
16/12/2017 – Gianfranco Miccichè è il nuovo presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Oltre ai 35 voti della maggioranza che si è espressa compatta, il fedelissimo di Silvio Berlusconi ha ricevuto 4 voti in più provenienti da Pd e Sicilia futura. Miccichè si è alzato a votazione ancora in corso e si è diretto verso i banchi del governo, con alcuni assessori che lo hanno abbracciato complimentandosi per l’elezione.
Gli 11 deputati del Pd non hanno votato in modo compatto, solo 7 i voti dati a Nello Di Pasquale (Pd) mentre in 4 hanno violato il “patto”. Il M5S invece ha votato compatto, facendo convergere i propri voti sulla deputata Udc Margherita La Rocca Ruvolo nel tentativo, fallito, di spaccare la maggioranza. Un voto è andato rispettivamente a Mimmo Turano (Udc), Sergio Tancredi (M5s) e Claudio Fava (sinistra).
“I conti si fanno in fretta, il Pd ha 11 deputati e il nostro candidato ha raccolto 7 voti: ci sono stati 4 utili idioti. Mi spiace e sono amareggiato” commenta il deputato del Pd, Antonello Cracolici. “Sono molto emozionato, per la seconda volta ricopro un ruolo così importante”, ha detto Miccichè, parlando con voce tremante e a braccio dallo scranno più alto di sala d’Ercole. “Non avevo preparato nessun intervento, avevo scritto solo quattro appunti perché sono un po’ scaramantico. Non ho mai amato l’ipocrisia, ringrazio tutti quelli che mi hanno votato e non dimentico quelli che non mi hanno votato, perché la presidenza deve rappresentare tutti, anche le minoranze. Vi ringrazio per avermi consentito di vivere questa esperienza per la seconda volta”.
Poi Micciché ha aggiunto che “dobbiamo avere l’intelligenza e la sensibilità di capire che non si può più sbagliare, e nessuno poi potrà dire io non c’ero. Questo governo ha un compito importantissimo e difficilissimo, se sarà governata bene e onestamente, con coraggio, intelligenza, trasparenza e capacità questa terra tornerà ad essere bella. Bisogna ridare lustro alla politica, bisogna contrastare sentimenti di disprezzo diffuso per la politica che qualcuno forse pensa di cavalcare”.
Su uno dei temi più caldi, lo stipendio dei deputati dell’Ars, Miccichè ha detto di essere “assolutamente favorevole al taglio degli stipendi troppo alti. Non mi piace la demagogia, dobbiamo risparmiare e tagliare gli sprechi ma non lo farò a scapito del funzionamento di questa Assemblea: non ha senso tagliare cento se poi quel taglio mi fa spendere 200. Ma il mondo ha dichiarato da tempo l’insuccesso del marxismo – prosegue – stipendi tutti uguali non ce ne possono essere, chi merita di più deve guadagnare di più”. ( )
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