Il Caso Equitalia.

Allarme allarme, sono a rischio “ben” 13 miliardi di euro di “cartelle fiscali”. Equitalia, ottemperando ad una precisa disposizione di legge ha informato i Comuni che da domani non si occuperà più della riscossione dei tributi locali. Un fulmine a ciel sereno? No neanche per idea, si tratta di Comune Cialtroneria di una classe politica inemendabile, da mandare diretta al rogo. Il decreto che prevede l’incompatibilità di Equitalia con la riscossione dei tributi locali risale a 2 anni fa (estate 2011), poi di proroga in proroga per permettere ai Sindaci Cialtroni di organizzarsi per riscuotere “da soli” multe e imposte comunali si è arrivati al 20 Maggio 2013. I Sindaci e i burocrati Cialtroni Comunali sapevano benissimo che equitalia avrebbe cessato di fare il “lavoro sporco” per loro ma se ne sono lavati le mani. Da un lato essi confidavano in una cancellazione di questa brutta norma “Berlusconiana” dall’altro confidavano sull’ennesima normale proroga italiota. Proroga che anche a causa del noto caos politico non è arrivata. E ora più di 6000 Sindaci con annessi Burocrati Cialtroni piangono come checche isteriche perchè dopo “soli” 2 anni non sono ancora riusciti ad organizzarsi (o meglio NON hanno VOLUTO farlo, troppo comodo dare la colpa dei suicidi ad Equitalia) Per costoro vorrei fosse ripristinata la pena di morte, oh ma si intende, solo dopo un lungo democratico dibattito. Poi mi state ancora a rompere le scatole quando chiedo, urlo e invoco una totale e completa bancarotta. Davvero pensate che le lo stato delle cose possa cambiare votando quel signore o quell’altro? Magari non cambierà neppure dopo una bancarotta ma almeno avremo una possibilità.
Da: Bliz 
 ROMA – I Comuni chiedono sei mesi di tempo per organizzarsi e non perdere tra gli 11 e i 13 miliardi, una cifra che, dopo la sospensione della rata Imu di giugno sulle prime case (che vale 4 miliardi), porterebbe tutti i comuni italiani nel baratro. ”Sarebbe una mazzata in un quadro già compromesso”, spiega il responsabile Finanza Locale dell’Anci, Guido Castelli, primo cittadino di Ascoli Piceno.

Dal primo luglio infatti Equitalia, come ha stabilito il decreto Sviluppo di due anni fa e dopo quattro successive proroghe, non si occuperà più della riscossione dei tributi locali per conto dei comuni. E la normativa fa capire che Equitalia non solo, da lunedì prossimo, 20 maggio, non potrà più lavorare i nuovi ruoli ma che dovrà rimettere anche tutti gli arretrati, ovvero tra gli 11 e i 13 miliardi che i comuni hanno già iscritto in bilancio.
L’ordine di grandezza è purtroppo questo – dice il presidente facente funzioni dell’Anci, Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia – è una cifra impressionante se si pensa che l’Imu sulla prima casa ne vale solo 4. Noi non vogliamo nuove proroghe, né che Equitalia continui a gestire le riscossioni, è giusto che i territori possano autodeterminarsi, ma serve una normativa ed almeno sei mesi per gestire la transizione”.
Si stanno muovendo alcune Regioni, come l’Emilia Romagna, che sta coordinando e supportando i municipi, e i Comuni, soprattutto i più piccoli, che hanno maggiori difficoltà a bandire gare, potrebbero aderire alle nuove società di riscossione che vengono create o potrebbero far ricorso ad Anci Riscossione, una società pubblica con un socio privato che Anci sta approntando proprio in queste settimane. Sono soprattutto i Comuni più piccoli la gran parte dei quasi 6mila municipi che tutt’ora si servono di Equitalia per la riscossione delle proprie entrate.
“Il 90% dei nostri ruoli – spiega il responsabile Finanza Locale dell’Anci, Castelli – riguarda importi inferiori ai mille euro e la ‘crudeltà’ del modello Equitalia, che tuttavia negli ultimi anni è stato in parte mitigato, era sproporzionata. C’era insomma un’esigenza, da parte dei Comuni, di governare diversamente questo processo. Di qui la richiesta di superare quel modello, che non consentiva un rapporto ‘umano’ con il contribuente”.

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