19/06/2020 – Lievita ancora il conto dell’ospedale in Fiera. L’Astronave voluta da Attilio Fontana e concepita da Guido Bertolaso riceverà dalla Regione Lombardia ulteriori 7 milioni (più 1,5 di Iva) di soldi pubblici, per l’acquisto di attrezzature sanitarie necessarie per rendere operativi tutti i potenziali 221 posti di terapia intensiva della struttura. Nonostante non ospiti più alcun paziente da giorni, l’hub è destinato a rimanere alla Fiera Portello almeno per i prossimi 24 mesi, bloccando peraltro ogni progetto di riconversione dell’area. L’ulteriore rifinanziamento del Fiera Hospital – 7 milioni di euro che vanno quindi ad aggiungersi ai 17,2 milioni di donazioni, ricevute da privati cittadini e imprese, e già spesi – è scritto nero su bianco nel “Piano di riordino della rete ospedaliera”, inviato martedì scorso da Regione Lombardia al ministero della Salute.
È il documento col quale ogni regione spiega come intende ristrutturare i propri ospedali alla luce dell’emergenza Covid, e per far fronte a un’eventuale seconda ondata. Alla Lombardia era richiesto di assicurare 0,14 posti letti di terapia intensiva (Ti) ogni mille abitanti, come previsto dal decreto 34 del 19 maggio 2020. Tradotto, significa trovare 1.446 letti di intensiva e 704 di semi intensiva. Il Pirellone ha quindi elaborato un piano di investimenti da 222.492.252 milioni (a fronte dei 225 ottenuti col decreto Rilancio): fondi destinati alla costruzione di nuovi reparti, alla riconversione di quelli esistenti e, infine, all’acquisto delle attrezzature mediche necessarie.
Ed è proprio su questa ultima voce che la giunta Fontana “ricarica” l’ennesima spesa destinata alla Fiera. Per l’acquisto delle attrezzature per le Ti di tutti i 34 ospedali lombardi, Regione Lombardia prevede nel piano 27,9 milioni di euro: un quarto dell’intera voce di spesa sono quelli per il Fiera Hospital. Per avere un’idea, il secondo finanziamento per importo sarà destinato al San Gerardo di Monza: 1,9 milioni, a fronte dei 7 per il Portello (a Monza però i posti di Ti, venti previsti, dovranno essere creati da zero).
L’intenzione del Pirellone, in caso di seconda ondata, è quella di concentrare al Portello tutti i pazienti Covid intensivi e sub intensivi “per assicurare una gestione più efficiente, funzionale” e non “polverizzata” dei malati nei vari nosocomi della regione, interessati secondo il piano per almeno due anni da lavori di riorganizzazione e ristrutturazioni varie. Nessuna parola, nelle 58 pagine del documento pubblico, sulle sempre più evidenti carenze del Fiera Hospital: la mancanza di sale operatorie, di un pronto soccorso, dei bagni per i degenti e, soprattutto, la distanza fisica da un ospedale vero e proprio (e quindi da tutti i reparti necessari per il funzionamento di una terapia intensiva). Sono oltre sette infatti i chilometri per arrivare dalla Fiera al Policlinico di Milano, suo ospedale di riferimento.
Un “inconveniente” al quale il Pirellone ovvierebbe acquistando – con fondi giunti da Roma – nuovi mezzi per “il trasporto sanitario inter-ospedaliero dei pazienti con necessità di assistenza qualificata”. Si legge nel piano: 10 nuovi mezzi MSA2 (mezzo di soccorso avanzato); 2 nuovi MSA1 e 2,5 veicoli MSB (mezzo di soccorso di base).
Tra costi diretti e indiretti, il Fiera Hospital si sta rivelando un buco senza fondo. A oggi il conto recita: 17,2 milioni di donazioni private già spesi per opere civili destinate a rimanere alla Fiera e a essere smontate una volta conclusa l’emergenza; una cifra ancora non quantificata per le attrezzature mediche già presenti (che, sebbene date in comodato d’uso o regalate dai privati, sono state comunque pagate da qualcuno) e ora questi ulteriori 7 milioni di euro. Tanto servirebbe all’Astronave per essere pienamente operativo come ospedale. E sempre che la Protezione civile non decida di richiedere indietro, per destinarli altrove, i lettini e i ventilatori dati in comodato gratuito nei mesi scorsi, e che oggi giacciono inutilizzati al Portello. Il rischio altrimenti è che diventi ancora più salato il conto per un non-ospedale che fino a oggi ha curato una trentina di pazienti, e che da giorni è completamente chiuso, perché vuoto. – [di Andrea Sparaciari Milano dal F.Q.IT]
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