Condannato per aver denunciato l’inquinamento del Pertusillo. Le istituzioni tacciono

Potenza – Desta interrogativi la vicenda che ha coinvolto il Tenente della Polizia Provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello ed il Segretario dei Radicali Lucani, Maurizio Bolognetti. Entrambi, nel Gennaio del 2010, avevano diffuso dati che attestavano l’inquinamento della diga del Pertusillo; questo, in seguito a delle analisi da loro commissionate ad un privato. Nell’ultimo periodo, avevano chiesto a più riprese alle istituzioni una risposta in merito a questa situazione incresciosa; ma, dal fronte politico nessuna parola. Ad esprimersi, invece, sulla vicenda, è stato due giorni fa, il Gup del Tribunale di Potenza, ma non per punire, dopo una lunga indagine, i responsabili dell’inquinamento, ma per “condannare a 2 mesi e 20 giorni il tenente Di Bello e rinviare a giudizio il leader dei Radicali Bolognetti”, rei, secondo la giustizia, di aver diffuso dati coperti dal segreto d’ufficio. Una notizia che appare dissonante; chi si preoccupa, in pratica, da buon cittadino, di segnalare un pericolo pubblico, una tegola – per fare un esempio – che sta per caderti in testa”, invece di ricevere encomi incassa condanne. 

L’articolo 5 della Convenzione di Aharus – dicono inoltre Bolognetti e Di Bello, – parla chiaro e in questi termini – “siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso dell’autorità pubblica che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale minaccia”. Non dello stesso parere, questo è evidente, deve essere stato il Giudice Potentino, le cui motivazioni alla base della sua decisione saranno depositate al massimo tra tre mesi e che leggeremo con grande attenzione. Intanto, Don Marcello Cozzi di Libera così si è espresso “Di Bello e Bolognetti hanno intrapreso l’unica strada da seguire per costruire qualcosa; non passi il messaggio che è meglio farsi gli affari propri”. Così, invece, Giannino Romaniello della Sel: “chi come Di Bello fa il proprio mestiere, viene condannato; chi, inquina, continua a svolgere tranquillamente l’attività”. Dal resto delle istituzioni, nel frattempo, ancora silenzio. 

FONTE: TRMTV.IT di Francesco Giusto