RENZI: IL PIU’ GRANDE VENDITORE DI ACQUA

referendum-acqua_640Come i governi precedenti, anche quello di Matteo Renzi affossa il referendum sull’acqua 2011. In realtà, Renzi arriva dove non avevano osato gli altri: con lo Sblocca Italia, non c’è solo una complessiva aggressione ai beni comuni (tramite il rilancio delle grandi opere, le misure per la dismissione del patrimonio pubblico, l’incenerimento dei rifiuti, le nuove perforazioni per la ricerca di idrocarburi e la costruzione di gasdotti), ma anche una vera e creativa privatizzazione del servizio idrico. Il governo, intatti, impone un unico gestore in ciascun ambito territoriale e individua sostanzialmente nelle grandi aziende e multiutilities, di cui diverse già quotate in borsa, i poli aggregativi a cui affidare il servizio.

All’inizio dell’estate 2009, quindi a circa un anno dal manifestarsi dei primi segnali della crisi, l’allora presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, invocò a gran voce un provvedimento in grado di far “ripartire l’economia” garantendo alle lobbies economiche e finanziarie l’apertura di nuove fette di mercato. Veniva individuata, come soluzione più efficace, la definitiva privatizzazione della gestione dei servizi pubblici locali. Il governo in carica non si fece attendere e, già nel primo consiglio dei ministri dopo la pausa estiva, licenziò il cosiddetto “Decreto Ronchi” tramite il quale si obbligavano di fatto gli enti locali a mettere a gara il servizio del trasporto pubblico locale, la gestione dei rifiuti e il servizio idrico integrato o comunque a rendere minoritaria la partecipazione pubblica nelle aziende.

Il movimento per l’acqua per tutto l’autunno portò avanti la campagna “Salva l’acqua” raggiungendo l’importante risultato di mettere al centro del dibattito pubblico il tema della privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni. Nonostante ciò il decreto divenne legge. Quei mesi di mobilitazione risultarono, però, utili alla costruzione della campagna referendaria avviata con la raccolta firme nella primavera del 2010 e proseguita fino al voto del 12 e 13 giugno 2011 con lo straordinario risultato di 27 milioni di italiane e italiani che decisero di schierarsi a difesa dell’acqua e dei beni comuni. Continua su FONTE