Corruzione e “spionaggio”, arrestato l’ex presidente di Sicindustria Antonello Montante
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Montante, che è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, è stato uno degli esponenti di punta della svolta antimafia di Confindustria ricoprendo anche la carica di responsabile nazionale per la Legalità. Le indagini della squadra mobile e della procura di Caltanissetta gli contestano di aver creato una rete illegale per spiare l’inchiesta che era scattata nei suoi confronti tre anni fa, dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia.
Il 22 gennaio di due anni fa, Montante aveva ricevuto un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, venivano ipotizzati legami d’affari e rapporti di amicizia con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di Caltanissetta morto suicida in carcere nel 1992. Vincenzo Arnone è stato testimone di nozze di Montante. FONTE
Precisazione e Rettifica del 13/02/2020
Torna in libertà Antonello Montante, l’ex leader antimafia di Confindustria, condannato a 14 anni di carcere per associazione a delinquere. Lascia i domiciliari, ma ha l’obbligo di soggiorno ad Asti. Con l’obbligo di presentarsi, due volte al giorno, in caserma, per firmare. La Corte d’appello di Caltanissetta, che sta per avviare il processo di secondo grado, ha così accolto l’istanza dei legali dell’imprenditore, c’era il parere favorevole della procura generale di Catania.
“Abbiamo rappresentato il venir meno delle esigenze cautelari – dice l’avvocato Giuseppe Panepinto, che assiste Montante con il professore Carlo Taormina, e anche un quadro clinico che aveva già portato agli arresti domiciliari”. Per i giudici della Corte d’appello nissena (presidente, Maria Grazia Vagliasindi; giudici a latere, Giovanbattista Tona ed Emanuele De Gregorio) “avuto riguardo al tempo decorso dall’inizio dell’esecuzione della misura cautelare (complessivamente, pari a un anno e nove mesi, fra domiciliari e carcere) deve considerarsi attenuato il rischio di recidiva sia sotto il profilo dell’attualità che sotto quello della concretezza”. La scelta del rito abbreviato, poi, “neutralizza il pericolo di inquinamento probatorio”. – [Continua su FONTE]
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