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Imu alla Chiesa. M5S alla carica per reintrodurla con un emendamento alla Manovra. La proposta riguarda anche gli arretrati dal 2006 al 2011

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20/11/2019 – Reintrodurre l’Imu sugli immobili della Chiesa. Cinque Stelle alla carica con un emendamento alla Manovra presentato al Senato da Elio Lannutti, che ricalca una vecchia battaglia iniziata sette anni fa quando il senatore sedeva in Parlamento con l’Italia dei Valori. Nel 2018, il solo Vaticano ha versato 9 milioni per l’imposta dovuta sui suoi immobili al Comune di Roma. L’emendamento M5S alla manovra chiede ora che la Chiesa paghi l’imposta sulle sue attività commerciali, indicando anche l’esigenza del recupero di arretrati dal 2006 al 2011, anni per i quali il riferimento non è però all’Imu (introdotta nel 2012 e in vigore dal 2013) ma all’Ici. Proprio all’Ici faceva riferimento la sentenza della Corte di Giustizia Ue che invitava lo Stato italiano a riscuotere quanto non versato.

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Inoltre secondo l’emendamento, “Tutte le associazioni o società legate alla religione cattolica e le congregazioni religiose che fanno capo alla religione cattolica il cui fatturato è pari o superiore a 100.000 euro annui sono tenute a farsi convalidare i propri bilanci da un certificatore esterno individuati tra i professionisti del settore, che assuma la responsabilità della veridicità di quel bilancio. Nel caso il bilancio risulti non veritiero, il certificatore esterno punibile con la reclusione da un minimo di 3 anni ad un massimo di 5 anni.

Tutte le associazioni o società legate alla religione cattolica e le congregazioni religiose che fanno capo alla religione cattolica che, in base a quanto risulti dai bilanci certificati, svolgono attività di impresa relativa a servizi di ristorazione, hotelleria, caffetteria o erogando altri tipi di servizi a pagamento sono tenuti a pagare l’Imposta municipale propria (IMU) nei modi e nei termini stabiliti dalla legge per quell’immobile e tutti gli altri a esso collegati. Tutte le associazioni o società legate alla religione cattolica e le congregazioni religiose che fanno capo alla religione cattolica che non hanno pagato l’IMU tra il 2006 e il 2011 sono tenute ad autocertificare i propri bilanci relativi a quegli anni e ad autocertificare l’indirizzo d’uso degli immobili di loro proprietà e di quelli utilizzati per le proprie attività. Sulla base dell’autocertificazione presentata dalle suddette associazioni o società i Comuni riscuotono l’IMU per gli anni che vanno dal 2006 al 2011″. – [ADNOKRONOS]
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Blitz della Lega sui fondi al Sud. Ira Lezzi: stralciare e chiedere scusa

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20/06/2019 – Ha tutte le sembianze di un “blitz” l’emendamento della Lega al decreto crescita, approvato in nottata lunedì scorso in commissione alla Camera, per trasferire alle Regioni la titolarità e la gestione del Fondo sviluppo e coesione, il ricchissimo serbatoio di fondi nazionali che per l’80% è destinato al Mezzogiorno. L’emendamento, tra gli ultimissimi ad avere avuto il via libera delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, riguarda il prossimo periodo di programmazione (2021-2027) e aveva avuto il parere negativo del ministero del Sud, guidato dall’esponente del Movimento 5 Stelle Barbara Lezzi.

La ministra è subito intervenuta sul tema: «L’emendamento al Dl crescita che prevedrebbe di trasferire dal mio dicastero alle Regioni il Fondo sviluppo e coesione, per la programmazione 2021-2027, verrà totalmente corretto attraverso il suo stralcio. Questo emendamento, che aveva anche il parere contrario della Ragioneria dello Stato e che non verrà mai votato dai
parlamentari del Sud del M5S, ha rappresentato un atto di totale scorrettezza. Chiunque lo abbia presentato, Lega o non Lega, dovrà chiedere scusa e dare delle spiegazioni».

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L’emendamento a sorpresa
Non è difficile capire i motivi del parere contrario. Di fatto viene sottratta al ministero, all’Agenzia per la coesione territoriale e al Dipartimento politiche di coesione che lavorano in stretto raccordo proprio con il dicastero, la “cassaforte” dei fondi per il Sud – che insieme ai fondi Ue custodiscono le risorse per le politiche di coesione -e la si trasferisce alle Regioni. Un’operazione che era stata sollecitata proprio dalla Conferenza delle Regioni e che secondo esponenti della Lega ha lo scopo di velocizzare le procedure di spesa che finora hanno mostrato performance pessime, come documentato anche dal Sole 24 Ore lo scorso 13 marzo (pagamenti inferiori al 2% del programmato per il 2014-2020).

L’impatto politico
Salvo un clamoroso ritorno in commissioni Bilancio e Finanze del decreto prima del voto di fiducia (il provvedimento è atteso per le prossime ore nell’Aula di Montecitorio) la modifica della gestione del Fondo rischia di avere strascichi politici. Il colpo d’acceleratore per migliorare la spesa sembra infatti non aver tenuto conto dei risvolti interni alla maggioranza di governo: da una regia M5S si passa a un presidio centro destra-Pd. Infatti il coordinamento strategico viene spostato da un ministero a guida 5 Stelle (o comunque da un soggetto che a questo in qualche modo fa riferimento) alle amministrazioni regionali, nessuna delle quali è “pentastellata”. Nel Mezzogiorno, che riceve l’80% delle risorse Fsc, cinque regioni sono a guida centro-destra (Forza Italia-Lega): Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Basilicata e altre tre a guida centro-sinistra: Campania, Puglia, Calabria. Al Centro-Nord siamo 6 a 5 per il centro-destra (la Valle d’Aosta ha guida autonomista).

Nel dettaglio, l’emendamento all’articolo 44, a prima firma Silvana Comaroli, dispone che «per il ciclo di programmazione 2021-2027, le Amministrazioni regionali avranno in capo la titolarità e la gestione di tutte le risorse FSC destinate al territorio regionale». Quest’ultima specificazione, con riferimento alle risorse destinate al territorio regionale, al di là di differenti possibili interpretazioni, non dovrebbe cambiare in misura sostanziale la questione proprio perché l’Fsc mira a ridurre i divari regionali.

La quantificazione al momento non è nota, poiché dovrebbe essere la legge di bilancio che anticipa l’inizio della programmazione, quindi quella che sarà approvata il prossimo anno, a definire lo stanziamento. Ma si parla comunque di una cassaforte ricchissima. Per avere un ordine di grandezza, la programmazione attualmente in chiusura (2014-2020) conta in totale oltre 60 miliardi. – [IlSole24Ore.it]
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Stop all’ora di religione, ricalcolo dell’8×1000 e Imu per la Chiesa: arriva la mozione laica

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15/06/2019 – Un gruppo di parlamentari laici di diversi partiti ha presentato una mozione laica che intende rivedere i rapporti con la Chiesa cattolica in occasione dei 90 anni del Concordato con lo Stato italiano. Nella mozione si elencano quattro punti destinati a far discutere il Parlamento perché al centro delle polemiche da diversi anni. Questi i quattro punti:

1)  Abolire l’ora di religione e sostituirla con un’ora obbligatoria di educazione civica

2)  Chiedere formalmente alla Conferenza episcopale italiana di avviare la procedura   per modificare i criteri con cui viene attualmente ripartito l’8×1000 (grazie a   questo meccanismo la quota non destinata viene risuddivisa percentualmente   a seconda delle destinazioni indicate dai contribuenti con il risultato che metà   dell’ammontare arriva sempre alla Chiesa cattolica)

3)  Rivedere le norme sull’Imu sui beni immobili della Chiesa cattolica

4)  Intraprendere un’azione determinata a dare attuazione alla recente sentenza   della Corte europea recuperando l’Ici non pagata dalla Chiesa negli anni passati.

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Le sollecitazioni rivolte al governo sono state depositate al Senato da Riccardo Nencini e firmate da Emma Bonino (+Europa), Maurizio Buccarella (M5S), Roberto Rampi (Pd), Loredana De Pretis (Leu), Carlo Martelli (Gruppo Misto), Elena Fattori (M5S), Tommaso Cerno (Pd) e Matteo Mantero (M5S).

La Senatrice Elena FATTORI, smentisce con un post su facebook di non aver firmato alcuna mozione, come riporta l’articolo riportato in data odierna dal quotidiano LaStampa.it, ecco di seguito il Post della Senatrice:

La mozione è il primo sviluppo parlamentare dell’appello formulato a fine gennaio da Carlo Troilo, dirigente dell’associazione Luca Coscioni, fatto proprio dalle associazioni laiche Uaar, Libero Pensiero Giordano Bruno e Democrazia Liberale e firmato da centinaia di intellettuali fra cui due ex giudici della Corte Costituzionale.

«Tutti questi privilegi per la Chiesa Cattolica – è scritto nella mozione – contrastano con la crescente secolarizzazione della società italiana dove i cattolici praticanti sono circa il 30% della popolazione e scendono al di sotto di questa percentuale tra i giovani». – [LaStampa.it]
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La Lega vota con le opposizioni per nuovi fondi a Radio Radicale. Di Maio: “fieri di esserci opposti con ogni mezzo”

14/06/2019 – E’ passato in commissioni congiunte Bilancio e Finanze della Camera l’emendamento del Pd che prevede per Radio Radicale un ulteriore finanziamento di 3 milioni per il 2019, salvando la radio dalla chiusura. Il testo è stato riformulato su proposta della Lega ma il governo con il viceministro dell’Economia, Laura Castelli, aveva dato parere contrario. La Lega ha votato con l’opposizione, no dal M5s. Di Maio: “Fieri di esserci opposti con ogni mezzo!”.

La deputata del Pd Silvia Fregolent, capogruppo in commissione Finanze, spiega: “La Lega vota con le opposizioni per salvare la radio, mentre i 5 stelle votano contro seguendo le indicazioni di parere contrario del viceministro Laura Castelli”.

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M5s: “Pioggia di soldi ingiustificata” – “Su Radio Radicale la soluzione più equa era di finanziare la conversione in digitale e la conservazione degli archivi multimediali, fino a una spesa massima di 1 milione di euro nel triennio. L’emendamento proposto dalle opposizioni ha disposto invece di erogare altri 3 milioni di euro nel solo 2019 ad una radio che ne riceverà già 9 quest’anno. Una scelta a cui hanno aderito tutti i partiti, Lega compresa, e che ci ha trovato fortemente contrari”. Lo affermano i deputati M5s delle commissioni Bilancio e Finanze.

Di Maio: “Gravissimo, la Lega dovrà risponderne” – “Secondo noi è una cosa gravissima, di cui anche la Lega dovrà rispondere davanti ai cittadini. Sono franco: dovrà spiegare perché ha appoggiato questa indecente proposta del Pd! Dopo di che si va avanti, perché siamo persone serie”. Lo afferma Luigi Di Maio, parlando dell’approvazione, con i voti della Lega, dell’emendamento Pd al dl crescita a favore di Radio Radicale, “una radio privata – scrive su Facebook – che ospita giornalisti con stipendi da capogiro di anche 100mila euro l’anno. Tutti pagati con i vostri e i nostri soldi, da sempre”.

“Ecco chi gioisce per aver regalato altri milioni di euro delle nostre tasse a Radio Radicale, una radio privata e di partito pagata con i vostri soldi. Fieri di esserci opposti con ogni mezzo!”, poi aggiunge Di Maio linkando un tweet di Laura Boldrini.

Salvini: “Non si chiude una radio con un tratto di penna” – “Io ho sempre detto che non si chiude una radio, un giornale, una televisione con un emendamento o un tratto di penna: bisogna lasciare tempo e rispettare il lavoro fatto”. Così Matteo Salvini commenta la vicenda di Radio radicale che ha spaccato la maggioranza. Con Di Maio, che parla di un episodio gravissimo, “chiariremo tutto anche in questo caso”, aggiunge il leader della Lega.

Vigilanza Rai, niente accordo Lega-M5s: salta voto su Foa – Salta il voto in Commissione di Vigilanza Rai sulla risoluzione contro il doppio incarico al presidente Marcello Foa, nominato anche presidente di RaiCom. I due gruppi di maggioranza, in una riunione di 20 minuti avvenuta fuori dell’aula di San Macuto, non hanno trovato l’accordo sull’emendamento presentato dal capogruppo della Lega, Massimiliano Capitanio, e hanno fatto mancare il numero legale. Se ne riparlerà la prossima settimana. – [TGCOM24]
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Sblocca cantieri, subappalto libero per due anni: “Ma così è un regalo a mafie e corruzione

01/06/2019 – “Il codice degli appalti è sospeso fino al 31 dicembre 2020”. Lo prevede l’emendamento della Lega al dl sblocca cantieri, annunciato da Matteo Salvini, che è stato presentato in Aula al Senato. Secondo il Carroccio “è una norma che da anni i chiedono tutte le imprese italiane. Il codice degli appalti è vecchio – ha detto Salvini – e sta ingessando il Paese”.

Ma non è un segreto che il subappalto sia “il grimaldello preferito dalle mafie per entrare nei lavori pubblici” dice Morra del M5s, presidente della commissione antimafia: “Lo dimostrano tante inchieste giudiziarie. Come si può proporlo?”. Nuovo terreno di scontro nell’esecutivo, su cui la Lega non pare però intenzionata a cedere. La riforma del codice degli appalti, annunciata decine di volte, è stata promessa dal capo del governo Giuseppe Conte sin dalle prime ore del suo governo, nei discorsi di insediamento al Senato prima e alla Camera.

Sblocca cantieri, subappalti più liberi: quali sono i veri rischi
Di fatto si prevede la sospensione sperimentale del codice degli appalti “al fine di rilancire gli investimenti pubblici e di facilitare l’apertura di cantieri per a realizzazione delle opere pubbliche”. La sospensione sperimentale si applica “nelle more della riforma complessiva del settore e comunque nel rispetto dei principi e delle norme sancite dalle direttive europee”. Entro il 30 novembre 2020 il Governo, si legge nell’emendamento, “presenta alle Camere una relazione sugli effetti della sospensione per gli anni 2019 e 2020, al fine di consentire al Parlamento di valutare l’opportunità del mantenimento o meno della sospensione”.

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Le disposizioni del codice degli appalti che l’emendamento della Lega prevede di sospendere riguardano, tra l’altro, il divieto di ricorrere all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori e l’obbligo di scegliere i commissari tra gli esperti iscritti all’albo istituito presso l’Anac, fermo restanto l’obbligo di individuare i commissari secondo regol di competenza e trasperenza. Viene sospesa anche la norma secondo cui il subappalto non possa superare la quota del 30% dell’importo complessivo del contratto di lavori, servizi o forniture . L’emendamento prevede inoltre procedure semplificate per l’affidamento dei lavori da parte delle stazioni appaltanti.

Secondo alcuni osservatori si va verso una maggiore, eccessiva, deregulation del sistema degli appalti. Si liberalizza infatti fino al 100% la possibilità di subappalti, si concede la possibilità del massimo ribasso fino a 5 milioni di euro e, nelle offerte più vantaggiose economicamente, si stabilisce che il valore economico possa contare fino al 49%, penalizzando di fatto qualità e sicurezza. Inoltre la Lega “per perseguire l’efficacia dell’economia circolare” prevede l’introduzione dei termovalorizzatori per i rifiuti.

Secondo Chiara Braga, capogruppo Pd in commissione Ambiente alla Camera, “si chiarisce una volta per tutte quanto è pericolosa la loro idea sui lavori pubblici: le regole sono un inutile orpello, specie se servono a combattere corruzione e malaffare. Basta pensare che in forza di questa proposta fino al 31 dicembre 2020 si potrà tornare al subappalto libero fino al 100% del valore delle opere. Altro che ‘Sblocca cantieri’, qui si vogliono solo cancellare norme che hanno combattuto con efficacia illegalità e infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore delle opere pubbliche. La cosa più grave è che questa proposta viene dal Ministro dell’Interno di un Governo che vede come azionista di maggioranza il Movimento 5 Stelle”.

“Che ne pensano Toninelli, Di Maio e tutti quelli che ci facevano lezioni di onestà proprio su questi temi?”, conclude.

Appalti, Delrio (Pd): “Salvini apre strada a illegalità”
“La sospensione per due anni del Codice degli appalti, così come prevista da un emendamento della Lega, è atto di inaudita gravità. Se dovesse effettivamente essere approvato, il decreto che già conteneva norme ritenute dall’Autorità anti corruzione ‘pericolose e preoccupanti’ non farebbe che agevolare le infiltrazioni della criminalità, la corruzione e l’attacco alla salute e ai diritti dei lavoratori. A rendere il quadro ancora più allarmante è che sia stato il Ministro dell’Interno ad avanzarla”. Lo ha dichiarato il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio, ex ministro per le Infrastrutture. “Così non si rilanciano né gli investimenti pubblici né si facilita l’apertura dei cantieri ma si spiana la strada all’illegalità e i parlamentari della Lega e del Movimento Cinque stelle si assumerebbero una pesante responsabilità votandolo”.

Sblocca cantieri: “E’ un diktat della Lega al M5s”
Il nuovo emendamento che la Lega ha proposto con un sotterfugio, cioè come testo 2 di un precedente emendamento ben diverso, riscrive di fatto l`intero dl sblocca cantieri. Annulla tutte le mediazioni che erano state trovate in commissione sugli appalti e introduce argomenti completamente nuovi, in particolare sblocca i termovalorizzatori”. Lo afferma la senatrice di LeU Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto. “Siamo molto oltre il semplice peggioramento di un decreto già grave. L`intento della Lega è chiaramente politico – precisa de Petris -: imporre a tutti, soprattutto ai soci dell`M5S, il suo brutale diktat”. “Mi auguro che la prepotenza del leader leghista incontri in Aula la resistenza di tutti coloro che hanno davvero a cuore la difesa dell`ambiente e la lotta contro la corruzione, alla quale – conclude De Petris – questa deregulation selvaggia spalanca le porte.

Cgil: “Regala alle mafie e alla corruzione spazi enormi di agibilità”
“Quella di Salvini non puó più essere considerata una follia. È piuttosto un disegno lucido che regala alle mafie e alla corruzione spazi enormi di agibilità. Un disegno, fatto passare per salvifico, che sta invece dalla parte della illegalità e porta il Paese verso il precipizio. Un disegno, non è un caso, che si accompagna ai tentativi di Salvini di delegittimare la magistratura”. Così il segretario confederale della Cgil nazionale, Giuseppe Massafra, alla notizia secondo la quale il ministro Salvini presenterà un emendamento al decreto sblocca cantieri che sospenderebbe il codice appalti per due anni.

“Dopo il presidio promosso unitariamente martedì scorso in piazza Montecitorio dalla tre Confederazioni, che ha già visto la partecipazione di numerose altre associazioni ed organizzazioni impegnate a contrastare questo scempio- aggiunge il dirigente sindacale – proseguiremo la mobilitazione, anche durante la discussione parlamentare, per scongiurare l’approvazione di una legge pericolosa per il settore degli appalti, per i lavoratori e per tutto il Paese”. “Ci rivolgiamo alle istituzioni e a tutte le forze sane di questo Paese – conclude Massafra – affinché non smettano di pretendere che legalità, trasparenza, valore e dignità del lavoro siano i cardini di un sistema virtuoso e i presupposti irrinunciabili per il Paese”.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, a quanto riferisce il Viminale, ha deciso di querelare il segretario confederale della Cgil nazionale Giuseppe Massafra. Il sindacalista, stando a quanto riportano alcune agenzie di stampa, ha dichiarato a proposito dello Sblocca Cantieri: “Quella di Salvini non può più essere considerata una follia. È piuttosto un disegno lucido che regala alle mafie e alla corruzione spazi enormi di agibilità. Un disegno (…) che sta invece dalla parte della illegalità”.

Rixi condannato, i 5 stelle: “Non può rimanere viceministro”. Salvini accetta le dimissioni
Morra (M5s): “Il subappalto è il grimaldello preferito dalle mafie”
“Il subappalto libero lo consente l’Europa, ma l’Italia non è il Lussemburgo, e neanche la Finlandia. Il subappalto è il grimaldello preferito dalle mafie per entrare nei lavori pubblici. Lo dimostrano tante inchieste giudiziarie. Come si può proporlo?” Lo scrive su Twitter Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. Così invece il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli (M5S): “Salvini fa bene a dire che sblocchiamo opere come mai accaduto prima. Andiamo avanti con ancora maggiore impegno- ha scritto su Facebook – Prendiamo atto pure delle vicende giudiziarie di Siri e Rixi. Intanto, però, il ministero è dimezzato e per lavorare a pieno regime, come anche la Lega ci pare volere, serve una squadra al completo che ci auguriamo venga ricreata al più presto”.


Il tema subappalti è molto delicato: la Commissione europea stessa in passato aveva giudicato eccessiva la stretta presente in Italia, senza però tenere conto della specifità italiana: la pressione mafiosa, tutta nostrana, sulle opere pubbliche. La parola fine non è ancora scritta, in ogni caso.

Cisl: “Attacco al mondo del lavoro”
“L’emendamento presentato dalla Lega al Senato che chiede di sospendere per due anni il codice degli appalti, è un attacco al mondo del lavoro ed alle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”. Così in una nota il segretario confederale della Cisl, Andrea Cuccello. “Non è con i colpi di spugna – sottolinea – che si risolvono i problemi del Paese. Bisogna invece dare piena attuazione al codice degli appalti che va sicuramente migliorato e reso omogeneo, ma non dissolto. Con la sospensione proposta dalla Lega, oltretutto, si rischia di abbassare i controlli nei confronti delle infiltrazioni mafiose su cui farebbe bene a preoccuparsi anche il Ministro dell’Interno vista la loro continua ed inesorabile espansione in tanti settori economici del nostro paese”. Per la Cisl, aggiunge Cuccello, “sarebbe più opportuno che l’attenzione in merito allo sblocco delle opere si concentrasse sui ritardi e sugli ostacoli di natura tecnica e burocratica nella fase di progettazione di un’opera, nel bando e nella cantierizzazione. Se vuole occuparsi di una materia così delicata, il Ministro Salvini non lo faccia servendosi dei soliti slogan ma attraverso un confronto costruttivo e ragionato con le parti sociali, un confronto che invece questo governo, nel suo insieme, continua a disattendere ormai su troppi aspetti”. – [Today.it]
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Armando Siri è fuori dal governo: il premier Giuseppe Conte gli ha revocato l’incarico da sottosegretario

09/05/2019 – Armando Siri è fuori dal governo. Il premier Giuseppe Conte gli ha revocato l’incarico dopo un consiglio dei ministri durato due ore e mezza. L’ormai ex sottosegretario della Lega è indagato per corruzione da parte della procura di Roma. Nessuna conta al tavolo di Palazzo Chigi. Il decreto di revoca, a quanto si apprende, è stato adottato dal premier, sentito il Consiglio dei ministri, dopo una lunga discussione. “Ci sarà un decreto per la revoca di Armando Siri. Al presidente della Repubblica arriverà lo schema di decreto per la revoca. Abbiamo anche acquisito il parere del Cdm che ha ribadito la fiducia nel mio operato e ha preso atto di questa nostra iniziativa. Dopo una discussione franca e non banale, c’è stata piena fiducia sul mio operato e il governo ha preso la decisione più giusta. Andiamo avanti con la fiducia dei cittadini, consapevoli che senza questo fattore non potremmo mai sentirci il governo del cambiamento”, ha spiegato il premier alla fine della riunione del governo.

Conte al Cdm: “Ho la fiducia di tutti?” – Durante la discussione le due parti sono rimaste sulle loro posizioni. Da una parte il premier nei panni del pubblico ministero, sostenuto dagli esponenti del Movimento 5 stelle. Dall’altra la ministra della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, a rappresentare la Lega nella difesa di Siri. Anche i due leader, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sono intervenuti durante la discussione. Conte ha esposto la sua proposta di revoca e alla fine ha chiesto: “Ho la piena fiducia di tutti? Questo è un passaggio di alta valenza politica e sia chiaro che ci deve essere la piena condivisione del metodo e anche della soluzione che oggi porto”. Il presidente del consiglio ha fatto presente ai suoi ministri che “altri casi simili si possono presentare anche in futuro e io rivendico il metodo adottato oggi anche per il futuro, rivendico di poter discernere – senza alcun condizionamento e senza alcun automatismo né favorevole né contrario – caso per caso. Se perdiamo al fiducia dei cittadini non potremmo più averli al nostro fianco e non potremo agire come governo del cambiamento”. Alla fine tutti i ministri – anche quelli della Lega – hanno ribadito la loro”fiducia” al presidente del consiglio.

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Di Maio: “Dal governo segnale di discontinuità” – Subito dopo la fine della riunione del governo, Luigi Di Maio ha convocato una conferenza stampa. “Grazie a quello che abbiamo proposto come M5s il Consiglio dei ministri ha deciso di avviare la procedura di revoca dell’incarico di sottosegretario a Siri, perché quando si parla di inchiesta di corruzione e mafia la politica deve agire prima della giustizia. Per me è un grande orgoglio di fare parte di questo governo e della decisione presa da tutti quanti insieme”, ha detto il leader del M5s. “In una giornata come quella di oggi in cui l’Italia è scossa da inchieste su temi che riguardano la cosa pubblica, per me è altrettanto importante che il governo oggi abbia dato un segnale di discontinuità rispetto al passato”, ha aggiunto il vicepremier. Che ha sottolineato: “Non è una vittoria del M5s, non sono qui per esultare, è una vittoria degli italiani onesti, in un Paese che ha la corruzione più alta d’Europa. La legge sulla corruzione sta dando i suoi risultati ma la responsabilità politica è delle singole forze”.

Lega: “Fiducia in Conte” – Di Maio ha anche detto “che bisogna convocare subito un vertice di governo su salario minimo e flat tax, e chi le propone porta anche le coperture. Il mio obiettivo è non aumentare Iva e abbassare le tasse agli italiani. Lotta all’evasione seria e spending review sono i due obiettivi che ci dovremo dare”. Una risposta a fonti della Lega. Dal Carroccio hanno definito quella del Cdm come una “discussione civile e pacata” e alla fine hanno ribadito “fiducia nel premier ma convinta difesa del sottosegretario Armando Siri, innocente fino a prova contraria come tutti i 60 milioni di Italiani”. Poi dal Carroccio aggiungono: “Basta coi litigi e con le polemiche, ci sono tantissime cose da fare: flat tax per famiglie, imprese e lavoratori dipendenti, autonomia, riforma della giustizia, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture: basta chiacchiere, basta coi No e i rinvii”.

Salvini: “Raggi indagata da anni ed è al suo posto” – Dopo le dichiarazioni di Conte e Di Maio, però, fonti della Lega specificano anche altro. “In Cdm delibera del presidente per revoca Siri ma nessun voto. La Lega ha espresso contrarietà alla decisione e prende atto della facoltà del presidente del consiglio di chiedere la revoca del sottosegretario. La Lega difende un principio: non può esserci un automatismo tra indagini e colpevolezza. È un principio di civiltà giuridica che vale per tutti. Lega e 5 stelle”, dicono da ambienti leghisti. Che ripetono: “L’apertura di un’inchiesta non può coincidere con la chiusura o la condanna. Siamo dell’opinione che chi ha incarichi istituzionali deve pagare il doppio se colpevole, ma contrari al principio di colpevolezza senza processo”. Quindi è stato direttamente Salvini a parlare in conferenza stampa. “Prendo atto del fatto che la Raggi è indagata da anni ed è al suo posto. I nostri candidati sono specchiati. Se ci sono colpe di serie A e colpe di serie B, presunti colpevoli di serie A e di serie B…. a casa mia se uno vale uno, inchiesta vale inchiesta”, ha detto il ministro dell’Interno. I processi si fanno tribunale, credo nell’Italia e negli italiani, credo in un’Italia di 60 milioni di presunti innocenti. Se qualcuno ritiene che in Italia ci sono 60 milioni di colpevoli che devono dimostrare loro la loro innocenza, stiamo tornando indietro. Ma nessunomi fa cambiare idea sul fatto che l’Italia abbia bisogno di un governo”, ha aggiunto Salvini. Che sull’inchiesta sulle tangenti a Milano ha detto: “Noi abbiamo nessun problema, la questione morale riguarda altri. Mi dispiace che qualcuno si stia sporcando la bocca su Attilio Fontana”. Fontana è indagato per abuso d’ufficio. – [IlFattoQuotidiano.it]
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Vaccini. Emendamento Lega e M5S cancella obbligo certificazione vaccinale per ingresso nelle scuole, compresi asili e scuole infanzia

31/03/2019 – Il testo 2 dell’emendamento 7.0.1, primi firmatari vicepresidente e presidente della XII Commissione, rispettivamente, Cantù (Lega) e Sileri (M5S), introduce un nuovo articolo 7-bis. Abrogando parte della legge Lorenzin, si dispone che, a decorrere dall’entrata in vigore della nuova legge, la presentazione della documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni non costituirà più requisito di accesso, né potrà determinare la decadenza dall’iscrizione o dalla partecipazione agli esami. IL TESTO

Stop alle esclusioni da asili, scuole dell’infanzia e in ogni tipo di istituto scolastico per i non vaccinati. Lo prevede un emendamento al ddl vaccini (n.7.0.1), presentato l’altro ieri, a prima firma della vicepresidente della Commissione Sanità del Senato, Maria Cristina Cantù (Lega), del presidente Pierpaolo Sileri (M5S) e di un altro esponente della Lega, la senatrice Sonia Fregolent.

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L’emendamento introduce un nuovo articolo 7-bis sull’accesso ai servizi educativi per l’infanzia e al sistema educativo di istruzione e formazione prevedendo che, a decorrere dall’entrata in vigore della nuova legge, per i servizi educativi per l’infanzia, le scuole dell’infanzia e per tutti i gradi di istruzione, incluse le scuole private non paritarie, nonchè per i centri di formazione professionale regionale, la presentazione della documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni non costituirà più requisito di accesso al servizio, alla scuola, al centro ovvero agli esami.

Inoltre, la mancata presentazione della documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni non determinerà la decadenza dall’iscrizione nè impedirà la partecipazione agli esami.

Contestualmente, al comma 2, vengono abrogati il comma 3 dell’articolo 3 e il comma 5 dell’articolo 3-bis della legge Lorenzin che impedivano l’accesso a scuola in caso di mancata presentazione della documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni.

La richiesta di una norma per “far restare a scuola i bambini da 0 a 6 anni non vaccinati” era stata avanzata dal ministro dell’Interno e vice premier Matteo Salvini nei giorni scorsi. Una richiesta alla quale il ministro Grillo aveva risposto sottolineando che sulla materia “c’è un contratto che noi stiamo rispettando con la legge che è in discussione in queste ore al Senato e sono convinta che anche entro aprile riusciremo ad approvarla alla Camera”. – FONTE
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VIDEO CORREALTI, COSA SI ERA DECISO 6 MESI FA:



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Pd, più soldi ai parlamentari: il suicidio politico di Nicola Zingaretti

28/07/2019 – Due giorni dopo la vittoria alla primarie e il primo discorso verso “un’altra strada” e “un cambiamento“, il nuovo segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti aveva già scelto il primo nome della sua squadra: Luigi Zanda, 76 anni, in politica dagli anni ’70 e già capogruppo dem al Senato, vicino a Paolo Gentiloni. Era il 5 marzo quando Zanda veniva annunciato come nuovo tesoriere del partito, mentre tra i democrati le parole chiave erano tutte rivolte ai delusi, dai “giovani disoccupati” ai 5 milioni di poveri “che lottano contro le ingiustizie”, diceva Zingaretti. Una settimana prima, il 27 febbraio, proprio Luigi Zanda aveva presentato al Senato una nuova proposta di legge per adeguare “il trattamento economico dei membri del Parlamento a quello dei parlamentari europei“. Nulla a che vedere con i poveri, anzi: nella pratica il testo prevede più soldi per deputati e senatori che arriverebbero così a guadagnare tra i 16mila e i 19mila euro al mese.

Non solo, perché il nuovo tesoriere di Zingaretti ha rispolverato negli ultimi giorni anche un’altra proposta, depositato a Palazzo Madama l’estate scorsa, che prevede un tesoretto di 90 milioni a legislatura (18 all’anno) per scardinare l’addio al finanziamento pubblico ai partiti sancito dalla riforma Letta del 2014. “Cosa dice Zingaretti su tutto questo? È d’accordo con le proposte del suo tesoriere? Perché mentre il suo partito vuole dare più soldi ai partiti e ai politici, rigetta un confronto con Di Maio sul salario minimo orario e critica il reddito di cittadinanza?”, chiede ora il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli in un post su Facebook rivolto al neo-segretario Pd.

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L’ultima proposta in ordine di tempo firmata da Zanda prevede in pratica di sganciare i compensi dei parlamentari da quelli dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate, come previsto attualmente dalla legge 1261 del 1965. I nuovi stipendi verrebbero invece equiparati “all’indennità parlamentare mensile lorda dei membri del Parlamento europeo“.

Una proposta commentata sui social da Luigi Di Maio. “Al Senato andiamo verso il taglio degli stipendi dei parlamentari. Qualcun altro – che mi dicono essere il tesoriere di questo “nuovo” Pd – nemmeno qualche settimana fa ha depositato sempre in Senato una pdl per aumentare ulteriormente, invece, proprio gli stipendi dei parlamentari (equiparandoli a quelli degli europarlamentari). E sul salario minimo tacciono. Bella la sinistra falce e cashmere, ne sentivamo quasi la mancanza”, scrive su facebook il vicepremier. Zanda replica a stretto giro: “Le parole di Luigi Di Maio sono destituite di ogni fondamento, come al solito. La proposta di legge che ho presentato il 27 febbraio prevede di parificare il trattamento economico dei parlamentari italiani a quello dei parlamentari europei, che è leggermente inferiore a quello che oggi senatori e deputati ricevono. Questa è la verità e ognuno lo può verificare andando a controllare gli atti sul sito del Senato: poi Di Maio può dire pure quello che gli pare”, dice il tesoriere del Pd.

Ma quanto guadagnano gli eurodeputati? Hanno un compenso leggermente inferiore a quello di senatori e deputati come dice Zanda? Come spiegato nel regolamento, il compenso mensile è di 8mila euro lordi (ovvero 6250 netti) a cui aggiungere 304 euro al giorno di diaria e 4mila 299 euro per le spese generali. Nel complesso, calcolando anche altri vantaggi, un parlamentare europeo guadagna tra i 16mila e i 19mila euro al mese. Molto di più dei 14mila euro circa che percepiscono oggi deputati e senatori calcolando indennità, diaria e rimborso per le spese di mandato.

Le modifiche proposte da Zanda non si fermano qui. La sua proposta di legge, facendosi sempre più complessa, prevede infatti nel nuovo articolo 1 al comma b “un’indennità transitoria a carattere temporaneo determinata nella misura dell’identica indennità corrisposta ai membri del Parlamento europeo” e al comma c “un trattamento differito di natura assicurativa, il cui diritto matura a condizione che sia scaduto il mandato parlamentare e che il beneficiario abbia compiuto il sessantatreesimo anno di età“. “Insomma, si chiamano con altro nome il Tfr e i vitalizi e si aggiunge anche una pensione di invalidità, per non farsi mancare nulla”, attacca il M5s con un post sul Blog delle stelle. Per Patuanelli si tratta semplicemente di “mascherare Tfr e vitalizi cambiandogli nome”.

Nel suo post su Facebook il capogruppo M5s a Palazzo Madama attacca Zingaretti e Zanda anche per la seconda proposta di legge “per istituire un fondo da 90 milioni di euro per coprire le spese dei partiti, comprese quelle per pagare gli affitti degli immobili che lo stesso Partito Democratico possiede in tantissime città italiane”. “Una subdola reintroduzione – aggiunge Patuanelli – di quel finanziamento pubblico ai partiti che gli italiani hanno già bocciato con un referendum e che dopo tanta fatica è stato abolito definitivamente nel 2017″. – [IlFattoQuotidiano.it]
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Agricoltura M5S, approvato emendamento che vieta asta a doppio ribasso

25/09/2018 – “La Commissione per lo Sviluppo del Parlamento europeo ha approvato i nostri emendamenti sul divieto delle aste a doppio ribasso. Questo è un primo, ma importante, passo avanti per fare giustizia nel mondo dell’agricoltura. Nostro obiettivo è quello di proteggere produttori e prodotti italiani dalle importazioni a basso costo e acquistati con pratiche sleali. Adesso vigileremo affinché il testo non venga modificato nella Commissione Agricoltura del Parlamento europeo”, dichiara l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao.

“In particolare, l’emendamento approvato inserisce nell’articolo 3 della direttiva le aste online a doppio ribasso come pratica sleale proibita per l’acquisto di prodotti agricoli e agroalimentari. Con questo emendamento vogliamo favorire la trasparenza e il rispetto per il lavoro degli agricoltori e di fornire un’arma in più alla lotta contro il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori”, conclude Corrao.

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Le doppie aste della grande distribuzione e il crollo dei prezzi: solo l’8% di quanto paghiamo va al prodotto
La grande distribuzione tiene in ostaggio la filiera del pomodoro. Per capirlo basta guardare una bottiglia di passata e scoprire che il 53% del suo valore è il margine della distribuzione commerciale, il 10% della bottiglia e solo l’8% è il valore del prodotto. Lo dice un’analisi della Coldiretti e lo raccontano produttori agricoli e imprenditori della trasformazione, nei giorni in cui ancora si piangono i 16 braccianti morti in due incidenti stradali in Puglia.

In una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%) è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.



«Esiste – sostiene la Coldiretti – un evidente squilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera favorito anche da pratiche commerciali sleali come i casi di aste capestro on line al doppio ribasso che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione, nonostante il codice etico firmato l’anno scorso fra il ministero delle Politiche agricole e le principali catene della grande distribuzione, che avrebbe dovuto evitare questo fenomeno che spinge a prezzi di aggiudicazione che non coprono neanche i costi di produzione».

«Occorre spezzare la catena dello sfruttamento che si alimenta dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne dove i prodotti agricoli pagati sottocosto pochi centesimi spingono le imprese oneste a chiudere e a lasciare spazio all’illegalità – afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo -. E’ necessaria una grande azione di responsabilizzazione, dal campo allo scaffale, per garantire che dietro tutti gli alimenti in vendita, italiani e stranieri, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore. Per questo – continua Moncalvo – occorre affiancare le norme sul caporalato all’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti».
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Regalo da 3 milioni di euro ad amici e parenti con la Finanziaria: i beneficiari

06/05/2018 – Come usare la legge Finanziaria per fare un regalo da 3 milioni di euro ad una società di amici e parenti. E’ questo l’oggetto dell’ultima inchiesta di Milena Gabanelli, ex conduttrice di Report, la storica trasmissione di Rai 3 che si occupa di scoprire e denunciare il malaffare, pubblicata sul Corriere della Sera. Quello che ha scoperto la giornalista è che due senatori facenti capo a Denis Verdini sono riusciti a far approvare un emendamento all’ultima legge di Bilancio [VIDEO]che ha assegnato 3 milioni di euro alla società Isiamed Digitale srl. A prima vista, nulla di strano, ma l’inchiesta della Gabanelli ha scoperchiato una verità che ha suscitato un’ondata di indignazione sui social.

Chi sono i soci di Isiamed, beneficiari del regalo di 3 milioni di euro con la finanziaria
E’ bastato poco all’abile Milena Gabanelli per smascherare il giochetto dell’emendamento da 3 milioni di euro a favore di Isiamed presentato dai senatori Pietro Langella e Antonio Milo di Ala, il gruppo creato da Denis Verdini con un gruppo di fuoriusciti da Forza Italia per dare sostegno al governo Renzi.

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Una semplice visura ha evidenziato che la Isiamed Digitale srl, società di produzione software con 4 dipendenti, è stata fondata l’8 ottobre 2016 per poi iniziare ad essere operativa il 10 novembre 2017, curiosamente solo 20 giorni prima della presentazione dell’emendamento. E qui troviamo la prima stranezza, dal momento che non si vede come possa il governo attribuire un finanziamento ad una società appena nata e quindi priva di qualsiasi referenza inerente a progetti portati a termine.

Continuando, si scopre che la proprietà di Isiamed appartiene per il 75% a Vincenzo Sassi e per il 25% all’Istituto italiano per l’Asia e il Mediterraneo, un’associazione attiva nel settore degli scambi fra Mediterraneo e Cina di proprietà di Gian Guido Folloni, ex ministro del governo D’Alema. La stessa società, inoltre, possiede una partecipazione societaria nel Consorzio Italiano per le Infrastrutture e servizi del territorio, una società che si occupa di costruire autostrade e che annovera tra i consiglieri lo stesso Vincenzo Sassi, già socie di maggioranza di Isiamed, e Gianluca Milo, il 21enne figlio del senatore Antonio Milo, uno dei firmatari dell’emendamento regalo. E questo chiude il cerchio.


L’emendamento galeotto
L’emendamento che ha regalato 3 milioni di euro ad amici e parenti dei senatori Langella e Milo è stato motivato con la necessità di finanziare un progetto di digitalizzazione nei settori agroalimentare, turistici, dello sport e della smart city. Un’attività nella quale Isiamed, come abbiamo visto, non era in grado di vantare alcuna esperienza progettuale, avendo iniziato la sua attività da soli 20 giorni, senza contare che, per un ambizioso progetto di digitalizzazione del made in Italy, 3 milioni sembrano davvero pochi.


Ma per un regalo vanno più che bene. E se si vuole rincarare la dose, basta ricordare che, rimanendo in tema, nella stessa seduta di approvazione della Finanziaria nella quale è stato votato il finanziamento ad amici e parenti dei senatori verdiniani, sono spariti 50 milioni del fondo destinato ad implementare lo sviluppo digitale della Pubblica Amministrazione. FONTE
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