Blitz antiriciclaggio a Bari, soldi nascosti tra le mura di casa: sequestrati 31 milioni [VIDEO]

16/07/2018 – L’imprenditore bitontino ed ex patron del Bitonto Calcio Francesco Giordano, e un suo concittadino vicino al clan Parisi di Japigia, Emanuele Sicolo, sono loro le menti di colossali operazioni di frode fiscale e riciclaggio, scoperte dalla Direzione investigativa antimafia, che hanno portato al sequestro di beni per 31 milioni di euro. Avrebbero ripulito il denaro frutto di reati tributari grazie a società cartiere intestate a prestanome e alla collaborazione della criminalità organizzata barese: 28 gli indagati e tre persone, tutte pugliesi, sono state arrestate nell’ambito del maxi sequestro condotto in Puglia, Lombardia, Piemonte e Lazio.

Come mostrano le immagini, denaro contante è stato trovato nascosto persino nei muri, dietro bottiglie di vino pregiato in cantina e nella tromba dell’ascensore di una lussuosa villa dell’imprenditore bitontino Giordano, posta sotto sequestro. Giordano, già in carcere da alcuni giorni nell’ambito di un’indagine parallela della Procura di Milano per frode fiscale che ha portato anche al sequestro della società del Bitonto Calcio di cui Giordano era l’amministratore, è ora in custodia cautelare anche su disposizione della Dda di Bari.

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Insieme a lui sono finiti in carcere Francesco Putignano, legale rappresentante di alcune società coinvolte nei reati tributari accertati, e il pluripregiudicato ritenuto dagli investigatori affiliato al clan Parisi, Emanuele Sicolo, il cui compito – secondo quanto accertato – era prelevare di notte da sportelli bancomat il denaro contante in modo tale da svuotare le casse delle società satellite del consorzio dove era stato fatto precedentemente confluire, e poi trasportarlo in luoghi sicuri dove veniva occultato. Il flusso di denaro calcolato ammontava settimanalmente ad alcune centinaia di migliaia di euro. L’indagine, partita da accertamenti patrimoniali sul pregiudicato Sicolo già coinvolto in inchieste per mafia, è coordinata dal pm della Dda di Bari Isabella Ginefra. I fatti contestati risalgono agli anni 2014-2017. I sigilli intanto sono stati apposti, tra l’altro, a quattro ristoranti tra Bari, Bitonto e Ruvo: il We Up e Mare in tempesta a Santo Spirito e i due omonimi C’era una volta nelle due cittadine. FONTE
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