BARI. Corruzione e turbata libertà degli incanti. Misure cautelari nei confronti di 11 soggetti
08//11/2023 – Le persone destinatarie del provvedimento cautelare sono indagate (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), a vario titolo, per le ipotesi delittuose di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti, per fatti commessi nelle province di Bari e Foggia fra il mese di settembre 2019 e il febbraio 2021.
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Le investigazioni traggono origine da alcune dichiarazioni rese ai finanzieri da una persona informata sui fatti, concernenti i rapporti intercorsi tra un imprenditore di Lucera e un dirigente pubblico, nel corso dei quali i due avrebbero concluso accordi corruttivi aventi a oggetto alcune gare di appalto indette da una struttura commissariale. I conseguenti approfondimenti investigativi, condotti mediante il ricorso a indagini tecniche, analisi dei tabulati telefonici, servizi di osservazione, controllo e pedinamento, perquisizioni, riscontri documentali, escussioni in atti e accertamenti patrimoniali, hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine alla commissione di plurimi reati contro la Pubblica Amministrazione. – [Continua su FONTE]
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TALÒTRUFFA ’23 – Marco Travaglio FQ 02.11″23
02/11/2023 – Giorgia Meloni aveva appena sfogato il suo sdegno fuori tempo massimo per il famoso fuorionda di Conte che parlava con la Merkel nel 2019 (“Il nostro punto più basso all’estero! Mai più!”), quando è stata beccata a discutere per un quarto d’ora dei fatti nostri, nonché di Ucraina, Russia, Francia, Africa e Onu con un comico russo che si spaccia per un leader africano.
I paralleli con Totò finto ambasciatore del Catonga in Totòtruffa ’62 e con Fantozzi che chiama il megadirettore ereditario visconte Cobram con patata in bocca, molletta sul naso, pentola in testa e accento svedese, si sprecano. Ma nell’inconsapevole gag c’è anche qualcosa di serio.
1.
I controlli e i filtri di sicurezza del governo sono, se possibile, più perforabili dei confini da quando li presidia la destra. Il primo che capita chiama Palazzo Chigi con un nome a caso e gli passano subito la premier.
Dare almeno un’occhiata al prefisso pare brutto. Complimenti allo staff del consigliere diplomatico Francesco Talò: Talòtruffa ’23.
2.
Per il sottosegretario-portavoce Giovanbattista Fazzolari, lo scherzo non dimostra che siamo governati da un cast di comici dilettanti, ma che “la propaganda russa è disperata per il catastrofico andamento dell’‘operazione speciale’ in Ucraina… una continua sconfitta”.
Peccato che la Meloni dica ai due comici professionisti l’esatto contrario:
“La controffensiva ucraina non sta andando come ci si aspettava”.
Kiev e la Nato perdono, Mosca vince.
3.
Il comico amatoriale Fazzolari spiega che “Meloni non cade nella trappola dei propagandisti russi e conferma la linea italiana di sostegno all’Ucraina”.
Cioè: il fatto che sia caduta nella trappola dimostra che non è caduta nella trappola. Purtroppo è vero l’opposto. Meloni, conversando con i due comici, ribalta di 180 gradi la linea italiana di sostegno all’Ucraina. Infatti parla per la prima volta di “una via d’uscita accettabile per entrambe le parti”, cioè per gli aggrediti ucraini e per l’aggressore russo.
Un compromesso,
come i “putiniani” e i “pacifinti” avevano sempre chiesto, beccandosi insulti e irrisioni dagli atlantisti, Meloni compresa.
Quelli che “non si tratta col nemico” e “l’unica pace giusta è il ritiro dei russi”.
Il 13 dicembre scorso, alla Camera, la Meloni sbeffeggiava Conte e i 5Stelle contrari al nuovo decreto per armare Kiev sine die: “Cosa intendete voi per ‘avviare negoziati’?
L’Ucraina deve arrendersi per ottenere la pace? O pensate di convincere i russi a ritirarsi offrendogli il reddito di cittadinanza?”.
Ora il negoziato lo vuole lei, però “aspetto il momento giusto” (massì, lasciamo morire ancora qualche migliaio di ucraini).
Visto che l’unico modo per cavarle qualcosa di vero è farle uno scherzo, confidiamo in una pronta chiamata dal Catonga.
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Scoperta frode da oltre 62 milioni di euro, 16 persone indagate e beni sequestrati
i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Verona hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Verona su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di quattro persone. Contestualmente è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 3 milioni di euro.
La vicenda trae origine da un’accurata attività investigativa e da una successiva verifica fiscale eseguita dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria scaligero nei confronti di un Consorzio attivo nei settori delle pulizie, del facchinaggio, della logistica e del packaging, a cui facevano capo diverse cooperative. Le indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno consentito di individuare un’associazione per delinquere responsabile dell’emissione e dell’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 62 milioni di euro tra il 2018 e il 2021. Le Fiamme Gialle, approfondendo i rapporti fra le numerose cooperative e il Consorzio, hanno dimostrato l’operatività di un’organizzazione criminale dedita alla gestione e allo sfruttamento di manodopera formalmente assunta da cooperative c.d. “spurie” (false cooperative utilizzate come “scatole vuote” finalizzate all’evasione fiscale e contributiva) di fatto gestite dagli arrestati, che tenevano le redini dell’intera struttura societaria.
L’obiettivo del Consorzio, una volta ottenute le commesse e gli appalti, era quello di sfruttare il vantaggio ultra concorrenziale scaturente dalla totale inottemperanza agli obblighi di versamento delle imposte da parte delle cooperative consorziate. Lo schema illecito era lineare:
– il Consorzio provvedeva a instaurare i rapporti con i committenti (pubblici o privati) aggiudicandosi i lavori a prezzi estremamente competitivi;
– i lavori venivano eseguiti dalle cooperative consorziate, intestate a soggetti prestanome, che omettevano di versare imposte e contributi;
– le cooperative fatturavano (con IVA) al Consorzio, beneficiario così di “IVA a credito”, senza tuttavia versare all’erario l’IVA dovuta;
– il Consorzio onorava solo in parte i pagamenti delle fatture per i lavori svolti dalle cooperative le quali non esercitavano alcuna azione a tutela dei crediti maturati nei confronti del Consorzio;
– i lavoratori venivano diretti dal committente e non dalle singole cooperative.
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In sostanza, le cooperative si sono rivelate imprese asservite agli interessi del Consorzio e dell’associazione criminale, svolgendo la funzione di entità giuridiche di comodo che, oltre a costituire illeciti contenitori di forzalavoro (la fornitura di manodopera è vietata se non svolta da agenzie interinali a tale scopo autorizzate), erano sfruttate per dirottare oneri tributari e contributivi mai assolti (vero guadagno dell’attività criminosa). – [CONTINUA SU FONTE]
Blitz dei Carabinieri a Caivano, nove fermi per corruzione ed estorsione: c’è anche un ex assessore
Operazione dei carabinieri in corso tra Caivano (Napoli), San Marcellino (Caserta), Aversa (Caserta) e altri luoghi: i militari del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna stanno dando esecuzione a un decreto di fermo, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di nove indagati.
Sono ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, corruzione ed altro aggravati dalla finalità mafiose. Coinvolti anche alcuni esponenti della precedente amministrazione del Comune di Caivano. – [CONTINUA SU FONTE]
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L. C. condannata a 4 anni e 2 mesi per la «Mensa dei poveri»: la sentenza
05/10/2023 – L’eurodeputata di Forza Italia L. C. è stata condannata a 4 anni e 2 mesi dal Tribunale di Milano nel maxi processo a carico di oltre 60 persone imputate per il caso «Mensa dei poveri». A deciderlo è stata la sesta sezione penale, presieduta da Paolo Guidi.
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L’esponente di Fi, difesa dall’avvocato Gian Piero Biancolella, nel novembre 2019 era finita agli arresti domiciliari, poi revocati, con le accuse di corruzione, false fatturazioni e truffa ai danni dell’Europarlamento per circa 500mila euro per i corsi di formazione dei dipendenti di Afol, agenzia per la formazione, orientamento e lavoro.
Calcio: “Il Barcellona ha corrotto gli arbitri per 17 anni”. L’accusa pesantissima
29/09/2023 – I 7,5 milioni di euro che il Barcellona ha versato a José Maria Enriquez Negreira, ex vice-presidente del Comitato Tecnico degli Arbitri per 17 anni, costituiscono un reato. È quanto sostiene Joaquín Aguirre, titolare del tribunale investigativo numero 1 di Barcellona, che ha accusato il club catalano di corruzione, come riportato da ‘El Debate’. Sono stati accusati anche Josep Maria Bartomeu, Sandro Rosell, lo stesso Negreira e suo figlio.
“Il reato di corruzione si consuma una volta effettuato il pagamento, indipendentemente dal fatto che sia dimostrata o meno la corruzione sistemica dell’arbitro spagnolo dovuta a tali pagamenti”, ricorda il giudice. Il Barcelona non ha utilizzato un “metodo di pagamento tradizionale”, ma piuttosto ha utilizzato “una nuova forma di possibile remunerazione illegittima”. Per il giudice si tratta di una “possibile corruzione sistemica” nella CTA poiché Negreira controllava il sistema di valutazione degli arbitri. Come spiegato su ‘El Confidencial’, la corruzione è “un tipo di reato che non richiede la prova dell’adulterazione di soggetti specifici e che prevede pene più gravi del reato di corruzione tra privati finora attribuito”. – [CONTINUA SU FONTE]
Pescara: Maxi operazione Transumanza. Truffe all’Unione Europea
28/09/2023 – Maxi–operazione “Transumanza”, condotta da nord a sud, dalla Guardia di Finanza di Pescara, diretta e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A.) della Procura di L’Aquila.
Sono 75 i soggetti e gli enti coinvolti, con 25 misure cautelari personali, 16 perquisizioni e sequestri preventivi in esecuzione, anche grazie ai mezzi aerei del Reparto Operativo Aeronavale di Pescara, in tutta Italia, tra Abruzzo, Puglia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania, per un giro di affari illecito su cui si sospetta anche la mano della “mafia foggiana”, visto il coinvolgimento di affiliati alle organizzazioni criminali del Gargano.
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Le indagini, svolte in collaborazione con il Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata del Nucleo PEF di L’Aquila ed il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, sono durate 2 anni. I finanzieri hanno effettuato acquisizioni documentali, intercettazioni di oltre 100mila conversazioni, 8.000 interrogazioni alle banche dati ed accertamenti bancari su più di 270 conti correnti.
Il pool investigativo ha così tratteggiato l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla perpetrazione, con l’aggravante mafiosa, di frodi a danno del bilancio nazionale e comunitario, che sarebbe stata attuata mediante indebite richieste di contributi per il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (F.E.A.GA) nel settore della Politica Agricola Comune (PAC).
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Per truffare Bruxelles, l’associazione per delinquere, operativa dal 2014, di cui farebbero parte 13 persone, avrebbe simulato il possesso dei requisiti necessari per ottenere la disponibilità di terreni e di corrispondenti titoli PAC, rilasciati gratuitamente dalla Riserva Nazionale dei Titoli ai nuovi giovani imprenditori agricoli. – [CONTINUA SU FONTE]
Traffico di droga e corruzione, 31 indagati in Sardegna
27/09/2023 – Associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione segreta, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio, corruzione aggravata dal metodo mafioso, peculato e procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso: sono le accuse contestate a vario titolo a 31 persone indagate nell’ambito della maxi operazione condotta questa mattina dai carabinieri del Ros che, con il supporto dei colleghi dei comandi provinciali di Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari, Milano, Torino e dello Squadrone Eliportato Cacciatori Sardegna, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Cagliari nei confronti degli indagati.
C’è anche l’ex assessora all’agricoltura della Regione Sardegna, G. M., tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione, notificata all’alba a 31 persone in Sardegna e in altre regioni d’Italia dai carabinieri del Ros. Tra gli altri nomi trapelati, c’è anche quello del nipote di G. M., T. C.. [ANSA]
Osimhen, De Laurentiis indagato per falso in bilancio. «Presunte plusvalenze fittizie». Il club: «Siamo sereni»
27/09/203 – Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, è indagato dalla Procura di Roma per falso in bilancio. I pm di piazzale Clodio hanno proceduto all’iscrizione dopo la trasmissione degli atti da Napoli, arrivati per competenza territoriale, del procedimento sulle presunte plusvalenze fittizie legate all’acquisto del bomber nigeriano Victor Osimhen nel 2020 dal Lille per una cifra che superava i 71 milioni di euro. Quello dei pm romani è un atto dovuto alla luce del fatto che l’incartamento arrivato dai colleghi partenopei era già rubricato a modello 21, ossia con indagati. Il procedimento è ora all’attenzione del pool di magistrati che si occupano dei reati economici e il trasferimento degli atti è legato al fatto che il via libera al bilancio al centro dell’indagine è avvenuto nella Capitale.
L’operazione Osimhen
L’avvio del procedimento a Napoli risale al giugno dello scorso anno quando i militari del Nucleo di Polizia Economico finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno perquisito la sede della FilmAuro a Roma e quella del club a Castel Volturno, in provincia di Caserta, dove la società ha il suo quartier generale. L’obiettivo era acquisire fatture e altra documentazione relativa alla compravendita di Osimhen e di altri quattro calciatori (il portiere Orestīs Karnezīs e i tre «azzurrini» Liguori, Manzi e Palmieri) questi ultimi inseriti nell’affare e valutati, impropriamente secondo la Guardia di Finanza, proprio venti milioni di euro.