09/12/2017 – Ora che si è scoperto perché Renzi ha perso il referendum costituzionale – non perché la sua “riforma” faceva schifo alla stragrande maggioranza degli italiani almeno quanto il suo governo, ma perché l’ha voluto Putin – siamo tutti più tranquilli.
La storia del mondo diventa subito più semplice, quasi banale e molto rassicurante: se Trump batte la Clinton non è perché la supera nella maggior parte degli Stati dell’Unione, ma perché le fake news di Putin hanno convinto gli americani che lei fosse una stronza (come se non ci riuscisse benissimo da sola); se in Gran Bretagna vince la Brexit, non è perché la maggioranza dei britannici votano per uscire dalla Ue, ma per le fake news in cirillico di Putin; se i 5Stelle crescono nei sondaggi, non è perché gl’italiani sono stufi del vecchio establishment che manipola il loro voto con leggi elettorali incostituzionali e con dannosissimi governi di larghe intese mai eletti, ma perché Putin lo vuole. Elementare, Watson. Dunque basterà eliminare Putin dalla scena politica russa, e in Occidente tutto tornerà al posto suo: la famiglia Clinton alla Casa Bianca, stavolta con la figlia Chelsea o con la cagnetta Maisie; il Regno Unito nell’Ue; Renzi e/o B. a Palazzo Chigi; ecc.
Resta da capire come faccia quel diavolo di Vladimir a ribaltare tutte le elezioni dell’orbe terracqueo lavando il cervello a miliardi di elettori che non ha mai visto né conosciuto. Anche perché al momento, di queste sue formidabili fake news propagandistiche in grado di spostare milioni di voti in ogni Paese, non si ha notizia alcuna.
Ieri però ha chiarito molte cose La Stampa, non nuova a questo genere letterario, da quando individuò in “Beatrice Di Maio” la capo-cellula italiana della Spectre putinian-grillina, salvo poi scoprire che si trattava della moglie di Brunetta. Insomma, una fonte autorevole. Titolone di prima pagina: “L’ex vicepresidente Usa: ‘Così il Cremlino interferì nel referendum italiano’.
L’accusa di Biden: Mosca sostiene Lega e M5S”. Renzi, che da un anno si domandava come 20 milioni di italiani avessero potuto bocciare la sua schiforma, si è subito ringalluzzito e ha mandato avanti uno dei suoi più lucidi portavoce, Michele Anzaldi a dichiarare: “Le pesantissime e circostanziate accuse lanciate dall’ex vicepresidente Usa Biden sull’ingerenza della Russia sulle elezioni italiane sono inquietanti e lasciano allibiti. Il ministro Alfano convochi immediatamente gli ambasciatori di Usa e Russia per chiarimenti urgenti”. Ottima idea, anche se forse, l’ambasciatore americano da convocare non è quello appena spedito da Trump ma quello uscente nominato da Obama: il famoso John Phillips, che nel 2016 intimò agli italiani di votare Sì al referendum, pena la ritirata di tutti gli investitori americani.
Già che c’è, Anzaldi potrebbe pure far convocare Obama, che alla vigilia del referendum ricevette alla Casa Bianca Renzi con Benigni, Cantone, Sorrentino, Bebe Vio e tutto il cucuzzaro per farci sapere che dovevamo votare Sì “per il bene dell’Italia”, e comunque, anche se avesse vinto il No, “Renzi non deve lasciare il governo”. Allora nessuna fra le odierne vestali della sovranità nazionale violata da Putin levò un sopracciglio contro le intromissioni Usa, né contro quelle successive dei vertici Ue e del governo tedesco, tutti schierati per il Sì con argomenti e stime poi rivelatisi fake news.
Ma il meglio di Anzaldi è il passaggio sulle “circostanziate accuse” di Biden: circostanziate in che senso? Noi, pur così insensibili al tema fake news, siamo abituati a verificare le fonti e abbiamo controllato quelle dell’articolo pubblicato dall’ex vice di Obama sulla rivista Foreign Affairs e anticipato da La Stampa. Due frasette due.
1) Dopo il fallito tentativo di pilotare le elezioni francesi del 2017, “la Russia non si è arresa e ha compiuto passi simili per influenzare le campagne politiche in vari Paesi europei, inclusi i referendum in Olanda (sull’integrazione dell’Ucraina in Europa), Italia (sulle riforme istituzionali), e in Spagna (sulla secessione della Catalogna)”. Ora, il referendum in Italia non si tenne “dopo” le Presidenziali francesi, ma sei mesi prima. Quindi Biden – peraltro noto negli States per le sue alcoliche gaffe (tipo: “Obama è un nero pulito in grado di parlare in modo articolato” o “Il 47 per cento dei poveri sono scansafatiche”) e definito da Rudolph Giuliani “mentalmente inadatto alla presidenza”: una specie di Antonio Razzi di successo – non ha la più pallida idea di ciò che scrive. E, anziché finire in prima pagina sui giornaloni, dovrebbe passare all’antidoping o alla prova del palloncino. Quanto alle “accuse circostanziate”, neppure l’ombra di una prova: le sole fake news della campagna referendaria furono quelle, italianissime, made in Renzi&C.
2) “Un simile sforzo russo è in corso per sostenere il movimento nazionalista della Lega Nord e quello populista dei 5Stelle in Italia, in vista delle prossime elezioni parlamentari”. E come? Con bonifici in rubli, manifesti, santini, buoni pasto, buoni benzina? Non si sa, a parte la solita litania delle fake news (quali? Mistero), condite con la “corruzione”. E di chi? Ma soprattutto: perché? I presunti beniamini di Putin, Salvini e Di Maio, sono i principali ostacoli al prossimo governo di Renzi&Berlusconi, cioè dei suoi due migliori amici in Italia: il primo si oppose a nuove sanzioni Ue alla Russia, il secondo è da sempre pappa e ciccia con lui, tra bisbocce in dacia e copripiumoni in dono. Perché mai il Cremlino dovrebbe combatterli? Salvini almeno ha incontrato Putin una volta (molto meno di Renzi e B.). Ma Di Maio non l’ha mai visto in vita sua se non in cartolina. Resta una sola possibilità: che Putin governi il mondo con la telepatia. Marco Travaglio FQ 9 dicembre
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