Multe, addio alle raccomandate: adesso arrivano via mail

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse11-07-2014 RomaConferenza stampa di Marianna Madia sulla riorganizzazione della Pubblica AmministrazioneNella foto Marianna MadiaPhoto Fabio Cimaglia / LaPresse11-07-2014 Roma (Italy)Press Conference of Marianna Madia on the reorganization of the Public AdministrationIn the photo Marianna Madia

10/09/2017 – Siamo circondati. Arriva (ma tranquilli, entro il 2019) il domicilio digitale obbligatorio. E quindi multe, atti e cartelle esattoriali ci arriveranno sempre e comunque. E il grande gioco a nascondino di non ritirare la raccomandata non basterà ad scongiurare l’ effettiva la consegna. Seppur digitale. Progressi (vantaggi/svantaggi), della tecnologia applicata alla vita quotidiana. Se è vero che (in teoria), alla pubblica amministrazione basterà comunicare una volta e basta il proprio indirizzo digitale (in sostanza una mail), è altrettanto vero che al nuovo indirizzo elettronico cui ogni cittadino potrà ricevere tutti i tipi di notifiche, comunicazione, e ovviamente le multe.

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Era atteso e adesso viene confermato: venerdì è arrivato il primo via libera dal Consiglio dei ministri con una modifica al decreto correttivo del Codice dell’ amministrazione digitale introdotto dalla riforma Madia. C’ è dell’ altro: in attesa che diventi operativa l’ Anagrafe della popolazione residente, ancora in fase embrionale nonostante le rassicurazioni periodiche, parte intanto il domicilio digitale, che potrà coincidere con un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec), o con qualsiasi altro servizio elettronico di recapito conforme alle norme europee.

In sostanza viene così creato l’ elenco dei domicili digitali delle persone fisiche e dei soggetti privati in formato aperto e liberamente consultabile. Da tempo le imprese (e anche i singoli professionisti), hanno un indirizzo digitale (Ini-pec e Indicepa), ora anche i cittadini che vorranno potranno attivarla per ricevere qualsiasi tipo di documento e di notifica, dalle raccomandate alle multe.

La raccolta dei domicili digitali avverrà attraverso tre canali: portale web dedicato, che permette la comunicazione del domicilio tramite autenticazione via Spid o Cns, trasferimento nel registro della Pec presente su Ini-Pec e dichiarazione del domicilio nell’ ambito di sezioni dedicate dei singoli portali di servizio dedicati al cittadino (autenticazione federata via Spid o Cns).

Il sistema partirà entro l’ anno e sarà disponibile in due fasi. La prima, entro dicembre, prevede la realizzazione, oltre all’ infrastruttura della base dati, del portale con i servizi di comunicazione via Spid e Cns e di consultazione. Ma il sistema andrà a regime nel 2019.



Con la piena funzionalità dell’ identità digitale gli enti locali dovrebbero poter risparmiare circa 250 milioni l’ anno, non dovendo più sostenere i costi per produrre, conservare, trasmettere documenti cartacei, né altri costi diretti (carta, toner, buste, etc.) e indiretti (tempo per attività manuali, tempo impiegato dal destinatario in caso di assenza per recuperare una raccomandata, etc.).

Il problema – multe a parte – è che il sistema digitale pubblico appare in enorme ritardo. La ventilata Anagrafe digitale è ancora un miraggio. Poche, pochissime, le amministrazioni iscritte. Entro il 2019 Bruxelles vorrebbe che l’ Italia si adeguasse, probabilmente l’ accelerazione imposta nel primo Consiglio dei ministri dopo le vacanze è anche per dare un segnale. E una scossa.

Mentre si attende l’ implementazione reale della novità annunciata, da oggi diventa formalmente possibile spendere i buonipasto (cartacei o elettronici), anche in agriturismi, mercatini dei contadini e altre strutture. Oppure comularli (fino a 8), per fare la spesa. Cosa che, del resto, in alcune catene già avviene. di Antonio Castro

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