
18/09/2018 – A causa di un guasto che ha interessato il velivolo sul quale dovevano essere imbarcati circa 60 clandestini interessati da provvedimento di espulsione, l’espatrio è saltato. Gli irregolari, accompagnati da altrettanti poliziotti, provenivano da diverse parti d’Italia e dovevano imbarcarsi da Fiumicino per raggiungere il Nord Africa. Il guasto al velivolo però, ha comportato la non esecutività del provvedimento. I poliziotti si sono rimessi in viaggio, mentre i clandestini sono stati lasciati in libertà con l’intimazione di abbandonare il territorio nazionale.
Sono 17 i tunisini tornati liberi nonostante l’obbligo di essere rimpatriati. La motivazione? Un guasto all’aereo che doveva riportarli nel loro Paese. La vicenda quasi fantozziana è avvenuta nella tarda mattinata di giovedì 13 settembre, quando i nordafricani sono stati scortati da alcuni agenti di polizia all’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino. Dopo un’intera notte di viaggio e la fine delle procedure d’imbarco sul volo maltese Air Horizont, che doveva fare prima tappa a Palermo e poi a Hammamet, un guasto al velivolo ha fermato tutti.
Gli agenti, onde evitare l’accusa di sequestro di persona, e, non essendoci più posti disponibili ai centri di accoglienza dove ricollocarli, hanno dovuto rilasciare i migranti, pur consegnandogli un ordine del Questore che li obbliga a lasciare con i propri mezzi l’Italia entro sette giorni (e del quale faranno carta straccia).
“Ai molti colleghi che avevano proceduto alla scorta da località molto distanti e dopo aver viaggiato tutta la notte, non restava così che rimettersi mestamente in viaggio verso le proprie questure, mentre i clandestini se ne andavano in giro alla ricerca chi di un treno chi di altro – conferma Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia, al quotidiano Il Tempo – Nonostante i costi dei biglietti siano comunque molto elevati, le compagnie minori a cui vengono affidati questi voli (perché ormai si procede solo con quelle più o meno sconosciute) mettono a disposizione velivoli apparentemente in cattivo stato di manutenzione”.
L’unica soluzione possibile in questi casi è riportare i clandestini alla frontiera: “Ciò che spiace maggiormente è che non è la prima volta in cui sessanta operatori delle forze dell’ordine sono impegnati in lunghi e rischiosi viaggi per accompagnare persone che dovevano essere espulse – continua Paoloni – Migranti sempre pronti a cogliere l’occasione per tentare la fuga. In molti casi si ha a che fare con mine vaganti senza nulla da perdere. Per non parlare poi dello spreco di risorse, sia in termini di uomini e sia in di mezzi, che si sarebbe potuto destinare ad altro. Il rientro nei centri di identificazione non è possibile perché nel frattempo i posti lasciati liberi da questi vengono occupati da altri e il tanto lavoro fatto è sprecato. Confidiamo che in futuro la macchina organizzativa migliori, così da non vanificare i grandi sforzi che quotidianamente le forze dell’ordine mettono in campo nel contrasto alla criminalità”. – FONTE
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