13/03/2020 – C’è un tizio, in Italia, che ha “passato tutta la notte a leggere il decreto” (l’ultimo firmato da Conte) e ne ha dedotto che “non basta” perché gli è parso di capire che “restano aperte le profumerie e i gioiellieri” e non se ne dà pace.
Posto che si tratta del decreto più leggibile mai varato nella storia repubblicana e anche monarchica, un testo di due pagine e mezza insolitamente chiaro e comprensibile da chiunque, alieno da quell’idioma iniziatico leguleio-burocratese solitamente usato dai legislatori italiani, provate a immaginare chi è il tizio. Indovinato! È il Cazzaro Verde. Il quale, sia detto a suo onore, non perde occasione per restituirci il buonumore al pensiero che non è più ministro né vicepremier e abbiamo pure scampato il pericolo che diventasse premier, per giunta con pieni poteri. Cioè: le flatulenze che gli escono ogni giorno dall’orifizio superiore non possono tradursi – almeno per ora – in legge, ma si disperdono nell’atmosfera, fortunatamente meno inquinata per il coprifuoco. Già il fatto che il leader del primo partito italiano sia costretto a trascorrere un’intera notte insonne per leggere due paginette in italiano e che, alla fine di cotanto sforzo, non ci abbia capito una mazza dovrebbe indurre a qualche riflessione quel 28% di elettori che ancora si fidano di lui. E quell’esercito di opinionisti che lo rivorrebbero subito al governo (l’ultimo è Michele Ainis, le cui condizioni preoccupano gli amici dopo che ha invitato Conte a nominare Salvini vicepremier per rafforzare l’esecutivo, come se non fosse bastata la precedente esperienza).
Ma non c’è solo questo. Ieri l’ex Capitano, ormai ridotto a maresciallo, ha sbrodolato per mezz’ora su Facebook col video “Chiudere tutto prima che sia tardi”: non solo l’Italia, ma pure “tutta l’Europa zona rossa”, come del resto “io dico da settimane”. È il terzo e ultimo atto della trilogia umoristica da lui stesso inaugurata il 21 febbraio con l’appello a “Chiudere! Blindare! Proteggere! Controllare! Bloccare!” e proseguita con quello, altrettanto perentorio, del 27 febbraio a “Riaprire! Riaprire tutto quello che si può riaprire. Riaprire per rilanciare fabbriche, negozi, musei, gallerie, palestre, discoteche, bar, ristoranti, centri commerciali!”, seguito l’indomani da quello analogo ad “Aprire, aprire, aprire! Si torni a produrre, a comprare, si torni al sorriso”. Più che un sorriso, se non ci fossero di mezzo i morti, ci vorrebbe proprio una risata rabelaisiana, da rotolarsi per terra, al pensiero di riavere uno così al governo, addirittura come vicepremier secondo gli auspici del prof. Ainis e di altri (gli stessi che poi accusano Conte di tentennare).
Fortuna che – lo dice sempre lui – “mi sto cucendo la bocca per non dire a certi politici quello che penso”, sennò si darebbe del cazzaro da solo. Lo diciamo con la massima simpatia, perché nel video non era più il truce sciacallo di sempre: era un simpatico virologo da bar che dice cose a caso e tenta di socializzare l’ignoranza (“Gli italiani non capiscono chi, perché, come e quando”. Ma parla per te). Grande tenerezza. Domanda perché lasciare aperti i tabaccai, i ferramenta, i negozi di elettronica, le lavanderie-tintorie, gli alberghi, le famigerate profumerie e gioiellerie. Ma benedetto Cazzaro: i tabaccai perché i fumatori in astinenza diventerebbero dei pericoli pubblici e resusciterebbero subito il contrabbando; i ferramenta perché, se ti si allaga il bagno o la cucina o ti si guasta un elettrodomestico o hai la casa sporca, non puoi aspettare la fine della pandemia; i negozi di elettronica perché il telelavoro è bello, ma serve un pc funzionante; le tintorie perché gli indumenti è bene lavarli ogni tanto, visto che i virus si depositano sui tessuti; gli hotel perché c’è gente bloccata lontano da casa e pare brutto farla dormire sotto i ponti; le profumerie perché – basta leggere il Dpcm – non vendono solo Chanel n. 5, ma anche “prodotti per toletta e igiene personale”, raccomandabile sempre ma soprattutto ora; i gioiellieri invece, mai citati nel decreto, se li è inventati lui.
Poi ci sono le imprese e le fabbriche, che il Salvini del terzo tipo vorrebbe ovviamente “sbarrare”, “chiudere tutte” anziché affidarsi la sorte “al buon cuore dei singoli imprenditori” come fa il putribondo Conte. Opinione rispettabile, se non fosse che lui la attribuisce “ai nostri governatori Fontana e Zaia”. Che però hanno chiesto a Conte esattamente l’opposto (cioè quel che lui ha decretato) e per iscritto (il che spiega perché Salvini, con le note carenze di apprendimento, ha capito il contrario): “Per le restanti attività produttive, è già stato raggiunto un accordo con Confindustria che provvederà a regolamentare l’eventuale sospensione o riduzione delle attività lavorative per le imprese”. Ora, noi speriamo che l’emergenza finisca al più presto affinché l’Italia ritorni rapidamente alla normalità. E che nel giorno radioso e festoso della Liberazione chi di dovere conservi la memoria (il coronavirus ha tanti difetti, ma non colpisce le facoltà mentali né quelle mnemoniche). Cioè ricordi chi ha fatto e detto cosa durante l’emergenza, chi si è mostrato serio, competente, coerente, affidabile e chi no. Nel qual caso, vediamo maluccio le carriere politiche non solo del Cazzaro Apri&Chiudi, ma anche di alcuni astri nascenti del “riformismo” nostrano. Tipo l’incredibile Giorgio Gori da Berghem, che ancora il 5 marzo invitava la gente a “uscire, andare al ristorante, farsi una passeggiata, andare nei negozi, vivere la città”, salvo passare tre giorni dopo agli annunci mortuari. O il sindacomico Beppe Spritz Sala, passato dall’hashtag #milanononsiferma con mitico “decalogo” (“Esci a prendere un gelato”, “Sono gli ultimi giorni di saldi, approfittane!”) all’appello “State a casa”, valevole soprattutto per lui. Ma a vita. – (pressreader.com) – di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano
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