L’Inps ai medici: “Date meno giorni di malattia, ci costa troppo”

Con una circolare dell’Inps datata 16 gennaio, scrive il Corriere della Sera, i dottori italiani sono stati chiamati a ridurre del 3% rispetto al 2012 i giorni di malattia per i lavoratori. Un “invito” per cercare di arginare icosti: dopo il quarto giorno di malattia lo stipendio e i contributi del lavoratore vengono pagati proprio dall’Istituto di previdenza, e non più dal datore di lavoro. Per questo, spiega il Corriere della Sera, “cancellare qualche giorno di permesso vuol dire per l’Inps limare una voce di spesa che vale ogni anno 2 miliardi di euro“. Ma i medici non ci stanno.

Scrive il Corriere della Sera: le visite fiscali servono a controllare che ilcertificato firmato dal medico di famiglia non sia troppo generoso o addirittura falso. Il medico fiscale può ridurre o addirittura cancellare il permesso dal lavoro se il malato (e il certificato) sono immaginari. Non capita spesso ma a volte sì. E quando capita l’Inps risparmia: dal quarto giorno di malattia in poi è proprio l’istituto di previdenza a pagare stipendio e contributi al posto del datore di lavoro.

I medici protestano: «Così l’Inps dice che il 3% dei certificati firmati dai medici di famiglia è falso» protesta Roberto Carlo Rossi, presidente dell’ordine dei medici di Milano. «Hanno messo la malattia delle persone alla voce costi, come la carta per le stampanti o il toner. Inaccettabile». Una serie di obiezioni che il dottor Rossi ha spedito per lettera all’Inps, con parole accorate: «Il medico che formula una prognosi non può e non deve seguire logiche di carattere economicistico».

Ricordando che la legge e il codice deontologico «vietano qualsiasi atteggiamento compiacente» del medico e ne garantiscono «l’indipendenza e la libertà di giudizio». Eppure, sottolinea il Corriere della Sera, il problema c’è, l’assenteismo esiste. “Ancora adesso, solo per fare un esempio, il giorno in cui ci sono più malattie è proprio il lunedì”. Ma gli abusi non sono soltanto un costo per l’Inps, cioè per le casse pubbliche e quindi per tutti.

Ma anche un’ingiustizia per chi si dà malato solo quando lo è sul serio. (…) Se è vero che gli sprechi e i furbi sono da combattere, del resto è anche vero che l’austerità può fare male alla salute. Non lo dice l’ordine dei medici, che in questa vicenda difende anche i suoi iscritti, ma The Lancet, una delle riviste scientifiche più autorevoli del mondo.

I suoi ricercatori hanno confrontato le misure prese per raddrizzare i conti in Grecia, Portogallo e Spagna con quelle adottate in Islanda, dove le sforbiciate al welfare pubblico sono state minori. E sono arrivati alla conclusione che tagliare la sanità per correggere le finanze pubbliche è pericoloso non solo perché può aggravare la recessione, scaricando i costi sulle famiglie. Ma perché aumenta i tassi di suicidio, alcolismo, depressione e malattia mentale.
08/04/2013 15.08.08