Il 118 di Bari nella bufera: accuse a medici e infermieri che ci lavorano

25/10/2017 – Equipaggi del 118 fermi presso ristoranti e bracerie; medici che rifiutano interventi di emergenza; infermieri che richiedono quattrini ai pazienti; ambulanze bloccate nei pronto soccorso. Il sospetto di comportanti poco professionali e per nulla deontologici, sta attraversando i responsabili del servizio 118 dell’Azienda sanitaria locale di Bari.
Sospetto che si è trasformato in una richiesta di chiarimenti, attraverso una nota inviata ai referenti di Area del Servizio di emergenza territoriale 118.

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Le segnalazioni arrivate sul tavolo del Direttore di Centrale Operativa racconterebbero, appunto di equipaggi del 118 fermi presso ristoranti e bracerie, di medici che rifiutano interventi di emergenza o infermieri che chiedono soldi ai pazienti. Ma ci sarebbe dell’altro: interventi a domicilio che si protraggono per cinque ore e più, Sim dei localizzatori manomesse e interferenze nell’attività di coordinamento.

Un quadro preoccupante o, per usare le parole del presidente del Collegio Ipasvi della provincia di Bari, Saverio Andreula, episodi “drammaticamente sconvolgenti” qualora gli stessi risultassero veri.

Andreula della vicenda investe non solo il Direttore generale della Asl Bari, ma anche il Presidente della Regione Puglia (che è anche assessore alla Sanità) Michele Emiliano e la Procura della Repubblica del capoluogo pugliese. “Medici e infermieri – scrive Andreula – sarebbero incorsi in presunti comportamenti che prefigurano profili di responsabilità deontologici, disciplinari e penali”.



Ma il presidente del Collegio Ipasvi si chiede se a quella comunicazione inviata ai referenti del servizio 118 abbia fatto seguito la “richiesta di una istruttoria disciplinare per individuare le responsabilità” e vista la gravità degli episodi (“infermieri che prendono soldi dai pazienti”), Andruela si chiede se chi li ha denunciati abbia segnalato gli stessi alla Procura della Repubblica.


Il presidente del Collegio Ipasvi barese ritiene opportuna la convocazione di una conferenza di servizio perché si faccia chiarezza sull’accaduto, scongiurando il rischio che di questa vicenda rimanga, nell’opinione pubblica rimanda impressa solo l’immagine distorta “dell’infermiere che chiede soldi per rendere un pubblico servizio”. – FONTE

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