La Consulta si è pronunciata. Tassare le pensioni d’oro è anticostituzionale.
E’ vietato tassare i ricchi. Dopo il benservito alla proposta di porre dazio sugli stipendi superiori a 90mila euro, ecco giungere il No ai prelievi fiscali per le pensioni cosiddette d’oro.
Così ha stabilito la Consulta, giudicando incostituzionale un comma del decreto 98 del 2011.
La norma scartata prevedeva un livellamento per le pensioni oltre 90mila euro lordi. Contributo che la Corte Costituzionale considera di natura tributaria e in cui ravvisa “un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini”
Una decisione che potrebbe provocare qualche grattacapo al ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Il responsabile del Welfare, infatti, nei giorni scorsi aveva infatti stabilito che i futuri provvedimenti sull’occupazione sarebbero stati finanziati anche tassando le pensioni d’oro.
La Consulta ha giudicato questa norma in contrasto con gli articoli 3 e 53 della Costituzione, rispettivamente sul principio di uguaglianza e sul sistema tributario. “Al fine di reperire risorse per la stabilizzazione finanziaria – si legge nella sentenza della Corte Costituzionale n. 116 depositata oggi, relatore il giudice Giuseppe Tesauro – il legislatore ha imposto ai soli titolari di trattamenti pensionistici, per la medesima finalità, l’ulteriore speciale prelievo tributario oggetto di censura, attraverso una ingiustificata limitazione della platea dei soggetti passivi”.
In sostanza la Corte Costituzionale ha bocciato le modalità di applicazione del contributo di solidarietà a carico delle pensioni più alte, perché discrimina una sola categoria, i pensionati, rispetto agli altri titolari di reddito: “L’intervento – si legge in sentenza – riguarda, infatti, i soli pensionati, senza garantire il rispetto dei principi fondamentali di uguaglianza a parità di reddito, attraverso una irragionevole limitazione della platea dei soggetti passivi”.
Nel sito corte costituzionale nella sezione chi siamo troviamo queste informazioni:
E’ vietato tassare i ricchi. Dopo il benservito alla proposta di porre dazio sugli stipendi superiori a 90mila euro, ecco giungere il No ai prelievi fiscali per le pensioni cosiddette d’oro.
Così ha stabilito la Consulta, giudicando incostituzionale un comma del decreto 98 del 2011.
La norma scartata prevedeva un livellamento per le pensioni oltre 90mila euro lordi. Contributo che la Corte Costituzionale considera di natura tributaria e in cui ravvisa “un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini”
Una decisione che potrebbe provocare qualche grattacapo al ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Il responsabile del Welfare, infatti, nei giorni scorsi aveva infatti stabilito che i futuri provvedimenti sull’occupazione sarebbero stati finanziati anche tassando le pensioni d’oro.
La Consulta ha giudicato questa norma in contrasto con gli articoli 3 e 53 della Costituzione, rispettivamente sul principio di uguaglianza e sul sistema tributario. “Al fine di reperire risorse per la stabilizzazione finanziaria – si legge nella sentenza della Corte Costituzionale n. 116 depositata oggi, relatore il giudice Giuseppe Tesauro – il legislatore ha imposto ai soli titolari di trattamenti pensionistici, per la medesima finalità, l’ulteriore speciale prelievo tributario oggetto di censura, attraverso una ingiustificata limitazione della platea dei soggetti passivi”.
In sostanza la Corte Costituzionale ha bocciato le modalità di applicazione del contributo di solidarietà a carico delle pensioni più alte, perché discrimina una sola categoria, i pensionati, rispetto agli altri titolari di reddito: “L’intervento – si legge in sentenza – riguarda, infatti, i soli pensionati, senza garantire il rispetto dei principi fondamentali di uguaglianza a parità di reddito, attraverso una irragionevole limitazione della platea dei soggetti passivi”.
Nel sito corte costituzionale nella sezione chi siamo troviamo queste informazioni:
“La Corte costituzionale giudica: sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni; sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma della Costituzione.“
Invece da fonti certe, risulta che fanno man bassa delle risorse pubbliche:
La retribuzione annua netta che percepisce un giudice della Corte Costituzionale è pari a 427.416,99 euro mentre il Presidente – per il suo lavoro in più(?) – percepisce 512.900,44 euro compresa l’indennità di rappresentanza.
Per dare un ordine di grandezza: un giudice della corte costituzionale percepisce in un giorno, quanto un operaio percepisce in un mese, ovvero circa 1.400 euro: chi dei due partecipa di più alla creazione di ricchezza del paese?
Per dare un ordine di grandezza: un giudice della corte costituzionale percepisce in un giorno, quanto un operaio percepisce in un mese, ovvero circa 1.400 euro: chi dei due partecipa di più alla creazione di ricchezza del paese?
Stipendi vergognosi per individui che non fanno praticamente nulla per il paese, se non vomitare sentenze dannose e di parte.
Ma non basta, al termine del loro “servizio”, che dura qualche anno, percepiscono una pensione e un’indennità di buonuscita che varia in relazione ai percorsi professionali di ciascun Giudice costituzionale e quindi alle differenti posizioni maturate nel corso della carriera.
I veri privilegi non sono in parlamento – anche se ce ne sono – sono nelle magistrature e nelle varie oligarchie burocratiche.
Ah, se per caso ve lo foste chiesto, sì, hanno anche l’auto blu. Infatti un’autovettura è assegnata a tutti i Giudici in virtù di un regolamento interno – si fanno i regolamenti “interni” per assegnarsi privilegi – ed in considerazione – scrive un portavoce della Consulta – della particolare posizione rivestita dagli ex membri della Corte, che continuano a far parte di commissioni, gruppi di lavoro, delegazioni per incontri istituzionali in Italia e all’estero. Ma quale posizione, quale “lavoro”…