Lo scoop clamoroso di Report incastra Benigni con le mani nella marmellata. SERVIZIO INTEGRALE

17/04/2017 – Iniziamo con l’inchiesta “Che spettacolo” di Giorgio Mottola. Cinecittà è stata per più di mezzo secolo uno dei luoghi più leggendari dell’Italia nel mondo. Negli anni ’60 fu ribattezzata Hollywood sul Tevere. Qui furono girati colossal come “Ben Hur”, “Quo Vadis” e tutti i film di Federico Fellini.

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Poi nel ’97 è cominciata la nuova vita, con la privatizzazione avviata dal governo Prodi. Lo Stato sta per ricomprare #Cinecittà? Franceschini: “Prospettiva di avere una cittadella del cinema pubblica risolve tutti i problemi che ci sono stati in passato”. Così, però, i cinque milioni di debiti degli studi di Benigni a Terni rischiano di finire sulle spalle dei contribuenti.

I finanziamenti pubblici al cinema.
La domanda da cui si è partiti è “che fine hanno fatto i finanziamenti pubblici al cinema italiano”? In cinque anni il cinema italiano è stato finanziato per 1,2 miliardi di euro.
Soldi spesi per un principio nobile e importante: produrre film di interesse culturale, riempire le sale cinema, tenere vivo un settore, quello dello spettacolo, che da lavoro a molte persone.
Non tutti i film finanziati ne avevano veramente bisogno, perché film della categoria “cinepanettoni” dove l’interesse culturale sembra carente.
Con che criterio sono stati scelti allora, questi film?
In altri casi, il finanziamento tramite la forma del tax credit, ha nascosto un altro fine: non finanziare un film, ma fare un semplice investimento.
Tramite lo strumento del tax credit, il privato che investe soldi nel cinema, riceve dallo Stato il 40% di quanto investito: a farlo sono state soprattutto le banche (anche quelle poi finite nei guai come Popolare di Vicenza).
Riassumendo: non sempre sono stati prodotti buoni film, i cinema perdono spettatori e gli studi cinematografici cadono a pezzi.
Parte del servizio di Giorgio Mottola sarà dedicata alla storia dello studio cinematografico di “Papigno”: ancora prima di andare in onda, il servizio è costato una diffida da parte dell’attore Roberto Benigni che, come Berlusconi prima e Renzi ora, ha mandato tramite i suoi legali una lettera alla Rai.
Quel servizio non deve andare in onda.
Si parla dell’investimento che Benigni ha fatto per rilanciare gli studi di Papigno, a




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