Secondo il Codacons c’è qualcosa che non va nei rincari eccessivi della benzina. La GdF indaga
L’esposto del Codacons ha consentito a Guardia di Finanza e Procura di Varese di avviare una inchiesta sulle tariffe dei carburanti, accertando gli interventi speculativi delle compagnie petrolifere.
Gli automobilisti italiani vogliono guardare con ottimismo all’inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura di Varese sui rincari della benzina: finalmente qualcosa comincia a muoversi, anche se questa giusta indagine è stata avviata con colpevole ritardo, dopo anni e anni di prezzi gonfiati e situazioni al limite dell’assurdo. È servito un esposto dell’associazione dei consumatori Codacons per sbloccare l’immobilismo che ha caratterizzato a lungo il fenomeno.
In effetti, l’associazione ha espressamente chiesto di verificare questo aumento “selvaggio”, tanto è vero che è stato accertato come le compagnie petrolifere siano solite ritoccare al rialzo il tariffario senza alcun motivo, una speculazione in piena regola. La Polizia Tributaria varesina ha ricostruito ogni singola dinamica da questo punto di vista, in particolare le variazioni che sono avvenute tra il gennaio del 2012 e il marzo dello scorso anno.
Molto utili, inoltre, sono state le istruttorie dell’Antitrust e del Ministero dello Sviluppo Economico, ma ancora di più il confronto tra i prezzi italiani e la media dell’Unione Europea, una differenza più volte lamentata. Secondo le Fiamme Gialle, i prezzi aumentano soprattutto a causa di alcuni strumenti finanziari che sono collegati al petrolio come materia prima: si tratta, in primis, dei fondi di investimento e degli Etf, derivati che replicano le performance dell’”oro nero”.
Una simile speculazione ha consentito ad alcuni investitori di dettare legge nel mercato in questione, senza dimenticare la scelta scellerata delle compagnie petrolifere di affidarsi ai pericolosi derivati per mantenere tariffe alte sui mercati del greggio e giustificare poi quelle praticate alla pompa. C’è ora una class action, promossa sempre dal Codacons, a cui possono aderire quegli automobilisti che hanno fatto rifornimento negli ultimi cinque anni presso i distributori incriminati, ovvero Shell, Tamoil, Eni, Esso, TotalErg, Q8 e Api.
Fonti: iljournal.it
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