Il governo di Angela Merkel ha varato una riforma previdenziale che innesta la retromarcia sull’età pensionabile, costerà 160 miliardi di euro da qui al 2030 e comporterà l’aumento dei contributi di quasi un punto percentuale a partire dal 2019. Il disegno di legge, che il ministro socialdemocratico del Lavoro Andrea Nahles ha promesso entrerà in vigore il 1° luglio, dopo l’approvazione parlamentare, permette il ritiro anticipato da 67 a 63 anni senza alcuna penalità – pari adesso al 3,6% per ogni anno di anticipo – ai lavoratori che abbiano versato almeno 45 anni di contributi. Aumenta inoltre i contributi figurativi concessi alle madri di figli nati prima del 1992 e che abbiano interrotto l’età lavorativa, portandoli da uno a tre anni. Soltanto nel prossimo biennio 900mila lavoratori in più potranno andare in pensione grazie al provvedimento mentre sono quasi dieci milioni le donne interessate ai mini-incrementi pensionistici.
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