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CoronaVirus, in Spagna la polizia picchia un ragazzo con problemi psichici e sua madre: il video shock

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05/04/2020 – Un ragazzo con problemi psichici e sua madre sono stati arrestati dopo essere stati violentemente colpiti con un manganello da agenti di polizia che avevano fermato il giovane per domandargli dove si stesse recando e richiedere l’autocertificazione per via dell’emergenza Coronavirus. E’ successo domenica 29 marzo, a Bilbao, nella Spagna settentrionale, in uno dei vicoli del quartiere San Francisco della più grande città dei Paesi Baschi. Il 22enne stava camminando per la strada con una borsa quando sono sopraggiunti gli agenti di Ertzaintza, uno dei corpi della polizia basca, che lo hanno fermato e gli hanno domandato di giustificare la sua uscita dall’abitazione per via delle misure di restrizione dovute alla pandemia da Covid-19. Come riferito da El Correo a quel punto gli agenti, trovandolo senza una valida motivazione per la sua uscita – nonostante nel video il ragazzo dice di essersi recato in un negozio e mostra un certificato – volevano denunciarlo, ma il ragazzo ha reagito iniziando ad alzare i toni e avvicinandosi minacciosamente a uno dei due agenti che, di tutta risposta, ha tirato fuori il manganello e lo ha colpito.

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Mentre veniva bloccato al muro dai due agenti è poi sopraggiunta la madre del 22enne, la quale ha fin da subito spiegato alla polizia dei problemi psichici del ragazzo. “Es loco, es loco!”, si sente gridare la donna nello scioccante video in cui, pochi istanti dopo, anche lei viene colpita dagli agenti mentre cerca di evitare che arrestino suo figlio. Nel video si sentono le rimostranze dei vicini che, assistendo alla scena e all’aggressione anche della donna di 49 anni, urlano contro gli agenti chiedendogli di fermarsi. Dell’aggressione della polizia ai danni della donna e di suo figlio con infermità mentale ne stanno parlando in queste ore i media locali, i quali hanno riferito che verrà aperta un’indagine sulle azioni compiute dai due agenti di Ertzaintza. Il video, intanto, in poche ore ha fatto il giro dei social e provocato l’indignazione di tanti utenti per la violenza della polizia, mentre altri hanno commentato giustificando la reazione degli agenti. La associazione di Bilbao SOS Racismo ha condannato l’episodio e la “brutalità della polizia”, denunciando il fatto che si tratta solo di uno dei tanti che si verificano nel quartiere San Francisco di Bilbao. [Tpi.it]
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Covid-19, l’Oms lancia raccolta fondi

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Catania, video e foto con abusi su minori: arrestato 43enne. Aveva diffuso le immagini su un blog straniero

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09/10/2019 – Un 43enne che deteneva migliaia di file, foto e video, di pornografia minorile è stato arrestato dalla Polizia postale di Catania. Il materiale informatico è stato trovato durante una perquisizione disposta dalla Procura distrettuale del capoluogo etneo. L’inchiesta è stata avviata dopo la segnalazione dell’Ong statunitense National centre for missing exploited children (Ncmec) al Centro nazionale di contrasto della pornografia on-line (Cncpo) della polizia postale di Roma su un italiano che su un blog straniero aveva pubblicato immagini di pedopornografia.

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Nei file sequestrati sono stati trovati video e foto di abusi commessi anche su vittime in età infantile. Per questo l’uomo è stato arrestato in flagranza di reato. Il provvedimento è stato convalidato dal Gip, che ha disposto per l’indagato i domiciliari. Indagini della polizia postale di Catania sono in corso sul materiale sequestrato per accertarne le modalità di acquisizione e per tentare di identificare le vittime. – [FONTE]
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Forze dell’ordine, in arrivo 12mila assunzioni tra polizia, carabinieri e vigili del fuoco

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23/09/2019 – Quasi 12mila assunzioni nelle forze dell’ordine. Il via libera allo sblocco della assunzioni – alcune per il regolare turn over, altre straordinarie – è in dirittura d’arrivo. Sul sito del ministero per la Pubblica amministrazione è stato pubblicato il decreto con il quale si autorizza a procedere all’assunzione di circa 11.950 unità. Si tratta di carabinieri, agenti della polizia di Stato, ma anche della guardia di finanza, della polizia penitenziaria e dei vigili del fuoco. In particolare, sono 4.538 gli ingressi nei carabinieri, 3.314 nella polizia di Stato, 1.900 nella guardia di finanza, 1.440 nella polizia penitenziaria e 938 tra i vigili del fuoco. La maggior parte delle assunzioni rientra nel turn over della pubblica amministrazione, ma a questi si aggiungono anche 1.657 immatricolazioni straordinarie. Ora, però, il provvedimento necessita della registrazione presso la Corte dei conti: il suo iter, quindi, non è ancora concluso né certo. Il decreto era stato varato dal precedente governo il 4 settembre.

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Il dipartimento della Funzione pubblica precisa in una nota che il decreto del presidente del Consiglio dei ministri “è in attesa di registrazione alla Corte dei conti”. Il decreto “consentirà nel mese di ottobre alle amministrazioni del comparto sicurezza-difesa e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco di effettuare circa 1700 assunzioni straordinarie (1.657 per la precisione) a tempo indeterminato con risorse a valere sui risparmi da cessazione per il 2018. A questa cifra si aggiungono oltre 10mila nuovi posti legati al normale turn over”.

Le nuove assunzioni avverranno a partire da ottobre: “Tra le immatricolazioni straordinarie per Guardia di finanza, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Arma dei carabinieri e appunto Vigili del fuoco – si legge nella nota – 1.043 saranno possibili dal primo ottobre per un onere, a regime nel 2025, pari a 45,6 milioni di euro. Mentre dal 23 ottobre scatterà la possibilità di assumere altre 614 unità per una spesa a regime di 26,7 milioni di euro, costo che sale a 30,4 milioni se si considerano gli 86 posti già autorizzati dal primo marzo scorso tra i 100 indicati per il Corpo della polizia penitenziaria”.

Sulla procedura di assunzione prevista dal decreto del 4 settembre arriva anche il commento del ministro per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone: “Aspettiamo la chiusura dell’iter e contiamo così di dare un segnale importante alle forze di sicurezza e ai vigili del fuoco, i nostri angeli custodi che soffrono una cronica carenza di organico. La loro opera, giorno dopo giorno, è fondamentale per l’incolumità e il benessere di tutti noi”. Poi, su Twitter, esulta anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Sbloccati 12mila posti nelle forze dell’ordine. Si tratta di nuove assunzioni per carabinieri, polizia, guardia di finanza, vigili del fuoco e polizia penitenziaria. L’attenzione al settore e la sicurezza dei cittadini rimangono una priorità per il governo”. – [FANPAGE.IT]
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Concorsi pubblici: dalla scuola alla Polizia, 100mila assunzioni in arrivo

08/05/2019 – Scuola, ministeri, Forze di Polizia: si apre la stagione dei maxireclutamenti nella Pubblica amministrazione con 100mila assunzioni messe in cantiere dal Governo giallo-verde per far fronte ai buchi di organico e al turnover accelerato anche per effetto di quota 100 (che secondo le stime dell’Esecutivo interesserà poco più di 100mila lavoratori pubblici). Tra gli ultimi bandi di concorso pubblicati – sulla Gazzetta Ufficiale 30 del 16 aprile 2019 – c’è quello che punta a rafforzare l’organico dell’Inail, Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, attraverso l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di 420 persone, per vari livelli professionali, dai ricercatori ai collaboratori amministrativi, dai tecnologi agli impiegati.

La manovra 2019 ha previsto oltre 33mila assunzioni straordinarie (con l’istruzione a fare la parte del leone). Che dovrebbero consentire l’iniezione di nuove risorse fino al termine del divieto sul turnover ordinario fissato – sempre dalla legge di Bilancio – al 15 novembre 2019. Ma che in una buona parte dei casi saranno spalmate sui prossimi cinque anni.

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Inps, 5mila new entry nel 2019
Entro l’anno il personale in servizio all’Inps – come anticipato dal Sole 24 Ore del 1° maggio – dovrebbe crescere di 2.290 addetti, al netto dei pensionamenti e delle nuove assunzioni, passando dai 25.823 di fine 2018 a 28.113. Le nuove entrate, in particolare, dovrebbero essere 4.728, a fronte di 2.438 uscite. Con l’ingresso entro fine giugno di 3mila dirigenti.

Scuola e università: maxi-piano di assunzioni

Nella scuola ci sarà spazio per l’ingresso di 11.500 addetti alle pulizie e per circa 66mila insegnanti. Sul fronte della docenza, sono due i concorsi in arrivo, come scritto sul Sole 24 Ore del 15 aprile. Il primo per reclutare circa 17mila maestri d’asilo e di scuola primaria. Il secondo – con oltre 48mila cattedre in palio – per la scuola secondaria di primo e di secondo grado. Bandi che però nella migliore delle ipotesi non arriveranno prima dell’estate.
Mentre per l’università è previsto il reclutamento di mille ricercatori di tipo B (che possono accedere alla docenza).

Forze di Polizia: oltre 6mila ingressi dai Carabinieri alla Finanza
Nelle Forze di Polizia sono previste 6.150 assunzioni, così articolate: 1.943 nella Polizia di Stato, 2.135 tra i Carabinieri, 1.133 nella Guardia di finanza e 939 nella Polizia penitenziaria. Di questi, però solo poco più di un migliaio verrà reclutata entro la fine di quest’anno.

Le assunzioni dei ministeri
Il ministero di Giustizia – secondo il testo della Manovra 2019 – è autorizzato ad assumere fino a tremila impiegati amministrativi dal 2019 al 2021 e anche 600 magistrati ordinari. Il ministero dell’Interno, invece, potrà contare su 50 prefetti “extra”, 25 dirigenti di seconda fascia, 250 addetti dell’area funziona terza – F1, 450 dell’area funzionale Seconda-F2. Quello degli Esteri sarà rafforzato con 300 nuovi ingressi (tutti sul 2019), quello dei Beni culturali con 500 assunzioni nel 2020 e altrettante nel 2021.

Gli effetti di quota 100
Al di là del piano straordinario di assunzioni contenuto nella Manovra 2019, un buon numero di uscite si sta verificando nella Pa grazie a quota 100: finora sono arrivate poco più di 42mila domande dalla gestione previdenziale pubblica e le stime del governo ne indicano oltre 100mila nel 2019. La prima finestra di uscita dalla Pa per chi opta per la pensione anticipata con 62 anni di età e 38 di contributi è fissata al 1° agosto.

Nel campo dell’istruzione considerando solo i docenti di ruolo, alle 21mila uscite già “programmate” in base alla legge Fornero per il 2019, ce ne sono state altrettante presentate entro fine febbraio per uscire con quota 100 a partire dall’avvio del prossimo anno scolastico 2019/20.
La quota 100 rischia di provocare un «esodo» tra medici e dirigenti sanitari ospedalieri: circa 70mila camici bianchi in uscita dal 2019 al 2023, oltre il 60% di quelli attualmente in campo, secondo le stime del sindacato Anaao Assomed che somma alle 45mila uscite che potrebbero maturare con la legge Fornero nei prossimi cinque anni, ulteriori 25mila per effetto della quota 100. – [ilsole24ore]
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Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: 10 arresti tra Bergamo, Milano e Novara

06/05/2019 – Blitz della Polizia di Stato, all’alba di oggi, tra le province di Bergamo, Milano e Novara. Si tratta dell’operazione denominata”Yuan”, durante la quale sono state tratte in arresto dieci persone, tra cui alcuni Pubblici Ufficiali, responsabili, a vario titolo, di favoreggiamento aggravato dell`immigrazione clandestina, falsità ideologica commessa da Pubblico Ufficiale, alterazione di documenti al fine di determinare il rilascio di un titolo di soggiorno e plurimi episodi di corruzione.

L’indagine è scaturita da una segnalazione dell’Ufficio Immigrazione alla squadra mobile in quanto un dipendente, coadiutore amministrativo contabile, dipendente del ministero dell’Interno e in servizio presso l’Archivio dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Bergamo, aveva richiesto la validazione di alcune pratiche di rinnovo di permessi di soggiorno, tutte di cittadini cinesi, consegnando certificati di residenza risultati contraffatti. E’ stata quindi avviata una delicata indagine da parte della squadra mobile, fa sapere la polizia, per individuare la provenienza dei documenti. Nel mirino sono finiti i titolari e collaboratori di due agenzie di Bergamo.

Le indagini hanno permesso di delineare il modus operandi dei titolari delle agenzie, che, con il concorso di volta in volta di loro collaboratori e dipendenti e con la fattiva partecipazione di appartenenti alla pubblica amministrazione, hanno “creato le condizioni per ottenere il nulla osta al ricongiungimento familiare ed il conseguente ingresso nel territorio dello Stato di numerosi cittadini cinesi privi di requisiti” sia attraverso la creazione di certificazione anagrafica contraffatta sia mediante la creazione di residenze e attività lavorative fittizie.

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E’ emerso che i collaboratori, su precise indicazioni dei titolari delle agenzie, accompagnavano i clienti dalla stazione ferroviaria, dove erano arrivati, negli appartamenti di volta in volta appositamente reperiti e dove rimanevano giusto il tempo di far sì che il controllo di residenza del personale della polizia locale avesse esito positivo, per poi essere riaccompagnati nuovamente alla stazione di Bergamo. Tutto ciò consentiva poi ai cittadini cinesi di ottenere la certificazione amministrativa, quali certificati di residenza e di idoneità alloggiativa, utili a richiedere il nulla osta al ricongiungimento familiare di un parente. Dalle intercettazioni telefoniche è emerso che il costo pro capite di una pratica di ricongiungimento familiare si aggirava intorno ai 9.000 euro mentre il rinnovo del permesso di soggiorno intorno ai 3.000 euro, denaro che veniva generalmente incassato e poi spartito tra i vari collaboratori, interni ed esterni all’agenzia.

Immediato il ringraziamento alla polizia da parte del ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Dieci arresti tra Lombardia e Piemonte, tra cui alcuni pubblici ufficiali, accusati tra le altre cose di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina, corruzione e alterazione di documenti per rilasciare titoli di soggiorno. Grazie alla Polizia. Business dell’immigrazione di massa, la pacchia è finita. Dal primo gennaio 2019 al 30 aprile, solo l’11% delle domande degli immigrati ha ottenuto lo status di rifugiato, e grazie a criteri più seri i dinieghi sono al 76%. Dalle parole ai fatti”. – [IlGiorno.it]
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Bombe ed estorsioni a Foggia. Azione combinata forze dell’ordine: 16 arresti

05/02/2019 – Sedici persone sono state arrestate a Foggia nell’ambito di una indagine che ha individuato i responsabili degli attentati incendiari ai danni di esercizi commerciali. All’operazione, denominata ‘Chorus’, hanno preso parte agenti della polizia di stato, carabinieri e guardia di Finanza. I responsabili sarebbero accusati anche di estorsione, rapina e tentato omicidio. Azione combinata di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, a seguito di una “tempestiva indagine” coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, diretta ai responsabili di attentati incendiari a danno di esercizi commerciali di Foggia, estorsioni, rapine, armi e tentato omicidio.

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Le anticipazioni del Comando provinciale dei Carabinieri di Foggia sottolineano che sono stati eseguiti “numerosi arresti”, nell’ambito di una vasta operazione di polizia giudiziaria denominata ‘Chorus’, che vede dispiegati sul terreno un centinaio di militari dell’Arma dei Carabinieri, Finanzieri e Agenti della Polizia di Stato, con elicotteri e reparti speciali.

Sarebbero 16 gli arresti già effettuati. Nel contempo altra operazione contro la malavita organizzata – condotta dalla Guardia di Finanza sempre nel foggiano – porta agli arresti di quattro componenti del clan Moretti-Pellegrino.

L’operazione denominata Malafemmina, ha dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Foggia, nei confronti di quattro soggetti affiliati al clan “Moretti/Pellegrino”. – [AffariItaliani.it]
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Ecco come rubava migliaia di euro all’aeroporto di Fiumicino [VIDEO]

14/12/2018 – Ecco come un ladro ha cercato di rubare migliaia di euro all’aeroporto di Fiumicino, in un video ripreso dalle telecamere a circuito chiuso e reso pubblico dalla Polizia di Stato tramite il suo canale Youtube. Nel video si vede l’uomo che ruba due buste con 3mila e 5mila euro da una vaschetta sul rullo che porta ai controlli ai raggi X. Il ladro è stato arrestato mentre stava prendendo un volo per la Russia. La refurtiva è stata invece recuperata in un bagno, dove evidentemente il malvivente l’aveva nascosta con l’obbiettivo di riprenderla al ritorno in Italia. Per lui, un anno di reclusione. I soldi sono stati quindi restituiti al legittimo proprietario, un pachistano, cui servivano per pagare le cure mediche di un parente.
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“Gilet gialli”: terzo sabato di protesta a Parigi; tafferugli con Forze dell’Ordine [VIDEO]

01/12/2018 – Grande tensione a Parigi, per la terza manifestazione di protesta dei “gilet gialli” nella Capitale francese. In una città blindata dalle Forze dell’Ordine, alcune migliaia di persone si sono radunate sugli Champs Elysees per dire “no” al caro-carburante e chiedere le dimissioni di Macron. Non sono mancati tafferugli. I manifestanti hanno infatti lanciato fumogeni contro il cordone di sicurezza che controlla la zona. Gli agenti hanno risposto con durezza, facendo ricorso anche agli idranti. 10, al momento, i feriti; 60 i fermi. Proteste sono segnalate anche in altri punti del Paese, soprattutto sulle autostrade. Come nelle altre occasioni, numerosi i blocchi a nord e a sud. Particolarmente difficile la situazione della circolazione a Tolosa.

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Ancora scontri sugli Champs-Elysees durante la terza manifestazione dei ‘gilet gialli’ a Parigi. 1500 persone si sono radunate nella zona attorno all’Arco di Trionfo dove sono avvenuti i tafferugli tra con la polizia che ha risposto con lacrimogeni e idranti. I fermi finora sarebbero 60 e 10 i feriti.
MANIFESTAZIONI IN TUTTO IL PAESE. Manifestanti sono stati segnalati in diversi punti dela Francia, soprattutto sulle autostrade. Sempre il primo ministro ha parlato di 36 mila persone in agitazione. Come nelle altre occasioni, si sono formati numerosi blocchi a Nord e a Sud. Particolarmente difficile la situazione della circolazione a Tolosa.
VIDEO:
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Polizia, cade l’obbligo di informare i superiori. Incostituzionale la legge per fare conoscere le indagini ai governi

08/11/2018 – La legge che poteva consentire ai politici di conoscere in anticipo le indagini è incostituzionale. Il motivo? Lede le attribuzioni costituzionali del pubblico ministero. Lo ha stabilito la Consulta che ha accolto il ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato proposto dal procuratore di Bari nei confronti del governo. La norma era stata varata nell’agosto del 2016 quando a Palazzo Chigi sedeva Matteo Renzi. A luglio, invece, si erano registrate le prime fughe di notizie all’interno dell’inchiesta Consip. I vertici della centrale acquisti della pubblica amministrazione furono informati quasi in diretta dell’esistenza dell’indagine che ora rischia che di portare alla richiesta di rinvio giudizio per l’ex ministro dello Sport Luca Lotti e il generale dell’Arma Tullio Del Sette. L’ad Luigi Marroni, intercettato il 20 dicembre 2016, confessò al capo dell’ufficio legale di sapere dell’esistenza degli accertamenti “4-5 mesi” prima.

Il conflitto sollevato dal procuratore di Bari – Il procuratore del capoluogo pugliese, Giuseppe Volpe, sosteneva che la norma di fatto abrogasse parzialmente il segreto investigativo e che il governo fosse andato oltre la delega del Parlamento introducendo una sorta di deroga alla riservatezza. “Notizie riservate potevano arrivare dove non dovevano con il rischio di compromissione delle indagini”, cioè vere e proprie “fughe di notizie legittimate”, commenta il magistrato che ha definito “la sentenza come “un grandissimo successo”. Il magistrato spiega che la legge rischiava di “compromettere il segreto istruttorio e la stessa obbligatorietà dell’azione penale”. Il ricorso è stato scritto personalmente dal procuratore di Bari, rappresentato nel giudizio dai professori Giorgio Costantino e Alfonso Celotto.

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La norma bocciata – Al centro dell’atto c’è l’articolo 18, comma 5, del decreto legislativo n. 177 del 2016. La disposizione prevede che, a fini di coordinamento informativo, “i vertici delle Forze di Polizia adottino istruzioni affinché i responsabili di ciascun presidio di polizia interessato trasmettano alla propria scala gerarchica le notizie relative all’inoltro delle informative di reato all’autorità giudiziaria, indipendentemente dagli obblighi prescritti dalle norme del codice di procedura penale”. La Corte, pur riconoscendo che le esigenze di coordinamento informativo poste a fondamento della disposizione impugnata sono meritevoli di tutela, ha ritenuto lesiva delle attribuzioni costituzionali del pubblico ministero, garantite dall’articolo 109 della Costituzione, la specifica disciplina della trasmissione per via gerarchica delle informative di reato.

Spataro: “Incostituzionale. Segreto investigativo carta straccia” – Un testo che all’epoca aveva fatto molto discutere. “Una norma a dir poco sorprendente”, l’aveva definita il procuratore di Torino, Armando Spataro segnalando subito “profili di incostituzionalità“, ma soprattutto di un “contrasto con alcune norme del codice di procedura penale che attribuiscono al pm il ruolo di dominus esclusivo dell’indagine”. “Così il segreto investigativo diventa carta straccia“, diceva il magistrato parlando di un ulteriore passo della “generale tendenza a spostare ogni attività verso l’esecutivo, persino la guida della polizia giudiziaria”. La legge, sottolineava sempre Spataro, non prevede infatti “alcun divieto” per le gerarchie delle forze dell’ordine “di riferire all’autorità politica”. La questione era arrivata sui tavoli di Palazzo dei Marescialli, con il Consiglio superiore della magistratura che si era espresso in maniera critica sul provvedimento.

Le indagini top secret al governo in anteprima – L’informativa di reato è il primo atto scritto in cui uno o più membri delle forze dell’ordine riassumono i risultati di un’inchiesta, in quel momento coperta da segreto, per trasmetterli alla magistratura, alla procura di competenza. Il “coordinamento” di cui parla il testo, necessario per evitare doppioni e sovrapposizioni, in precedenza spettava proprio ai magistrati inquirenti. Con la norma, invece, l’informativa deve scalare le scale gerarchiche di Polizia, carabinieri, Guardia di finanza. E chi sta all’ultimo gradino di quelle gerarchie? I ministeri di competenza: Interno, Difesa ed Economia. Così, per esempio, un’inchiesta per corruzione o per mafia, o qualunque indagine che possa mettere in imbarazzo un ministro, un parlamentare, un amministratore locale, potrà arrivare sul tavolo della politica prima di essere resa nota all’interessato con un provvedimento della magistratura.

La circolare di Gabrielli – Una normativa simile era già prevista i carabinieri, sottoposti al Testo unico dell’ordinamento militare del 2010. Con la legge del 2016 è stata estesa a tutti le altre forze dell’ordine. L’8 ottobre 2016 una circolare dal capo della polizia, Franco Gabrielli, spiegava che i superiori gerarchici devono essere informati anche degli ulteriori sviluppi “rilevanti” dell’inchiesta, “fino alla fine delle indagini preliminari”. Ma precisava che nel farlo è necessario “preservare il buon esito delle indagini in corso”, e quindi le comunicazioni dovevano essere selezionate in modo “graduale” e al solo scopo di “garantire un adeguato coordinamento informativo”.

Il conflitto sollevato dalla procura di Bari – La Corte costituzionale – giudice relatore Nicolò Zanon – aveva ammesso il conflitto tra poteri dello Stato il 6 dicembre del 2017. Anche se l’allarme sui possibili profili di incostituzionalità della norma era stato lanciato dai procuratori – Spataro in primis – e dal Csm già diversi mesi fa, in piena tempesta sull’inchiesta Consip tra fughe di notizie e dubbi sulle prove manipolate. E aveva suscitato la reazione indignata di Gabrielli. A sollevare il conflitto era stato il procuratore Bari, Volpe nei confronti del governo per quella disposizione inserita a sorpresa nel decreto che aveva accorpato la Forestale all’Arma dei carabinieri. La norma venne introdotta con l’obiettivo dichiarato di evitare duplicazioni e sovrapposizioni tra le forze di polizia e e per ottenere così un efficace coordinamento informativo. Per il procuratore pugliese, però, non solo il governo era andato oltre la delega ricevuta dal Parlamento, ma aveva di fatto abrogato parzialmente il segreto investigativo, che è uno dei cardini del nostro sistema processuale, introducendo una sorta di deroga alla segretezza.

Per procuratore Bari lesi gli articoli 109 e 112 della Costituzione – Non solo: introducendo quell’obbligo a carico della polizia giudiziaria, il governo, per il procuratore, aveva anche leso le prerogative riconosciute dalla Costituzione alla magistratura inquirente. Perché quella norma contrasta con il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale (articolo 112), che garantisce l’indipendenza funzionale del pm da ogni altro potere e soprattutto da quello esecutivo; e ledeva anche l’articolo 109 della Costituzione che dà ai pubblici ministeri il potere di disporre direttamente della polizia giudiziaria.

I rilievi del Csm – Gli stessi rilievi che aveva mosso nel giugno del 2017 il Csm. L’organo di autogoverno della magistratura sollevò il problema anche del rischio di “interferenze” nelle indagini dei magistrati con la trasmissione di notizie sulle inchieste a “soggetti che non rivestono la qualifica di polizia giudiziaria e che, per la loro posizione apicale, vedono particolarmente stretto il rapporto di dipendenza organica dalle articolazioni del potere esecutivo”. La delibera fu approvata dal plenum del Consiglio superiore della magistratura. Fu quel passaggio che fece sentire “offeso” Gabrielli, “come se il sottoscritto – disse in un’intervista – e i vertici delle forze dell’ordine non avessero giurato fedeltà alla Costituzione, ma alla maggioranza di governo del momento”.Anche a giudizio del plenum il governo era andato oltre la delega ricevuta dal Parlamento. Palazzo dei Marescialli suggerì anche una possibile via d’uscita: che la comunicazione in via gerarchica sulle informative della polizia giudiziaria avvenisse “compatibilmente con gli obblighi” di legge sul segreto investigativo e non “indipendentemente” da tali obblighi, come detto nella disposizione. Che però è stata bocciata dai giudici costituzionali. – FONTE
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Migrante spaccia, subito libero. E il giudice ordina: “La polizia gli ridia i soldi”

07/11/2018 – Ci sono voluti mesi di indagini, mica solo qualche giorno. Però alla fine la polizia municipale di Treviso era riuscita a catturare un richiedente asilo dedito allo spaccio di droga. Un crimine “infame”, come lo ha più volte definito il ministro Salvini. Peccato che lo sforzo degli agenti non sia bastato ad assicurare al pusher la permenenza dietro le sbarre. Anzi.

I fatti risalgono a tre giorni fa, quando i quotidiani locali hanno diffuso la notizia dell’arresto da parte della polizia locale di un 21enne nigeriano richiedente asilo e ospite da due anni nella Caserma Serena di Dosson. La Municipale gli aveva messo gli occhi addosso già a luglio ma solo pochi giorni fa è riuscita a portare a termine l’operazione. Lo hanno visto nel centro storico in bicicletta, lo hanno bloccato e perquisito. Nelle tasche aveva qualcosa come 250 grammi di marijuana e una sorta di libro contabile dove – secondo i vigili – avrebbe tenuto i nominativi di altri stranieri cui forniva le dosi da spacciare.

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Il resto della droga, però, è stata trovata nella sua stanza alla Caserma Serena dove il migrante viveva ospite a spese dei contribuenti. Qui la polizia e la cinofila hanno scoperto altri 230 grammi di droga: in totale fa quasi mezzo chilo di droga. In camera poi è stato rinvenuta anche una carta prepagata, alcuni cellulari e diverse banconote (250 euro).

Tutto bene quel che finisce bene, direte. O forse no. Perché lo spacciatore nigeriano è stato processato per direttissima e condannato dal giudice a due anni di carcere per detenzione di stupefacenti ai fini dello spaccio. Grazie ai benefici di legge, però, è subito stato rimesso in libertà con tanti saluti agli sforzi della Municipale. Non solo. Perché come se non bastasse, la toga ha anche ordinato alla polizia Locale di ridare all’immigrato i soldi, la carta prepagata e i vari cellulari trovati durante la perquisizione.

Il sindaco si è infuriato: “Chiedo rispetto nei confronti delle forze dell’ordine e dei cittadini che ci chiedono sicurezza – ha detto Mario Conte (Lega) – Presenterò al Ministro dell’Interno Matteo Salvini una relazione dettagliata perché non è possibile buttare all’aria mesi di indagini per la mancanza di certezza della pena. Se viene fermato uno spacciatore con 500 grammi di droga, 250 euro in tasca e cellulari e di fatto risulta nullatenente non è possibile che venga dissequestrato il denaro“. E pensare che per la Municipale si tratta di un grossista dello spaccio e non di un piccolo spacciatore. “Siamo allibiti – dichiara il Comandante Maurizio Tondato, come riporta TrevisoToday – Dopo mesi di pedinamenti, intercettazioni, ricerche sul campo e tante energie profuse, vediamo un importante grossista della droga del trevigiano che probabilmente non viene punito a dovere, dovendo noi come Polizia Locale restituirgli quanto sequestrato in precedenza perché non è certo fosse provente della sua attività di spaccio, nonostante il ragazzo avesse dichiarato di essere nullatenente“. – FONTE


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