07/12/2023 – Ancora tensione in Aula alla Camera sul salario minimo, dove ieri il centrosinistra unito aveva finito per ritirare le proprie firme dalla proposta che ormai non ha più nulla a che fare con quella originaria di 9 euro lordi l’ora per legge. L’Aula aveva infatti bocciato l’emendamento dell’opposizione che puntava a riscrivere il testo della commissione Lavoro di Montecitorio. Oggi bagarre e cartelli in Aula alla Camera a pochi minuti dal voto finale. Deputati di opposizione hanno esposto cartelli con la scritta “Salario minimo negato” e sono arrivati fino ai banchi del governo urlando in coro “Vergogna!”. L’Aula ha poi dato il via libera al testo (i voti a favore sono stati 153, 118 i contrari, 3 gli astenuti) che passa al Senato.
Schlein, ritiro la mia firma
«Comunico la mia volontà di togliere la mia firma da questa proposta di legge. Questa non è più la proposta di salario minimo delle opposizioni perché la maggioranza ha svuotato la proposta di ogni significato con la consueta arroganza. Togliamo le nostre firme: non nel nostro nome state tradendo le attese dei lavoratori» ha dichiarato la leader del Pd Elly Schlein in Aula.
Conte strappa in Aula il testo
Identico annuncio il leader del M5S Giuseppe Conte: «Questo gesto proditorio non lo compirete nel mio nome né di quello del M5S: per questo ritiro la mia firma dal provvedimento. Questa battaglia la vinceremo. Il Paese è con noi» ha detto l’ex premier, originariamente il primo firmatario della proposta di legge sul salario minimo che ha strappato il testo in Aula.
Fratoianni: ritiro firma da proposta di legge
«Ritiro la mia firma da questa proposta di legge, non intendo e non intendiamo mettere i nomi e le nostre facce su un atto indecente di pirateria politica e istituzionale» ha affermato nell’aula di Montecitorio Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi Sinistra. «Si può fare tutto o quasi nella dialettica parlamentare – prosegue – quello che non va bene è trasformare un testo d’iniziativa parlamentare delle opposizioni in una legge delega del governo, è uno schiaffo al Parlamento».