Far west a Oderzo: la gente scende per strada, esplosi otto colpi. «Solo così capiscono». ODERZO (Treviso) «Abbiamo preso i fucili e abbiamo sparato. Sembrava un Far West. Ma bisogna fare così, farsi la legge da soli, fare come il benzinaio Stacchio». Ad armarsi e sparare contro i ladri che nell’ennesimo raid, hanno preso di mira la frazione di Faè, sono stati i residenti. Perché l’esasperazione e la paura della gente per le bande di malviventi che scorrazzano in provincia ha ormai lasciato il posto a nuovi sentimenti, a cominciare dalla rabbia. E ogni volta la reazione è più forte. Se fino a qualche settimana fa la cronaca raccontava di mazze e sassi scagliati contro i banditi in fuga, ormai sono tanti i cittadini vittime di furti che dicono di volersi armare o che lo hanno già fatto. Lunedì sera a Faè di Oderzo, quell’intenzione si è concretizzata. A capeggiare la rivolta armata è stato Sandro Magro, imprenditore 48enne. All’ora di cena era a casa, fuori il buio circondava le villette e le vecchie case coloniche ristrutturate di una borgata, costeggiata dai vigneti delle molte aziende agricole della zona, dove tutti si conoscono e, se possono, si aiutano.
Improvvisamente ha sentito il vicino che lo chiamava urlando: «Sandro corri, ghe n’è i ladri da la Maria». Non ci ha pensato due volte, ha imbracciato il suo fucile da caccia ed è uscito in giardino premendo sul grilletto. «Ne ho visto uno che scappava nei campi, ho sparato per spaventarlo. Poco dopo anche il mio vicino è arrivato col suo fucile a pompa, e ha sparato anche lui. Abbiamo fatto un Far West ma almeno quelle persone sanno che accoglienza li aspetta se dovessero decidere di tornare. Perché qui non sono graditi». Magro è intervenuto in difesa della vicina, nella cui abitazione i malviventi erano riusciti a entrare arrampicandosi sulla grondaia dopo una vera e propria scorribanda in una decina di abitazioni. Furti in rapida sequenza che hanno seminato il panico nel piccolo borgo di campagna. Fino a quando l’imprenditore e il vicino non sono intervenuti a colpi di fucile mettendo in fuga i ladri: «Nella mia strada abitano alcune vedove anziane, sono sole e non hanno nessuno che le protegga. E poi c’è una famigliola giovane con i bambini piccoli. I carabinieri fanno quel che possono, ma non basta e allora io sparo, così il messaggio è chiaro ». Lo dice mostrando i bossoli caduti a terra dopo gli spari della sera prima. Sono almeno otto i colpi che ieri mattina ha recuperato nel giardino. Tutti sparati in aria, assicura.
Un gesto solo all’apparenza istintivo il suo, perché quel fucile da caccia che detiene regolarmente a uso sportivo, sembra essere ormai diventato la sua protezione: «Non c’è sistema d’allarme che tenga, perché quella gente riesce sempre a fare quello che si è prefissa. Per questo, se di notte sento il cane abbaiare, io apro la finestra e sparo in aria. A scopo preventivo. Perché così questi delinquenti sanno cosa li aspetta se non scappano e, soprattutto, se decidono di tornare ». Poi assicura: «Ad avere il fucile siamo in tanti nella mia via, e se ci mettiamo tutti a sparare è una guerra nella quale loro possono solo perdere». Sandro Magro e i suoi vicini non hanno dubbi: è giusto usare il fucile contro i ladri, emulando il gesto del benzinaio di Ponte di Nanto. Anche se Graziano Stacchio, imbracciando quel fucile e facendo fuoco il 3 febbraio ha ucciso uno dei banditi (il nomade 41enne Albano Cassol) e per questo ora è indagato per eccesso colposo di legittima difesa. «Non è colpa sua quel che è successo – lo difende Magro -. Questo è l’unico modo che abbiamo per proteggere noi stessi e le nostre case. Perché qua bisogna farsi giustizia da soli. Cosa dovrei fare altrimenti? Stare ad aspettare che mi portino via quello che ho faticosamente costruito con il mio lavoro. Non ci sto: io sparo». FONTE