per altri matrimoni, oltre a quello dell’assessore Coppola. E ancora: 1.500 euro di eleganti penne da regalare in occasioni ufficiali, 530 euro di foulard per portavoce e cravatte per collaboratori e autisti, e un libro antico per Giulio Tremonti.
LIGURIA
Mutandine di pizzo, cibo per gatti, cento animali in ceramica, soggiorni alle terme e altro ancora. Sono le spese dei consiglieri liguri emerse finora. Per il momento gli indagati dalla Procura di Genova per i rimborsi gonfiati sono 11, ma gli inquirenti sono ancora al lavoro: nei primi giorni di novembre la guardia di Finanza ha acquisito documenti di Pd, Lega Nord, Sel, FdS e delle liste civiche Noi con Burlando e Liguria Viva. I tronconi delle indagini sono due. Il primo vede indagati per peculato quattro consiglieri dell’Idv: Marylin Fusco e Nicolò Scialfa (passati a Diritti e Libertà), Stefano Quaini (passato a Sel) e Maruska Piredda. A marzo è stata la volta di cinque consiglieri legati del centro-destra: Luigi Morgillo, Alessio Saso e Franco Rocca (Pdl), Aldo Siri (Lista Biasotti) e Raffaella Della Bianca (Gruppo Misto). Infine due indagati dell’Udc: Marco Limoncini e l’ex presidente del consiglio Rosario Monteleone, che si è dimesso a ottobre proprio in seguito allo scandalo. I due centristi hanno prelevato 189 mila euro in contanti dai conti del gruppo, metà dei quali sarebbe sparito senza giustificativi.
LOMBARDIA
A Milano il condominio con il più alto numero di indagati nel 2012 è stato il Pirellone, sede del governo lombardo. Per vari reati diversi, dal presidente Roberto Formigoni al presidente del consiglio regionale Davide Boni (Lega), ma molti accomunati dall’indagine sui rimborsi spese: complessivamente 62 consiglieri hanno “truccato” gli scontrini per circa due milioni di euro.
Il più creativo è stato l’ex capogruppo della Lega Nord, Stefano Galli che, dopo aver pagato il pranzo di nozze della figlia a carico della Regione e aver fatto avere una consulenza al neogenero con la licenza di terza media, ha tentato di giustificarsi così: “Tutta colpa di mia moglie, ma ora mi separo”. Nicole Minetti spese oltre diecimila euro in sushi e Renzo Bossi il Trota, non contento dei “contributi” delle casse leghiste, è riuscito a farsi rimborsare qualunque cosa. Anche i cioccolatini.
FRIULI VENEZIA GIULIA
La Procura di Trieste indaga su oltre venti consiglieri regionali, con l’ipotesi di peculato. A quanto risulta dalla documentazione contabile acquisita dalla guardia di Finanza, nel solo 2011 gli otto gruppi consiliari avrebbero speso una cifra pari a 2,7 milioni di euro. Tra le voci di spesa difficilmente riconducibili all’attività politica, documentate da scontrini e ricevute, ci sono richieste di rimborsi per pranzi, cene, viaggi e pernottamenti. Al capogruppo Pdl Alessandro Colautti, per esempio, sono contestati una cena da 58 euro a San Valentino, un soggiorno in Austria da 403 euro, 98 euro pagati per il parcheggio a Udine, 123 per una notte a Parigi e – udite udite – 35 per la pulizia del cane. Le indagini coinvolgono anche cinque consiglieri dell’attuale legislatura, presieduta da Debora Serracchiani.
EMILIA ROMAGNA
Beccati non una ma ben due volte a farsi rimborsare un po’ di tutto. Dai 30 euro che Silvia Noè (Udc) ha speso per un regalo al figlio dell’assessore Gian Carlo Muzzarelli, agli 8.000 euro che nel 2010 il Pd pagò per zamponi e panettoni, fino ai 50 centesimi che Thomas Casadei (Pd) s’è fatto restituire dopo aver usato un wc pubblico a gettoni. Marco Monari, capogruppo del Pd fino allo scandalo ‘spese pazze’, per esempio, avrebbe pagato 500 euro per una penna e, assieme a Roberto Montanari (Pd), 1.700 euro per un viaggio ad Amalfi. Soldi pubblici. Sia Matteo Riva, gruppo misto, sia l’ex capogruppo Pdl, Luigi Giuseppe Villani, poi, avrebbero tentato di mettere a rimborso gioielli di Tiffany: a Riva i revisori dei conti dissero che le due collane da 120 euro doveva acquistarle di tasca propria, mentre il gioiello da 480 euro attribuito a Villani fu pagato dai contribuenti. E poi ci sono le cene. Recordman è il pidiellino Luca Bartolini, che al ristorante ha speso 44.000 euro in 19 mesi, seguito da Villani, 43.000 euro, e da Monari, che avrebbe pasteggiato in locali come il San Domenico di Imola, due stelle Michelin, le Calandre, 340 o 689 euro a cena, o la Rosetta, 423 euro, spendendo in totale circa 30.000 euro. Ma anche i 20.000 euro per le auto blu, tra giugno 2010 e agosto 2011, del consigliere Vasco Errani, che avrebbe a disposizione, come presidente della Regione, un’auto 24 ore al giorno, sono al vaglio della Procura di Bologna, che ha iscritto nel registro degli indagati tutti e nove i capigruppo dei partiti eletti.
UMBRIA
La corte dei Conti ha controllato i bilanci 2012 dei singoli gruppi della Regione e ha scoperto i partiti hanno speso un milione e mezzo. In particolare su collaboratori co. co. pro che in realtà non erano indicati. Poi le ormai solite spese: fatture per cene, alberghi ed eventi vari. Il presidente del consiglio regionale, Eros Brega, è inoltre imputato per peculato, falso ideologico, calunnia e concussione per la gestione dei fondi devoluti per gli Eventi Valentiniani nel periodo compreso fra il 2000 e il 2004, quando era assessore alla Cultura a Terni. Brega ha chiesto e ottenuto il rito immediato.
MARCHE
Sono 42 i consiglieri (di tutti i partiti) sotto inchiesta per peculato. Le spese folli dei gruppi regionali ammontano a un milione di euro complessivi per il 2011 e il 2012. Soldi per ristoranti, telefoni, viaggi, ritiri spirituali. C’è addirittura chi ha fatto beneficenza privata con i rimborsi pubblici. Un consigliere del Pdci, Raffaele Bucciarelli, ha acquistato un manuale erotico da 16 euro e si è giustificato affermando di averlo fatto in quanto “fondatore della commissione pari opportunità”. Erminio Marinelli, unico consigliere del gruppo “per le Marche”, ha avuto la geniale idea di farsi rimborsare l’organizzazione di un congresso sulla sanità regionale che si sarebbe tenuto il 31 dicembre 2012, tra un fuoco d’artificio e l’altro.
LAZIO
Non c’era solo “Batman” Fiorito e il Pdl: l’ultima inchiesta sui rimborsi nella Regione Lazio parte dalla Procura di Rieti e riguarda il Pd. L’indagine si concentra sui 2 milioni di euro rendicontati dal gruppo Pd alla Regione Lazio, le accuse variano dal “falso” al “peculato”, e nel registro degli indagati – nell’inchiesta condotta dal procuratore Giuseppe Saieva – sono stati iscritti quattro politici e 10 imprenditori: parliamo del tesoriere regionale del Pd, Mario Perilli, del sindaco di Fiumicino (all’epoca capogruppo in Regione) Esterino Montino, dell’ex consigliere regionale Giuseppe Parroncini e infine di Enzo Foschi, oggi capo della segreteria del sindaco di Roma. Nel mirino degli inquirenti spese ingenti che riguardano televisioni e giornalisti, compensi per collaboratori, circa 700mila euro per stampa e manifesti, spese d’albergo e noleggio auto, bar e ristoranti. Tra le cifre sospette ben 4.500 euro spesi in un’enoteca. Lo scandalo Pd segue di oltre un anno quello del Pdl che ha visto come protagonista il “federale di Anagni” Franco Fiorito, condannato in primo grado a tre anni e quattro mesi con l’a ccusa di peculato per essersi appropriato di oltre un milione di euro dei fondi del gruppo del Pdl. Fiorito – sostiene l’accusa – ha usato il denaro del gruppo per acquistare auto, case e vacanze in Costa Smeralda. L’inchiesta della Procura di Roma è alle battute finali e tra gli indagati c’è anche Carlo De Romanis, famoso per le feste in maschera nella capitale, che deve rispondere dei finanziamenti all’Associazione giovani del Ppe. Indagato anche l’ex tesoriere dell’Idv, Vincenzo Maruccio, che avrebbe speso oltre 100mila euro in preda al vizio delle slot machine.
CAMPANIA
Sono 53 i consiglieri regionali indagati dalla Procura di Napoli. L’accusa per tutti è di peculato. Gli inquirenti hanno ricostruito le modalità di spesa, per 2,5 milioni di euro, nel biennio 2010-2012. Anche in questo caso l’inchiesta – condotta dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Giancarlo Novelli – ha setacciato migliaia di scontrini e fatture, ricomponendo il puzzle dei rimborsi. Come spendono i consiglieri campani i nostri soldi? Cialde di caffè, sigarette, sfogliatelle, addirittura tintura per capelli. Il Pdl ha speso 11mila euro tra bar e pasticcerie con frequenti salti in enoteca per acquistare vini di qualità. C’è poi un’uscita che lascia senza parole: 190 euro, destinati ai rimborsi, sono stati utilizzati per ripianare un furto dalla cassa del gruppo Pdl. Il nuovo Psi ha acquistato occhiali da vista, farmaci e anche una Barbie. E poi le irrinunciabili cene e decine di cd e dvd. Nel gruppo misto hanno pensato di pagarsi anche la tassa sulla spazzatura, la Tarsu, e dagli atti della guardia di Finanza è possibile ricavare la speciale classifica tra partiti: al primo posto, per l’utilizzo irregolare dei fondi, si piazzano Idv e Udeur – a pari merito – con il 95 per cento delle spese sospette. Segue il Nuovo Psi, con il 91 per cento. Al quarto posto c’è il Pdl, con l’89 per cento, che deve spiegare agli inquirenti come ha speso 728mila euro. Nell’indagine sono coinvolti anche tre parlamentari: il senatore Domenico De Siano (Pdl), la deputata Eva Longo (Pdl) e il collega Pd Umberto Del Basso De Caro. Il Presidente della Regione, Stefano Caldoro non risulta nell’elenco degli indagati.
MOLISE
Nel fascicolo dell’inchiesta della Procura di Campobasso, sui rimborsi della Regione Molise, si analizzano centinaia di fatture e ricevute riferite agli anni tra il 2009 e il 2011. Non ci sono solo gelati, pizze, cd, regali, pranzi e cene al ristorante. Tra le spese fatte con i soldi pubblici dai 30 consiglieri del piccolo Molise c’è anche chi avrebbe messo in nota spese del gruppo il rimborso di uno spettacolo di lap dance in un locale notturno della Capitale. L’indagine – condotta dal procuratore Nicola D’Angelo – coinvolge molti consiglieri in carica nel biennio preso in esame, che devono rispondere di un “buco” che secondo le Fiamme gialle supera i 2 milioni di euro l’anno. Reati ipotizzati: appropriazione indebita e peculato.
BASILICATA
È l’aprile 2013 quando la Procura di Potenza ordina gli arresti domiciliari per tre assessori Vincenzo Viti (Pd), Rosa Mastrosimone (Idv) e Nicola Pagliuca (Pdl). Per altri 8 consiglieri ottiene il divieto di dimora. La “rimborsopoli” lucana conta 48 indagati. L’inchiesta porta alle dimissioni dell’ex governatore Vito De Filippo e dell’intera giunta. La procura sequestra 170 mila euro. Tra le giustificazioni più surreali spicca quella di Vincenzo Ruggiero (ex Udc): 15 mila euro spesi per le presunte prestazioni di una “collaboratrice” che, secondo l’accusa, non sembrano collegate ad “attività lavorative”. Interrogata, la donna racconta di aver eseguito il suo lavoro direttamente a casa di Ruggiero e di aver tenuto segreta la collaborazione al marito. Alla fantasia non c’è limite. Rosa Mastrosimone ha allegato 105 ricevute fiscali dello stesso ristorante: il gestore, però, dichiara di non averla mai vista. Il capitolo pasti è, come sempre, il più variegato: ricevute alterate negli importi, casi clamorosi di ubiquità, con consiglieri che, mentre erano in viaggio a Roma, pranzavano a Matera. Le ultime elezioni in Basilicata hanno registrato la più bassa affluenza di sempre: ha votato soltanto il 48 per cento degli elettori. E nelle urne, all’interno della scheda, molti hanno infilato per protesta uno scontrino.
CALABRIA
La “rimborsopoli” calabrese conta tredici indagati: sei politici di centrosinistra e sette di centrodestra. La somma nel mirino degli investigatori, in un totale di diversi milioni di euro utilizzati dai consiglieri, oscilla tra i 600 mila e il milione di euro spesi illecitamente. Tra i nomi eccellenti troviamo l’ex governatore del Pd Agazio Loiero e il senatore (eletto con Grande Sud, ora nel Ncd) Giovanni Bilardi. Le accuse spaziano dal peculato al falso alla truffa. E tra fatture e scontrini è emerso di tutto. Un biglietto per assistere a uno spettacolo di lap dance, per esempio, e un tagliando del gratta e vinci. E soprattutto viaggi ingiustificati sia all’estero sia in Italia. C’è persino chi ha affittato un intero pullman a Chianciano. Una gran voglia di condividere, insomma, che porta un singolo consigliere a rendicontare ben 66 coperti in un solo ristorante e in solo giorno. Non è l’unico: la Finanza registra scontrini per ripetuti pranzi per comitive da 20 fino a 25 commensali. E poi i vini, con fatture che passano dai 30 ai 780 euro. Tra le spese spacciate per “attività consiliare” anche materiale elettrico acquistato nei ferramenta e l’arredo bagni e detersivi. Poi il “rimborso” per le bollette della Tarsu. E, se non bastasse, persino una multa della polizia stradale. Che tanto si può dire “andavo a un appuntamento di lavoro”.
PUGLIA
Non ci sono indagini della Procura sulle spese del consiglio regionale presieduto da Vendola. Ma il rapporto della Corte dei Conti ha portato alla luce una condotta tutt’altro che edificante. Nel 2012, 9 degli 11 rendiconti presentati dai gruppi sono risultati essere irregolari. Consiglieri e assessori, tanto a destra quanto a sinistra, non hanno risparmiato le richieste di rimborso nemmeno per caffè, bottigliette d’acqua, cornetti e cappuccini. Spiccano gli 800 euro di panettoni rimborsati al gruppo I Moderati e Popolari, le richieste del Pdl per gli abbonamenti a Gazzetta, Corriere dello Sport e Tuttosport e le sponsorizzazioni dell’Udc ad alcuni tornei di calcetto.
SICILIA
A fine 2012 l’ex presidente dell’Ars, Francesco Cascio (Pdl), si è presentato spontaneamente in procura per consegnare la documentazione contabile del consiglio regionale. Solo in quell’anno, i gruppi del parlamentino siciliano hanno speso 12,6 milioni di euro. I magistrati indagano sui capigruppo Antonello Cracolici (Pd), Giulia Adamo (Pdl), Francesco Musotto (Mpa) e Rudy Maira (Pid) per spese non istituzionali o ingiustificate. Tra le fatture, i pm hanno trovato anche l’acquisto di auto e i regali di nozze.
SARDEGNA
In Sardegna le inchieste sono due. L’ex capogruppo del Pdl in consiglio regionale, Mario Diana, è finito in carcere in custodia cautelare per aver distratto circa 250 mila euro di fondi pubblici e aver utilizzato decine di migliaia di euro per incontri e dibattiti non attinenti – secondo la procura – all’attività politica. In carcere anche Carlo Sanjust (Pdl) che si sarebbe appropriato di 23 mila euro pubblici per pagare le spese del suo matrimonio e altri 27 mila euro destinati a corsi di formazione. L’inchiesta-bis riguarda altri 38 consiglieri regionali di Pdl, Udc e Pd (tra cui anche Francesca Barracciu, vincitrice delle primarie del centrosinistra). In tutto, ad oggi, risultano indagati complessivamente 53 consiglieri sardi (alcuni ancora in carica).
di Loredana Di Cesare, Andrea Giambartolomei e Tommaso Rodano
da il Fatto Quotidiano dell’8 dicembre 2013
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Confusione M5S a pochi mesi dal voto. Che succede?
Pescara Movimento Cinque Stelle organizza conferenza in Comune. Il “grillino” eletto Mayo: «Non sono autorizzati»
A pochi mesi dai prossimi impegni elettorali amministrative ed europee capita di leggere un comunicato che desta non poca meraviglia. «Si comunica a tutti gli organismi di informazione che la conferenza stampa indetta per il giorno sabato 30 alle 11 e 30 presso la sala consiliare del Comune di Pescara dal sedicente “Pescara Movimento Cinque Stelle” (gruppo non certificato ne riconosciuto), non è in alcun modo riconducibile al M5S Abruzzo e chiunque abbia convocato la suddetta potrà esprimersi esclusivamente a titolo personale e non del movimento». Questo le parole di Carlo Spatola Mayo, consigliere Comunale di Spoltore M5S, unico “grillino” eletto in Abruzzo. Che succede? Cui prodest? Perchè questa “corrente” non riconosciuta (stando alle parole di Mayo) si starebbe muovendo senza averne titolo? Fonte
La risposta del M5S a catastrofi presenti e future
Adesso è toccato alla Sardegna, una settimana fa alle Marche. Prima ancora alla Toscana e al Veneto. E tra una settimana a chi toccherà? E quella successiva?
Il clima è cambiato, dobbiamo capire che ciò che anni fa era un evento meteo straordinario, adesso è divenuto ordinario. Il problema è già noto in tutta la sua drammaticità: l’82% dei comuni italiani è esposto a rischio idrogeologico (frane ed alluvioni).
Il MoVimento 5 Stelle alla camera ha iniziato a lavorare a questo problema fin da subito.
Mettendo in rete le competenze dei portavoce in Commissione Ambiente (geologi, ingegneri, architetti), e interfacciandosi con esperti, tecnici, professori universitari, ricercatori, professionisti, amministratori, sono state individuate delle risposte concrete e sono state tradotte in mozioni e proposte di legge.
Le altre forze politiche si riempiono la bocca di vuote parole dopo il minuto di silenzio. Il governo non agisce (solo 30 Milioni stanziati per la prevenzione su tutta Italia).
IL MOVIMENTO 5 STELLE PROPONE DELLE SOLUZIONI in cui si punta sulla prevenzione e su una corretta gestione del territorio da parte di privati e di enti territoriali:
1) – Proposta di legge su “Disposizioni per il contenimento del consumo del suolo e la tutela del paesaggio” (già in discussione in Commissione Ambiente). Perché la base di tutto è una gestione corretta e rispettosa del territorio.
2) – Mozione sul rischio idrogeologico e sismico (APPROVATA, ma il Governo non ha ancora recepito).
3) – Proposta di legge sullo svincolo del patto di stabilità per le spese degli enti territoriali relative a ripristino, previsione e prevenzione del rischio idrogeologico e sismico (Spesso gli enti territoriali hanno in cassa fondi per intervenire adeguatamente e mettere in sicurezza il territorio per far fronte a vecchie e future emergenze ambientali. La prevenzione e la messa in sicurezza del territorio sono fondamentali per limitare l’impatto delle calamità naturali).
4) – Proposta di legge “geobonus” (agevolazioni fiscali per chi investe in sicurezza del territorio e difesa del suolo).
5) – Risoluzione per la divulgazione tramite “Pubblicità Progresso” delle principali norme di comportamento da tenersi prima, durante e dopo un terremoto, che possono aiutare a mitigare le conseguenze dei terremoti sulla popolazione.
6) – Proposta di legge per “Limiti all’impiego di sostanze diserbanti chimiche” (Proposta per lo stop all’uso di questi prodotti lungo le strade, carrarecce, etc, visto che questa pratica porta al deterioramento del tappeto erboso naturale e conseguentemente ad erosione, dilavamento e franamento del terreno sulle sedi stradali) Fonte
Arrestato l’assessore regionale De Fanis, (Pdl) perquisizioni anche a Vasto
Indagine sull’erogazione di contributi regionali per attività culturali, Arresto eclatante nelle prime ore del mattino. Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Pescara, l’Aquila e Chieti hanno effettuato due arresti domiciliari e due obblighi di dimora. Dalle prime notizie – diffuse con una nota dallo stesso Corpo Forestale – si rileva che i provvedimenti riguardano: «un Assessore regionale, la sua segretaria particolare e due dipendenti della Regione Abruzzo. I reati contestati sono concussione, truffa aggravata e peculato». L’assessore raggiunto dal provvedimento, secondo le indiscrezioni, sarebbe Luigi De Fanis (aderente al gruppo del Pdl) che ha le delega a Politiche culturali, Veterinaria, Sicurezza alimentare e Prevenzione collettiva.
È la Procura della Repubblica di Pescara che indaga sull’erogazione dei contributi regionali in base alla Legge Regionale n. 43/73 che regola l’organizzazione, l’adesione e la partecipazione a convegni e manifestazioni culturali.
Sono state le confessioni di un imprenditore a far partire le indagini. De Fanis gli avrebbe chiesto somme di denaro in cambio di fondi per manifestazioni culturali; pare che in questo caso al centro delle indagini ci siano le iniziative per i 150 anni della nascita di Gabriele D’Annunzio (da qui il nome dell’inchiesta Il Vate).
Notevole il dispiegamento di forze da parte del Corpo Forestale dello Stato: oltre 50 uomini stanno ancora perquisendo le sedi dell’assessorato regionale alle Politiche culturali del capoluogo e a Pescara e all’Agenzia Regionale per la Promozione culturale di Sulmona.
Ulteriori perquisizioni domiciliari inoltre sono in corso anche a Vasto. Su queste, però, vige il massimo riserbo. Toccate dalle indagini anche Guardiagrele, Paglieta e Montazzoli (comune di origine di De Fanis).
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