Il quotidiano critica il premier accusandolo di aver dormito finora, senza pensare all’economia del paese.
“La letargia di Letta”: questo è il titolo dell’editoriale al vetriolo del Financial Times, che accuserebbe il premier di aver “dormito finora” piuttosto che di occuparsi dell’economia, auspicando una maggiore attenzione alla questione dopo la vittoria alle amministrative.
La chiamano “l’impossibile trilogia” di obiettivi: titolo da kolossal per una tragedia. “Letta – si legge – vuole ridurre le tasse, aumentare la spesa sull’istruzione e, allo stesso tempo, rispettare gli obiettivi di deficit fissati da Bruxelles. Ma governare comporta scelte difficili”. L’FT rinfaccia al premier il duro prezzo da pagare in termini di popolarità quando si parla di riforme, come è accaduto al governo Monti, senza contare che il futuro del governo è a rischio per colpa delle sentenze ai danni di Silvio Berlusconi. Tuttavia “nessuna giustificazione regge quando le riforme sono così urgenti”. E ora che con le amministrative “gli elettori hanno dato spazio a Letta”, il presidente del Consiglio dovrebbe svegliarsi e darsi da fare. Rilevante anche la sconfitta di Beppe Grillo, secondo il quotidiano della City: “La creazione di Beppe Grillo, un comico trasformato in attivista, ha pagato un prezzo pesante per il suo rifiuto a sostenere ogni sorta di governo di coalizione”. “È una buona notizia che l’ondata di populismo frenetico che era scesa sull’Italia alle elezioni politiche sembra essere diminuita. Gli italiani – prosegue l’editoriale – vogliono soluzioni alla crisi economica. Fino ad ora, sembrano disposti a dare al signor Letta e al suo gabinetto il beneficio del dubbio.” Parole di miele, che si fanno di fiele poche righe dopo: “Il presidente del Consiglio, tuttavia, dovrebbe utilizzare questo tempo saggiamente. L’economia si è contratta del 2,4% in un anno, secondo i dati dei primi tre mesi. Il governo si aspetta una ripresa nella seconda metà di quest’anno, ma ciò sembra sempre più improbabile.” L’editoriale prosegue sempre più caustico, appunto sulle questioni relative agli obiettivi, alle riforme e alla popolarità a rischio, riportiamo il testo:
“Da quando è stato scelto dal presidente Giorgio Napolitano, l’onorevole Letta ha fatto ben poco per far funzionare l’economia. Così com’è, il suo programma appare sempre più come una trilogia impossibile: vuole tagliare le tasse, aumentare la spesa per l’istruzione e, allo stesso tempo, rispettare gli obiettivi di disavanzo fissati da Bruxelles. Ma il governare richiede scelte difficili. È difficile conciliare le priorità divergenti dei partiti che sostengono l’esecutivo. Una lezione dall’esperienza del governo tecnico di Mario Monti è che le riforme non sempre pagano in termini di consenso popolare. Vi è il rischio che la coalizione non durerà se Berlusconi viene condannato in uno dei processi che deve affrontare.Nessuna delle scuse di cui sopra resta in piedi, quando la necessità di riforme è così pressante. Gli elettori hanno dato spazio signor Letta. E lui dovrebbe provare a rimettere l’Italia in movimento”. Insomma, l’avvertimento è chiaro, a livello internazionale: riforme decise, interventi netti per la crisi; c’è solo da sperare che gli errori già commessi in passato da altre parti non si ripetano nel nostro paese, dopo il mea culpa da parte del Fondo Monetario Internazionale per gli interventi anti-crisi adottati per la Grecia.