Record su record, la Regione che li batte tutti è la Sicilia: ha anche quello del maggior numero delle pensioni d’oro

sicilia21/02/2017 – Lì una pensione d’oro su due. Metà dei 30mila super-assegni vengono incassati dagli ex funzionari della Regione. Vitalizi a vedove ed eredi.

Sicilia l’isola dei record. Negativi, perlopiù. Cinquantadue miliardi di tasse mai riscosse, una spesa regionale sei volte più alta della Lombardia (che ha il doppio degli abitanti), una voragine nei conti pubblici di 6,5 miliardi di euro.

Poi in Sicilia c’è anche un altro primato, quello delle pensioni d’oro. Su circa 30mila persone che ricevono un assegno previdenziale annuo tra 49mila e 175mila euro da una serie di enti pubblici, metà dei pensionati d’oro è a carico della Regione Sicilia, come riporta Italia Oggi prendendo i dati dall’ultimo Bilancio previdenziale italiano del «Centro Studi di Itinerari previdenziali». Le casse previdenziali analizzate sono quelle del Parlamento, del Quirinale, Corte costituzionali (ex giudici ed ex dipendenti della Consulta), con una simulazione anche sulla Regione Sicilia, che ha una fondo di previdenza sostitutivo per il personale. Ebbene, sulle 29.093 prestazioni pensionistiche (costo totale annuo di oltre 1,41 miliardi), più della metà, per la precisione 16.500, appartengono a pensionati della Regione siciliana, per una spesa complessiva di 677 milioni di euro, con una pensione media è di 41mila euro. In Parlamento il costo dei vitalizi degli ex dipendenti è più alto di quelli degli ex eletti, per la Camera il rapporto è tra 256 milioni l’anno per i primi contro i 145 milioni spesi nel 2016 per pagare le 2.116 pensioni agli ex deputati, e anche per il Senato è così. Anche se gli ex eletti incassano pensioni più alte degli ex dipendenti, in media 81mila euro l’anno per gli ex parlamentari, contro i 56mila euro degli ex dipendenti di Montecitorio (le pensioni più alte appartengono agli ex giudici costituzionali, con 175mila euro l’anno, mentre i dipendenti della Consulta sfiorano i 60mila euro). Anche in Sicilia gli assegni previdenziali degli ex consiglieri regionali comportano una spesa annua più bassa rispetto a quella dell’esercito degli ex dipendenti della Regione: 677 milioni contro 18 milioni di euro.

Ma anche in questo campo però la Sicilia strappa dei primati. Di quei 18 milioni, 7 vanno ai parenti degli ex deputati regionali siciliani (sono consiglieri ma hanno lo stesso titolo dei parlamentari), sotto forma di pensioni di reversibilità, ben 130 assegni tra vedove, figli, fratelli di defunti onorevoli dell’Assemblea regionale siciliana. Proprio quest’anno cadono 70 anni dalla prima seduta dell’Ars, e ci sono ancora sette parenti di altrettanti consiglieri eletti nel maggio del 1947, che continuano ad incassare una pensione di reversibilità a fine mese. Il caso più spettacolare è forse quello di Anna Maria Cacciola, figlia di Natale Cacciola, messinese che si candidò all’assemblea sicula settant’anni da con il Partito Monarchico. Dopo tre anni l’onorevole finì il suo mandato, e in base a quei tre anni passati lì maturò il vitalizio di attuali 2mila euro al mese. Passato a miglior vita, l’assegno è stato trasferito per «reversibilità» alla suddetta figlia Anna Maria, che lo incassa da ben 42 anni, senza aver mai neppure messo piede all’assemblea regionale. Così pure gli eredi del marsalese Ignazio Adamo, eletto nel 1955, defunto nel 1973. Da quell’anno, l’assegno di 3mila euro è stato versato prima alla vedova, e poi alla figlia. Assegno, oltre a svariate vedove, anche al figlio di Giuseppe Alessi, primo presidente della Regione nel dopoguerra. La pensione d’oro, soprattutto in Sicilia, è un bene di famiglia. – fonte

Il parlamento Siculo è il più costoso d’Europa: solo in caffetteria se ne vanno 800mila euro. È il parlamento più antico del mondo, convocato per la prima volta da re Ruggero I addirittura nel 1097. Il 10 maggio del 1947 fu anche il primo parlamento a riunirsi nell’Italia repubblicana. Oggi, dieci secoli dopo la prima convocazione, ambisce anche a un altro primato: quello di parlamento regionale più costoso d’Europa. E forse anche del mondo intero. È l’Assemblea Regionale Siciliana, il più speciale dei consigli regionali italiani e non solo perché i suoi componenti sono gli unici, fuori da Montecitorio e Palazzo Madama, a potersi fregiare del titolo di onorevoli. A Palazzo dei Normanni, tra le scalinate percorse nei secoli da Angioini e Borbone, di onorevole c’è anche la lista della spesa.

Se il Parlamento italiano è il più costoso d’Europa, quello siciliano infatti è il parlamento regionale che costa di più non solo in Italia, ma anche nel resto del continente. Le cifre parlano da sole: nel 2013 l’Ars è costata quasi 165 milioni di euro. A poco è servita la spending review da una decina di milioni operata dal nuovo presidente Giovanni Ardizzone (nella foto): nell’ultimo bilancio varato da Palazzo dei Normanni si sottolinea che, rispetto al 2012, l’Ars ha fatto risparmiare 11.135.656 euro, per una spesa corrente di 164.077.563. Un piccolo taglio su una cifra che rimane comunque spropositata e fuori mercato, se si pensa agli appena 68 milioni di euro spesi dalla Regione Lombardia, che ha quasi il doppio degli abitanti dell’isola, al Piemonte, che si ferma a quota 62 milioni, e alla Campania che ha contenuto le uscite a quota 66 milioni.

In realtà la situazione è molto peggiore di come appare: fatti due conti, si scopre infatti che il parlamento siciliano costa ad ogni cittadino più del Senato e della Camera dei Deputati, che pure non brillano certo per sobrietà. Montecitorio e Palazzo Madama, infatti, costano ad ognuno di noi 27 euro e 15 centesimi (più di quanto costano insieme i parlamenti di Francia, Germania, Spagna e Inghilterra ai rispettivi cittadini), mentre ogni siciliano spende ben 33 euro all’anno per mantenere in funzione Palazzo dei Normanni, che quindi ha un costo pro capite superiore del 25 per cento rispetto al Parlamento nazionale. Gran parte delle spese dell’Ars sono dovute alle indennità dei novanta deputati che costano 20.425.000 euro all’anno. Dal 2017, ovvero dalla prossima legislatura, gli onorevoli rimarranno soltanto in settanta, nel frattempo però l’Ars continuerà a spendere altri venti milioni all’anno per previdenza e vitalizi degli ex onorevoli.

Esorbitante il costo dei dipendenti di Palazzo dei Normanni: 37.895.000 euro per quelli in servizio, più 45.580.000 euro per quelli in pensione. Sette milioni e duecentomila euro sono invece serviti nel 2013 per far funzionare i gruppi parlamentari, cifra ridotta rispetto al passato, dopo che l’inchiesta della procura di Palermo ha squarciato il velo sulle spese pazze e fuori controllo rimborsate agli onorevoli della scorsa legislatura. Oltre ai fondi per i gruppi, però, Palazzo dei Normanni spende anche tre milioni e settecentomila euro per imprecisate “collaborazioni esterne per il Consiglio di Presidenza e per le Commissioni parlamentari”. Dispendiosa anche l’attività istituzionale: 600 mila euro ai quali ne vanno aggiunti altri 150 mila per la celebrazione della prima seduta dell’Ars, più l’acquisto di generiche “pubblicazioni di carattere storico-politico- sociale”. Libri, pubblicazioni e giornali sono un vero pallino per gli onorevoli siciliani che solo di abbonamento alle agenzie di stampa spendono 585mila euro all’anno, mentre 120mila euro servono per abbonarsi a quotidiani e riviste. Abbonamenti multipli dato che altri 52 mila euro all’anno per i giornali sono inseriti anche nei 220 mila euro previsti per il funzionamento della biblioteca, dove la rilegatura dei quotidiani costa 65 mila euro, mentre la promozione culturale pesa sulle casse di Palazzo dei Normanni per 80 mila euro ogni anno.

“Questo diventerà un palazzo di vetro” disse Ardizzone insediandosi sulla poltrona più alta dell’Ars. Ma promuovere ciò che avviene dentro il palazzo di vetro vuol dire mettere mano al portafogli, dato che a bilancio ci sono 220 mila euro per “studi, ricerche, documentazione e informazione dell’Amministrazione” e 70 mila euro per la stampa degli atti parlamentari. Ben 1.295.000 euro occorrono invece per la duplicazione dei documenti: logico dunque che a bilancio siano messi anche 130 mila euro per l’acquisto di carta, 30 mila di spese postali, mentre 480 mila euro vengono girati alla Fondazione Federico II, che ha come scopo “la diffusione dell’attività istituzionale e la promozione dei beni monumentali”. Sfogliando il bilancio del parlamento siciliano sembra quasi di tornare indietro nel tempo, alla scintillante corte di Federico II, il sovrano che amava a tal punto vivere nello sfarzo, che arrivò a meritarsi l’appellativo di Stupor Mundi. Un millennio dopo, a Palazzo dei Normanni, i tempi non sembrano essere granché cambiati. Non si spiegano altrimenti i 590.000 euro spesi per l’acquisto di arredi e opere d’arte, o i 50 mila euro investiti nella confezione dei tendaggi. E che dire dei 50 mila euro messi a bilancio alla voce “facchinaggio”? Senza considerare che solo per il noleggio di automobili l’Ars ha speso 320 mila euro, mentre un nuovo bando per l’affitto di sette nuove fuoriserie è finito nei giorni scorsi nel mirino del Movimento Cinque Stelle. La voce più costosa del bilancio di Palazzo dei Normanni però è costituita dal palazzo stesso, che deve le sue origini agli arabi, autori della prima costruzione nel ontano IX secolo dopo Cristo. Sarà per questo che oggi Palazzo dei Normanni ha bisogno di continui lavori: solo nel 2013 la manutenzione ordinaria è costata due milioni di euro. Enorme invece il costo della manutenzione straordinaria: quasi sei milioni di euro, con 250 mila euro prosciugati dal riadattamento del giardino interno. È un capitolo a parte invece il costo del caffè: nel 2013 sono stati destinati alla caffetteria ben 800mila euro. Considerato il costo medio di un espresso (90 cent), diviso per il numero dei deputati (90) e per i giorni dell’anno (365) si arriva alla conclusione che ogni parlamentare regionale siciliano beve tra i 27 e 28 caffè al giorno, tutti i giorni, inclusi i festivi. Numeri che fanno di Palazzo dei Normanni non solo il Parlamento più antico e costoso d’Europa, ma probabilmente anche il più vigile e insonne. – FONTE

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